L’assassinio del piccolo Loris. Scricchiola la posizione della madre, ma è battaglia campale tra téchne e logos

Scricchiola la posizione della mamma di Loris Andrea: dall’analisi delle immagini delle telecamere di videosorveglianza sparse per Santa Croce Camerina si desumerebbe che la vettura di Veronica Panarello non avrebbe mai raggiunto la scuola del figlio, ma sarebbe stata ripresa mentre transita nei pressi della strada che porta al “Mulino Vecchio”. Il cacciatore che ha scoperto il corpo del bambino: “Le indagini hanno imboccato la strada giusta”. Vox populi?

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Santa Croce Camerina – Una settimana fa il piccolo Loris Andrea Stival veniva ucciso da mano ancora ignota, ma le indagini – con il “circo mediatico” connesso, comprensibilmente connesso – non si interrempono e via via che passano le ore scricchiolano le dichiarazioni della madre del bambino,Veronica Panarello di 25 anni.

Téchne contro logos, la tecnica contro la parola. La luce delle immagini immortalate su fogli di silicio contro le parole. Verba volant, scripta manent, recita un brocardo latino. Bisognerebbe ricordarselo quando si dice una bugia, che non può essere scientifica se non è a prova di prova. La scienza e la rivoluzione informatica giocano sempre più una partita, con superiorità tecnica, contro le menzogne.  Il crimine estemporaneo, quello commesso d’ira, non ha speranza. Parliamo in generale, per il momento, ovviamente.

Eppure, gli israeliani – che lottano per sopravvivere da millenni – hanno sperimentato tecniche di identificazione delle minacce attraverso la lettura dello sguardo. Follow the eyes, segui gli occhi, il paradigma. Siamo uomini (e donne), non automi imperscrutabili, perfino quando siamo – come genere umano – pervasi da diabolica mente criminale.

Così, a una settimana dal ritrovamento del corpicino, le “forze del bene” combattono la battaglia dell’intelligenza contro la o le forze del male, quelle che hanno “armato” la mano e la mente di chi ha ucciso un bambino inerme di otto anni. Un fatto che smuove i bulbi piliferi di ciascuno di noi, per la rabbia.

E come in una battaglia di trincea, con blitz e incursioni, la tecnica infierisce colpi pesanti alle dichiarazioni della mamma di Loris Andrea e va vacillare sempre più le sue dichiarazioni. “Ho portato il bambino a scuola”. “No”. “Sono passata da queste strade”. “No”.

Se immaginiamo gli interrogatori che si sono susseguiti e che hanno riguardato tutte le persone coinvolte, possiamo immaginare il ruolo più delicato, quello degli investigatori psicologi che stanno dietro i vetri o i monitor, capaci di scorgere ogni smorfia che serva da indizio, ogni ammiccamento che apra una strada inesplorata, ogni gesto che sia in grado di dare una traccia in più. Le “intelligenze del bene“, si direbbe, una battaglia campale. 

Oggi, il “grande fratello” della piccola cittadina iblea – una quarantina di telecamere sparse per il territorio – tende un “occhio di aiuto” a Carabinieri e Polizia che indagano su questo crimine orrendo, duplicando costi e risorse; consentendo di ricostruire la mattina di sabato scorso, evidenziando le incongruenze nei racconti della madre del piccolo. Come i sassolini di Pollicino, le immagini portano alla verità? Vedremo. 

Intanto, quelle immagini sembrerebbero mostrare che l’auto della venticinquenne santacrocese non avrebbe mai raggiunto la scuola, mentre sarebbe stata ripresa mentre passa vicino la strada che conduce al “Vecchio Mulino”. Il luogo dove Orazio Fidone ha ritrovato il corpicino del povero bambino.

E proprio il pensionato dell’Enel ha oggi affermato ai cronisti che “le indagini a mio modesto avviso – a mio modestissimo avviso – hanno imboccato la strada giusta“. “Grazie alla determinazione dei magistrati e delle forze di polizia – ha ribadito – le indagini stanno andando a mio parere nella giusta direzione“.

Parole che potrebbero essere allo stesso tempo un tentativo di depistaggio o una “lettura” saggia degli eventi, in cui la “saggezza” è sinonimo di conoscenza della gente, vox populi, perché la gente di Santa Croce potrebbe sapere più di quanto ammetta, molto più di quanto abbia detto.

Nelle famiglie si nasconde il virus della modernità, l’incontentabilità. Emancipazione male interpretata, libertà male esercitata, la famiglia come valore in sé sepolta dall’egoismo e dall’individualismo. 

Quanto si scopre a Santa Croce Camerina dà però sempre più ragione a Fidone, un uomo che potrebbe essere stato inguaiato dalla sua generosità e dal desiderio di ritrovare un bambino scomparso. “Chi sa, parli”, ha chiesto il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia. E chi parla sa (o immagina con appigli robusti).

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