Grillo: referendum anti euro, dal 13 dicembre la raccolta delle firme. Dal giorno di Santa Lucia per far luce…

Nel post molte informazioni su come partecipare alla raccolta delle firme per l’iniziativa di legge costituzionale popolare per indire un referendum consultivo, ammesso dall’attuale Carta Costituzionale, con un precedente  nel 1989. Iniziativa importante, dall’alto significato politico non giuridico: non sarebbe vincolante per il Parlamento (purtroppo)

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Roma – L’aveva annunciato dal palco del Circo Massimo di Roma ed ora l’intenzione diventa realtà: dal suo blog Grillo ha lanciato il referendum per uscire dall’euro. La raccolta delle firme inizierà il prossimo 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. “Caro amico, cara amica, segna questa data: 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia. Il M5S inizia la raccolta firme per la legge popolare per indire il referendum (consultivo, ndr) per l’uscita dell’Italia dall’euro”, scrive il leader del M5S.

“L’Italia è in una situazione drammatica, travolta da povertà, corruzione e malaffare. Gli italiani come primo passo devono riprendersi il Paese e la sovranità su di esso, a partire da quella monetaria. È un giorno storico e per il suo successo abbiamo bisogno di tutto il tuo aiuto. Con l’euro siamo condannati al default economico. Il 13 dicembre il M5S sarà presente in tutto il Paese con gazebo e i moduli per le firme”, aggiunge Grillo nel post.

Poi le indicazioni. “Il tuo contributo è importante: organizza il tuo banchetto e segnalalo su questa mappa (a questo link , che sarà in continuo aggiornamento); scarica, stampa e diffondi i volantini informativi (1. i motivi per uscire dall’euro; 2. domande frequenti sull’euro)”.

E ancora, “fai conoscere a tutti i tuoi contatti questo nuovo sito sul referendum www.beppegrillo.it/fuoridalleuro; invia i tuoi commenti e suggerimenti a segnalazioni@beppegrillo.it. Cercherò di rispondere alle tue osservazioni quanto prima”, scrive il leader del M5S.

“Contro il Sistema, contro le banche, contro le istituzioni finanziarie, contro tutti! Solo grazie alla tua attività otterremo l’uscita dall’euro e il ritorno a un’Italia sovrana! So di poter contare su di te. Grazie per il tuo aiuto”, è l’appello.

La lettera aperta di Beppe Grillo è corredata da un post scriptum che segnala la presenza di referenti in ogni Regione per coloro che aderiranno all’iniziatiava: “p.s. per ogni Regione – si legge – sono stati incaricati uno o più referenti della distribuzione e successiva raccolta dei moduli. Potrete comunicare con loro tramite gli indirizzi mail referendumeuro@gmail.com” inserendo fra la parola euro e la @ il nome della Regione di riferimento.

“Il referendum consultivo per uscire dall’euro si può fare”, ricorda Grillo in un altro post, rispondendo a Matteo Salvini (che sosteneva il contrario). “Per poterlo indire è necessario approvare una legge costituzionalead hoc” come già avvenuto nel 1989 quando si richiese agli italiani se volevano dare o meno facoltà costituente all’Unione Europea”, scrive il leader del M5S.

Poi cita Wikipedia: “Il referendum consultivo del 1989 in Italia si è tenuto il 18 giugno 1989, contestualmente alle elezioni europee del 1989, per sentire il parere popolare sul conferimento o meno di un mandato costituente al Parlamento europeo eletto nella stessa occasione. Poiché la Costituzione della Repubblica Italiana prevede solo due tipi di referendum, quello abrogativo e quello confermativo per quel che riguarda la procedura di revisione costituzionale, per poter indire un referendum consultivo si è dovuto procedere approvando ad hoc la legge costituzionale 3 aprile 1989“.

Tuttavia, la mossa di Grillo – che anticipa la Lega Nord di Matteo Salvini – ha l’obiettivo di raccogliere una grande quantità di firme di cittadini e di mettere con le spalle al muro il Parlamento, perché approvi la legge costituzionale indispensabile per indire un referendum consultivo sull’Euro.

Resterebbe prerogativa del Parlamento, poi, approvare o meno tale legge, ma il significato politico della raccolta di firme a questo punto sarebbe amplificato, perché in caso di mancata approvazione (in un periodo di tempo che non potrebbe essere inferiore a 18 mesi dall’inizio della raccolta di firme e nel migliore dei casi) si certificherebbe lo scollamento totale tra organo legislativo e cittadinanza, con gravi ripercussioni di ordine istituzionale.

Nel frattempo l’inquilino del Quirinale sarà cambiato e lo scenario potrebbe essere più complicato proprio da questo passaggio. 

(Credit: AGI)