Mango, voce mediterranea e inimitabile diventata uno stile

Il cantautore si era imposto all’attenzione del pubblico con un timbro del tutto particolare e con una cura attenta dei testi. Le tappe della carriera

20141210-pino-mango-655x436


Lagonegro – Se c’era una voce che non temeva imitazioni nel panorama canoro italiano era quella di Pino Mango, scomparso domenica sera, stroncato da un infarto mentre si esibiva al Pala Ercole di Policoro, in provincia di Matera. Mango aveva compiuto 60 anni un mese fa, il 6 novembre.

Cantante precoce (aveva iniziato all’età di sette anni ad esibirsi con gruppi locali intorno a Lagonegro, il paese della Lucania dove era nato), il cantautore lucano si era imposto negli anni ’80 grazie al suo timbro e alla sua estensione vocale, che gli permisero di coniare uno stile inconfondibile, caratterizzato dai continui ‘cambi di pendenza’ vocale, con salite e discese che pochi artisti possono affrontare. Era il re del semi-falsetto e le sue composizioni, legate intimamente ai testi, attirarono presto l’attenzione dei big della musica italiana, che in tanti hanno voluto incidere suoi brani o collaborare con lui.

Nel 1975 aveva lasciato la Basilicata per andare a Roma, dove aveva inciso il suo primo album per la RCA Italiana, “La mia ragazza è un gran caldo”, che sarà pubblicato nell’ottobre del 1976. Due brani, “Per te che mi apri l’universo” e “Tu pioggia io mattino”, attirano l’attenzione di Patty Pravo che decide di inserirli nel suo album “Tanto”. Il secondo di questi cambierà il titolo in “Per amarti d’amore”. Anche Mia Martini è attratta dalle melodie di Mango e inserirà “Se mi sfiori” nel suo album “Che vuoi che sia… se t’ho aspettato tanto”.

Fino all fine degli anni ’70 continuò a incidere diversi 45 giri per la casa discografica Numero Uno e l’albu, “Arlecchino” (1979), per il quale collabora anche il fratello, Armando Mango, in veste di autore e ideatore di parti melodiche. Negli anni ’80 iniziò a lavorare con la Fonit Cetra.

Nel 1984 Mango presento un provino che piacque molto a Mara Maionchi, all’epoca impegnata con Fonit Cetra: il testo originario era di Armando Mango ed il titolo era “Mama Woodoo”. Il brano in questione divenne “Oro” con un testo scritto da Mogol (che oggi lo ha ricordato con commozione durante il funerale a Lagonegro) e si rivelò il primo grande successo di Mango, che nei successivi quattro anni pubblicò altrettanti album, partecipando più volte al festival di Sanremo: nel 1985 con “Il viaggio” che otterrà il premio della critica pur non arrivando in finale; nel 1986 con “Lei verrà”, che verrà inserita nell’album “Odissea” e si aggiudicherà il disco d’oro con oltre 150.000 copie vendute.

Da autore sempre nel 1986 anni firmò la sigla del festival “Io nascerò”, cantata da Loretta Goggi, e anche il celerrimo brano “Re”, con cui Loredana Berté si esibì per la prima volta sul palco dell’Ariston, destando scandalo per la sua performance in versione pre-maman.

Nel 1987 e, sempre a Sanremo, presentò “Dal cuore in poi”, ma sarà il brano “Bella d’estate”, inserito nel 33 giri che uscirà durante il festival e scritto con Lucio Dalla, ad avere il maggior successo e a far vendere al disco ben 350.000 copie, lanciando Mango in tutta Europa.

Nel 1990 Mango tornò a collaborare con Mogol e con il fratello Armando per l’album “Sirtaki” (che venderà mezzo milione di copie solo in Italia), che contiene due brani che scaleranno la hit dei brani più ascotati: “Nella mia città” e “Come Monna Lisa”.

Mango continuò a scrivere anche per altri artisti, come Mietta, che nel 1991 incluse tre suoi brani nell’album “Volano le pagine”. Seguono molti altri album (“Come l’acqua” del 1992, dove collabora ancora con Mogol, “Mango” del 1994, che contiene “Giulietta” scritta con Pasquale Panella, il live “Dove vai” del 1995, “Credo” del 1997) e altre partecipazioni al festival di Sanremo, dove nel 1998 presenta “Luce”.

Dovranno passare 5 anni prima di avere un nuovo lavoro di Mango (che nel frattempo tornò a scrivere per Mietta anche il brano di Sanremo 2000 “Fare l’amore”). Nel 2002 pubblica “Disincanto”, nel quale affiorò una nuova vena compositiva e dei testi più personali, che lo raccontano. Grande successo ottenne il brano “La rondine”. Nel 2004 arriva il disco “Ti porto in Africa”, poi nel 2005 “Ti amo così”, che contiene il brano “Il dicembre degli aranci”, dove duetta con la moglie Laura Valente.

Nel 2007 tornò a Sanremo col brano “Chissà se nevica”, classificandosi quinto. Nel 2008 pubblicò il disco di cover “Acchiappanuvole”. Tra una collaborazione e l’altra con i big della canzone italiana, nel 2011 pubblicò il ventesimo album “La terra degli aquiloni”.

Nel maggio scorso, infine, è uscito “L’amore è invisibile”, una sorta di prosecuzione di “Acchiappanuvole”, con tre inediti e cover di Sting, U2, De Andrè, Battisti, Bonocore, Minghi, Don Backy, Beatles, Bowie, Pino Daniele, oltre ad una canzone della tradizione sarda.

Il concerto di domenica era una delle tappe di un tour con cui il cantante portava al suo pubblico i suoi più grandi successi ma anche appunto alcune delle cover interpretate nell’ultimo disco.

Ora canterà, magari insieme a Lucio Dalla, nella Valle della Luce, dove regna il Più Grande Discografico del Creato.

(Adnkronos)