Bye-bye Italia. Nel 2013 sempre più italiani hanno lasciato il Paese e pure gli immigrati tornano a casa

Secondo l’Istat, l’anno scorso sono stati 82mila nostri connazionali hanno lasciato la patria (+21%) per cercare fortuna all’estero, mentre sono del 14% gli stranieri tornati nei Paesi di origine o andati altrove. Complessivamente l’immigrazione dall’estero ha riguardato 307mila persone, 43mila in meno rispetto al 2012. Dati già vecchi?

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Roma – “Italia, arrivederci“, ma sempre più spesso questo saluto è nella mente di un numero sempre maggiore di italiani un “addio” in animo. L’Italia ha stancato gli italiani e non attrae più gli stranieri, visto che l’immigrazione nel Belpaese nel 2013 è stata calante: almeno stando ai numeri ufficiali, perché il dato reale è nella mente degli scienziati di governo e nel controllo dei flussi che spesso sfugge alla vigilanza delle Forze dell’Ordine e di una frontiera colabrodo…

Questa la fotografia del Paese diffusa ieri dall’Istat, secondo cui mai un così alto numero di nostri connazionali ha lasciato il Paese, molti con l’animo di abbandonarlo e di non farvi più ritorno. Un coté che trova appiglio anche nella fuga di stranieri che hanno lasciato l’Italia, in aumento del 14 per cento rispetto al 2012.

L’Istat ha infatti rilevato che circa 44 mila emigrazioni dal Paese – su un totale di 125mila registrate nel 2013 – riguardano cittadini stranieri che hanno lasciato l’Italia, mentre è schizzato il tasso di emigrazione di italiani verso l’estero, pari a 82 mila unità (il più alto degli ultimi dieci anni), in crescita del 20,7% rispetto al 2012. Questo innalzamento, unito alla contrazione degli ingressi registrati nel 2013 – pari a mille unità, 3,5% in meno del 2012: sempre secondo i dati ufficiali, il reale è ben diverso! – ha prodotto nel 2013 un saldo migratorio negativo per gli italiani pari a -54mila, quasi il 40 per cento in più di quello del 2012, quando il saldo risultò pari a -38mila.

Ma dove vanno gli italiani che decidon di lasciare il Paese? Le mete preferite, secondo i dati Istat, sono Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, che nell’insieme accolgono oltre il 50 per cento degli emigrati dall’Italia. Di questi emigrati italiani all’estero con più di 24 anni (pari a 20mila iscrizioni e 62mila cancellazioni) riguardano per oltre il 30 per cento del totale individui in possesso di laurea, che non riescono a trovare una dimensione lavorativa soddisfacente nel proprio Paese. Un danno per il Sistema Italia, che così depaupera le risorse impiegate per formare – spesso però solo con una mole di teoria e poca prativa (salvo le laure tecniche) – questa quantità di cervelli in fuga, di cui beneficiano altri Paesi, soprattutto la Gran Bretagna, che risulta la meta preferita da chi ha conseguito una laurea. 

Meò complesso, secondo l’Istat nel 2013 le immigrazioni dall’estero sono state 307mila, 43mila in meno rispetto all’anno precedente, con un calo del 12,3 per cento. Un dato che evidenzia una minore attrattività dell’Italia per gli stranieri. Inoltre, è stata registrata una contrazione delle iscrizioni dall’estero di cittadini italiani che sono passati da 29mila a 28mila unità: sempre meno italiani tornano in Patria dopo essersene andati all’estero. 

Con 58mila ingressi la comunità più rappresentata tra gli immigrati è quella rumena, anche se rispetto al 2012 i rumeni risultano in calo di 23mila unità (-29 per cento). A ruota la comunità marocchina (20mila), quella cinese (17mila) e ucraina (13mila). In termini relativi, calano in modo significativo anche le iscrizioni di cittadini ecuadoriani (-37 per cento), ivoriani (-34 per cento), macedoni (-26 per cento) e polacchi (-24 per cento).

Dati già vecchi? Certo, si riferiscono al 2013. Ma potremmo affermare di attenderci un attenuamento del fenomeno nell’anno che si avvia a conclusione? Forse non è quotidiana la notizia di un parente, di un amico, di un conoscente, di un contatto sui social media (nuovo fenomeno di conoscenza e relazione) che ha deciso di dire “ciao ciao” all’Italia per trovare fortuna all’estero?

E possiamo viceversa affermare che i dati relativi all’immigrazione non siano ‘falsati’ dall’ufficialità statistica, mentre è sotto gli occhi di chi vuol vederla una realtà del tutto diversa? Temiamo che il 2014 doni all’Istituto Nazionale di Statistica numeri più gravi, elementi più preoccupanti per un Paese che si spopola di intelligenze proattive e si impantana nella depressione e nella sfiducia.

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