Ideali e reali le donne di Corcos: raccontano la Belle Époque

Ancora pochi giorni per visitare a Padova l’antologica più completa sul pittore livornese

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Padova – C’è tempo fino al 14 dicembre per scoprire le oltre cento opere dell’antologicaCorcos. I sogni della Belle Époque” nelle sale di Palazzo Zabarella a Padova. All’interno di un progetto decennale sulla pittura dell’Ottocento italiano, la Fondazione Bano – in collaborazione con il Comune di Padova e la Regione Veneto – ha scelto di dedicare una monografica – la più completa mai realizzata – al pittore livornese che, insieme a Boldini e De Nittis, conquistò l’alta società di tutta Europa con i suoi “ritratti mondani” pieni di dettagli, ricami, candore e sensualità.

Sfilano, pronti a rapire la fantasia del visitatore, capolavori e opere inedite – provenienti da collezioni pubbliche e private – con principesse, dame, personaggi illustri come l’imperatore Guglielmo II di Germania, la dannunziana “Venere in terra” Lina Cavalieri, Pietro Mascagni, Giosuè Carducci, Silvestro Lega, l’energico editore 20141113-Banner-Totelia(300pxx250px)biancomilanese Emilio Treves e ancora l’autoritratto dell’artista e quello della moglie che giocò un ruolo essenziale per il suo successo e per l’ingresso nel cenacolo della rivista “Marzocco” dove, ogni giovedì, riuniva gli intellettuali più importanti dell’epoca.

Con quella pittura “attenta, levigata, meticolosa, ottimistica” – come la definì Ugo Ojetti nel 1933 – in cui donne e uomini appaiono “come desiderano d’essere, non come sono” sono racchiusi valori, temi, pensieri di quella società italiana, a cavallo tra Otto e Novecento, che inseguiva il sogno di una nazione intessuta di gentilezza, famiglia, responsabilità, buone maniere e alla cui creazione avrebbero dovuto contribuire le donne. Le vere signore, infatti, dovevano celare con garbo le angosce del presente, tutelare l’ordine pubblico, essere caritatevoli, intrattenere relazioni sociali, potevano viaggiare, leggere, scrivere ma sempre guidate dalla ragione.

Eppure in queste figure femminili eteree, sognanti, eleganti e senza mai un capello fuori posto, brillano negli occhi bagliori intrisi di passioni, segreti, fantasie, emancipazione, erotismo che l’etichetta perbenista imponeva di nascondere ma di cui i carteggi e i diari di fine Ottocento hanno svelato l’irruente intensità. Non è pertanto casuale se – in linea con la dichiarazione di Corcos secondo cui “in un ritratto quello che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sé” – la vivacità dello sguardo di Elena Vecchi, protagonista del capolavoro Sogni – in prestito dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma – suscitò, già durante l’esposizione del 1896, grande clamore per la sua irriverente modernità.

Seduta su una panchina insieme a tre libri, la giovane donna è ritratta in una posa inconsueta; gli occhi semichiusi, inquieti, fissano disinvolti lo spettatore, quasi lo superano perdendosi in pensieri forse indicibili. Una figura di “seducente perversità” dissero i critici che videro, tra il rossore delle gote e le ciocche di capelli in fuga dall’acconciatura, la cattura dell’attimo in cui Elena si abbandonava a “ciò di cui non dovrebbero sognare le ragazze” – secondo le parole della contessa Puliga – tanto che la famiglia cercò di mitigare lo scandalo, ritirando tutte le cartoline che riproducevano il dipinto e che avrebbero potuto allontanare i pretendenti.

Diversamente dall’opera “In lettura sul mare” in cui l’enigmatica Ada – figliastra del pittore livornese – è raffigurata, tra due giovani uomini in bianco, con un libro aperto sulle ginocchia, assorta in pensieri malinconici scossi dalle onde del mare alle sue spalle o dai più convenzionali ritratti di sfoggio virtuosistico di Yole Biaggini Moschini, della contessa Carolina Sommaruga Maraini, di Maria Josè S.A.R. principessa di Piemonte, Elena Vecchi è reale e ideale allo stesso tempo.

Ella è incredibilmente vera, materia e specchio del periodo storico cui appartiene, scosso dai contrasti sociali, dalla frenesia, dal sogno, dal presagio funesto della guerra ma, in questa istantanea dai colori pastello, Elena diviene essa stessa storia, eterna e immateriale, immortalata da quella mano capace di consegnarla al futuro.

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CORCOS – I sogni della Belle Époque – Palazzo Zabarella – Via San Francesco 27 Padova

Orari: dal martedì alla domenica: dalle 9.30 alle 19.00 (la biglietteria chiude alle ore 18.15). Chiuso il Lunedì. Aperto lunedì 8 dicembre.

Biglietti: Intero 12 euro | Ridotto (over 65 anni) 10 euro | Ridotto (ragazzi dai 6 ai 17 anni, studenti fino ai 25 anni) 6 euro

Info: 049 8753100 – info@palazzozabarella.it – www.palazzozabarella.it