Guerra contro il jihad in Europa. Belgio, smantellata cellula cecena: progettava sequestro di bus. Valls: non è finita

Il primo ministro francese, Manuel Valls: “non è finita, l’Isis attacca”. In Belgio “terroristi volevano sequestrare bus e decapitare alti funzionari (poliziotti e un magistrato)”: tredici arresti. In Germania arrestati due terroristi caucasici. Sequestrati armi, munizioni, esplosivi e divise di poliziotti. Il vulnus europeo ha un nome preciso: manca lo Stato Federale Europeo. Fate presto…

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Berlino-Bruxelles-Parigi – La ‘guerra contro la guerra’ è scoppiata in Europa. Una serie di azioni contro cellule jihadiste è stata effettuata la scorsa notte in Belgio, Francia e Germania. Diversi gli arresti effettuati, in particolare a Bruxelles dove è stato sgominato un gruppo pronto a colpire e dove due jihadisti sono stati uccisi in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine.

Il premier francese Manuel Valls, ha detto che “la minaccia” di altri attentati terroristici in Francia “non è mai stata cosi’ forte ed è ben lontana dall’essere finita. Isis potrebbe effettuare attentati in Europa”.

BELGIO – Le operazioni tattiche sul terreno sono state dichiarate “concluse”, almeno per il momento. La polizia belga ora sta analizzando i dati raccolti nella operazione multilaterale di ieri, nei comuni di Bruxelles e a Verviers, dove nel corso di un tentativo di arresto i reparti speciali della Polizia Federale hanno dovuto fronteggiare la reazione armata dei sospetti jihadisti, avendo la meglio, uccidendo due persone e ferendone un altro, che è stato arrestato.

Arrestate anche altre 12 persone, di origine cecena. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Didier Reynders. Nella notte, mentre la vasta operazione che era in corso, il Primo Ministro belga, Charles Michel, al termine di una riunione di crisi con i ministri della giustizia e dell’interno, ha dichiarato che “la paura deve cambiare campo“. Le operazioni di ieri, ha detto, “dimostrano la determinazione del governo belga a combattere coloro che vogliono seminare il terrore“.

La natura dell’attacco “imminente” era rilevante e chiara e riguardava minaccia di “attentati imminenti”, ha aggiunto il ministro degli Esteri, riguardava soprattutto la Polizia Federale e alti funzionari dello Stato. Al momento non sono stati riscontrati collegamenti con le stragi della scorsa settimana a Parigi, anche se, ha aggiunto Reynders, fra i due Paesi ci sono stati “scambi di informazioni molto utili“, e “gli attentati a Parigi hanno provocato un’accelerazione delle iniziative da noi (in Belgio, ndr)”.

I tre jihadisti della cellula cecena di Verviers, cittadina di 80mila abitanti a pochi chilometri da Spa e dal circuito di Francorchamps (sede del GP di Formula 1 del Belgio), intendevano compiere la loro azione indossando uniformi della polizia belga e utilizzando fucili d’assalto kalashnikov, pistole e esplosivi.

Inoltre, secondo quanto anticipato dal quotidiano ‘Het Laatste Nieuws‘, la cellula terrorista intendeva rapire un alto ufficiale di polizia o un magistrato per poi decapitarlo in un video da diffondere su Internet. La circostanza è stata confermata dal procuratore federale Eric Van Der Sypt nel corso di una conferenza stampa. 

Nel frattempo, stante a quanto asserisce il quotidiano belga ‘Joods Actueel‘, alcune scuole ebraiche ad Anversa e Bruxelles sono state chiuse dopo essere state indicate come possibili bersagli di attacchi. 

FRANCIA Sono in totale 12, nove uomini e tre donne, le persone fermate ed interrogate nella notte nelle banlieue di Parigi perché sospettate di aver fornito “sostegno logistico (armi ed auto) ai due fratelli franco-algerini Kouachi, autori del massacro (12 persone)” alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e Amedy Coulabaly, che ha ucciso una poliziotta e 4 clienti di ebrei nell’Hyper Cacher di Place de Vincennes.

Le indagini sono ancora in corso e impegnano i reparti speciali di Police Nationale e Gendarmeria a Montrouge, nella periferia di Parigi, dove Coulibaly uccise la sua prima vittima, una agente di polizia, a Grigny dove è cresciuto, a Fleury-Merogis a sud della capitale a Epinay-sur-Seine, a nord.

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GERMANIA – Oltre 250 agenti della polizia tedesca e 3 squadre dei GSG9 (Grenzschutzgruppe 9), le teste di cuoio, hanno effettuato all’alba una serie di blitz contro sospette cellule islamiste a Berlino. Arrestato il presunto leader di un gruppo che stava pianificando un attentato in Siria, insieme a un complice. Si tratta di due uomini di origine turche, uno di 41 (Ismate. D.) e l’altro di 43 anni (Emin. F.), sospettati di guidare “una cellula di (cinque) jiahdisti formata da turchi e russi dalla Cecenia e da Daghestan“, ha riferito il Bundeskriminalamt (BKA), la polizia criminale federale, aggiungendo però “che non c’è alcun indizio che il gruppo stesse preparando una attacco in Germania“.

Intanto John Kerry ha spiegato che non era domenica alla marcia di Parigi contro il terrorismo perché era in missione in Asia. Il segretario di Stato americano, da ieri sera nella capitale francese, ha risposto alle polemiche per il livello di basso profilo della presenza Usa al corteo di domenica scorsa, che ha visto sfilare oltre due milioni di persone nella sola capitale francese, e – tranne il russo Vladimir Putin, che comunque ha inviato il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov – tutti i leader amici della Francia uniti in prima fila con Francois Hollande. Per gli Usa c’era solo, nelle retrovie, l’ambasciatore in Francia, Jane Hartley. La scelta del presidente Obama di non andare è stata criticata e la Casa Bianca ha chiesto scusa per l’accaduto.

L’incidente è chiuso, la guerra – purtroppo – è solo all’inizio: ma solo perché oggi se ne sta prendendo coscienza. Sono occorsi quasi 14 lunghi anni perché si cominciasse ad avere il coraggio di chiamare la situazione con il nome più consono: guerra. Un termine che mai in Europa avremmo voluto risentire, ma che ci piove addosso per l’incapacità, l’inettitudine e la falsa coscienza dei politicanti al governo negli Stati dell’UE, che ancora si attorcigliano in discussioni sul pareggio dei bilanci, su assurdi limiti economici, invece di intraprendere l’unica via possibile, fine ultimo del processo avviato nel 1950: l’avvio della costituzionalizzazione dell’Europa, l’archiviazione della diplomazia e lo stabilimento di un vero sistema istituzionale democratico, federale, fondato sul principio di sussidiarietà e sulla condivisione della sovranità tra Stati e Governo comune

Presto, che è tardi.

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