Il Papa all’Angelus: “possiamo riconoscere Gesù nel volto dei poveri, nei malati, nei carcerati, nei profughi”

Il Pontefice ha chiesto di pregare per il viaggio che da domani lo vedrà in Sri Lanka e nelle Filippine. Col battesimo di Gesù, che oggi si festeggia, è finito il tempo dei “cieli chiusi”, della separazione tra Dio e l’uomo: “la terra è diventata la dimora di Dio fra gli uomini

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Città del Vaticano – Col battesimo di Gesù, che oggi si festeggia, è finito il tempo dei “cieli chiusi”, della separazione tra Dio e l’uomo: “la terra è diventata la dimora di Dio fra gli uomini e ciascuno di noi ha la possibilità di incontrare il Figlio di Dio, sperimentandone tutto l’amore e l’infinita misericordia”. Lo possiamo incontrare nei sacramenti, “lo possiamo riconoscere nel volto dei nostri fratelli, in particolare nei poveri, nei malati, nei carcerati, nei profughi: essi sono carne viva del Cristo sofferente e immagine visibile del Dio invisibile”.

L’ha detto papa Francesco alle 40 mila persone presenti in piazza san Pietro per la recita dell’Angelus, malgrado la giornata piovigginosa. A loro il Papa ha anche chiesto di pregare per il viaggio che da domani lo vedrà in Sri Lanka e nelle Filippine. “Domani sera – ha ricordato dopo la recita della preghiera mariana – partirò per un viaggio apostolico in Sri Lanka e nelle Filippine. Vi chiedo per favore di accompagnarmi con la preghiera. E chiedo anche agli srilankesi e ai filippini che sono a Roma di pregare per il mio viaggio”.

Angelus Domini di domenica 11 Gennaio 2015

“Con il Battesimo di Gesù – aveva detto prima dell’Angelus – non solo si squarciano i cieli, ma Dio parla nuovamente facendo risuonare la sua voce: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1,11). La voce del Padre proclama il mistero che si nasconde nell’Uomo battezzato dal Precursore. Gesù, il Figlio di Dio incarnato, è anche la Parola definitiva che il Padre ha voluto dire al mondo. Solo ascoltando, seguendo e testimoniando questa Parola, possiamo rendere pienamente feconda la nostra esperienza di fede, il cui germe è stato posto in noi nel giorno del nostro Battesimo.

La discesa dello Spirito Santo, in forma di colomba, consente al Cristo, il Consacrato del Signore, di inaugurare la sua missione salvifica per tutti noi. Lo Spirito Santo, che ha animato interamente la vita e il ministero di Gesù, è il medesimo Spirito che guida l’esistenza cristiana. Porre sotto l’azione dello Spirito Santo la nostra vita di cristiani e la missione, che tutti abbiamo ricevuto in virtù del Battesimo, significa ritrovare coraggio apostolico necessario per superare facili accomodamenti mondani. Un cristiano e una comunità “sordi” alla voce dello Spirito Santo, che spinge a portare il Vangelo agli estremi confini della terra e della società, diventano anche un cristiano e una comunità ‘muti’ che non parlano e non evangelizzano”. 

(AsiaNews)