In Grecia il capo cellula di Verviers, un belga di origine marocchina. Viminale “inquadra” il pericolo jihad in Italia

Il ministero dell’Interno innalza l’attenzione sul jihadismo italiano, al vaglio una prima lista di 100 nomi. Molti imam a rischio espulsione. Dopo la cattura di due jihadisti al confine tra la Francia e Italia, avviato un approfondimento dei possibili contatti e delle eventuali coperture godute dall’internazionale della Guerra Santa anche nel nostro Paese. Non è escluso che a breve termine dal Viminale possano essere notificati provvedimenti di espulsione per esponenti religiosi e jihadisti islamici. Tensione alle stelle

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Bruxelles/Roma  Il capo della cellula jihadista disarticolata a Verviers, nelle Ardenne belghe, è un giovane origine marocchina, che dalla Grecia coordinava le attività dei mujahiddin. Lo ha affermato oggi l’emittente fiamminga Derniere Minute, ma lo aveva anticipato ieri la CNN, citando una fonte senior dell’antiterrorismo belga, di cui noi abbiamo dato rilevanza qui.

Abdelamid Abaaoud (27 anni), questo il nome del ricercato in tutta Europa, è reduce dalla guerra in Siria e in precedenza abitava a Molenbeek, la municipalità a forte presenza islamica della parte occidentale di Bruxelles, da cui è facile prendere l’autostrada A10 che conduce a Gand, Brugges e Ostenda, ma anche a Lille in Fracia.

L’allarme è scattato quando l’uomo è stato intercettato mentre parlava al telefono con il fratello, finito in carcere nei raid dei giorni scorsi. Dalle intercettazione è emerso che Abaaoud tirava le fila della cellula dal punto di vista organizzativo e finanziario. I servizi segreti belgi – come rivelato ieri dalla CNN – hanno chiesto alle autorità greche di intervenire, ma l’uomo non sarebbe stato ancora arrestato.

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TENSIONE CRESCENTE IN ITALIA – Dopo l’arresto di due miliziani islamisti al confine tra Francia e Italia, all’imbocco del tunnel del Frejus, avvenuto ieri, si apprende che al Viminale è stata incrementata l’attenzione sul fenomeno jihadista nel nostro Paese.

In particolare il monitoraggio da parte degli apparati antiterrorismo è stato rafforzato e si parla di una lista di 100 nomi, tra cui diverse guide spirituali islamiche, segnalate come potenziali jihadisti o fiancheggiatori del jihadismo terrorista di matrice sunnita, riconoscentisi nelle posizioni dell’ISIS. Gli inquirenti cercano di verificare quanto siano forti in Italia i contatti, le coperture, il supporto logistico e finanziario dei miliziani della “Guerra Santa”. 

Sotto la lente di Antiterrorismo e Ros soprattutto la possibilità che jihadisti attualmente sul territorio italiano possano aver stabilito contatti operativi con le organizzazioni terroristiche in attività in Libia e in Tunisia, frange jihadiste vicine ad ‘Al Qaida nel Maghreb Islamico’ (Aqmi) e ‘Alba Libica’.

Non si esclude che a breve termine dal Viminale partano le notifice di provvedimenti di espulsione dal territorio italiano per imam ed attivisti considerati vicini alle posizioni jihadiste, come già avvenuto diverse volte in questi anni. Il che però dimostra l’attuale vulnus penale del nostro ordinamento, che impedisce l’arresto di fiancheggiatori che non si siano macchiati di reati concretamente, ma che con la loro attività concretino una effettiva azione di supporto alla campagna militare che l’internazionale islamista sta conducendo in Europa.

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