La Corte Penale Internazionale apre inchiesta su possibili crimini di guerra di Israele. Usa contrari

Il tribunale internazionale dell’Aia lancia per ora un esame preliminare. Sono compresi anche gli eventi della guerra di Gaza della scorsa estate. Netanyahu: “un oltraggio”

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L’Aja – Gli Stati Uniti hanno manifestato contrarietà per la decisione della Corte Penale Internazionale dell’Aja di aprire un esame preliminare su possibili crimini di guerra compiuti da Israele verso i palestinesi. L’esame preliminare potrebbe precedere una vera e propria inchiesta, che però ancora non è all’ordine del giorno.

Fatou Bensouda, pubblico ministero dell’ICC (International Criminal Court) ha dichiarato che il suo ufficio condurrà una “analisi in piena indipendenza e imparzialità“, verificando le accuse e includendo anche possibili crimini compiuti da Israele nella guerra di Gaza della scorsa estate.

Il varo dell’esame avviene dopo che Abu Mazen – Mahmoud Abbas, presidente dell’ANP – ha firmato alla fine del 2014 l’adesione all’ICC (e altre convenzioni internazionali), atto preliminare per depositare accuse contro un altro Stato. L’apertura dell’indagine preliminare non significa l’avvio della vera e propria indagine e il deferimento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma è certamente un atto importante di natura politica.

Nella guerra di Gaza dello scorso anno sono morti almeno 2200 palestinesi, in maggioranza civili, e 73 israeliani, in maggioranza soldati. Tuttavia Israele – fornendo prove precise, puntuali e chiare – ha sempre affermato che Hamas e gli altri movimenti islamisti operanti a Gaza furono causa dei morti civili, perché usati come scudi umani.

Il premier Benjamin Netanyahu ha bollato la mossa dell’ICC come “un oltraggio”, commettendo a nostro avviso un errore politico, perché il governo Israeliano dovrebbe controdenunciare l’ANP per crimini di guerra, con il proposito di mettere con le spalle al muro la dirigenza palestinese sulla azioni criminali di Hamas a Gaza e contro Israele. Ma la campagna elettorale incombe a Tel Aviv e l’obiettivo di guadagnare un voto in più – raccattando le ali estreme della destra israeliana – obnubila anche le menti più vive del Paese. Netanyahu non sfugge a questo fenomeno.

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