Francia, allarme terrorismo. Drone ha sorvolato l’Eliseo la notte tra giovedì e venerdì. Indispensabili “droni caccia”

Il velivolo individuato subito dagli agenti della Police National e della Gendarmeria che assicurano la sicurezza del palazzo della presidenza della Repubblica Francese. In corso indagini, escluso al momento un atto terroristico: il drone era di tipo leggero con una obiettivo fotografico – Video dei primi “droni intercettori” francesi di Malou Technologies

Nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, un drone ha sorvolato il Palazzo dell’Eliseo a Parigi. Lo ha confermato questa mattina la presidenza della Repubblica in un comunicato.

La notizia però era stata anticipata dalla rete televisiva iTV, secondo cui il velivolo radiocomandato proveniva da Place Beauvau e ha sorvolato il perimetro dell’Eliseo dalla parte ovest, costeggiando rue de Miromesnil, prima di dirigersi verso Place de la Concorde.

Il drone è stato “immediatamente individuato” da agenti di polizia in servizio e si è subito allontanato dalla zona.

Sono in corso indagini per individuarne il proprietario, mentre dalla procura di Parigi – titolare dell’inchiesta – fonti giudiziarie hanno confermato alla France Presse l’apertura di un dossier per “condotta di un velivolo non conforme alle norme sulla sicurezza”. Le indagini sono state affidate alla sezione di ricerca della gendarmeria del trasporto aereo. Tuttavia l’indagine si attende impegnativa.

Negli ultimi mesi, molti voli di droni sono stati segnalati su centrali nucleari, senza che si sia riusciti a determinare l’origine di questi voli.

Il drone è un velivolo facile da trasportare, manegevole da manovrare, altamente pericoloso se caricato con una carica di esplosivi. Sembra lo strumento adatto per effettuare bombardamenti aerei in formato ridotto, ma del tutto capaci di produrre disastri. Si pensi – per esempio – se un drone venisse impiegato contro un impianto petrolifero o una centrale nucleare. 

L’incidente della scorsa settimana ha rivelato un clamoroso buco di sicurezza, anche se “i droni attualmente in commercio non hanno sufficiente capacità di trasporto, né la precisione necessaria per attentare alla vita di una persona”, ha affermato Christophe Naudin, specialista in sicurezza aerea.

Tuttavia in prospettiva, lo sviluppo di questi velivoli leggeri apre uno scenario di regolazione dell’utilizzo che passa necessariamente attraverso un sistema che certifichi la proprietà e leghi il velivolo a una persona identificata, registrata e autorizzata all’uso. Un eccesso di burocratizzazione che sarà fastidioso, ma che si rende necessario per stabilire le regole entro cui questi velivoli vanno utilizzati in modo non offensivo.

Da un altro punto di vista si rende indispensabile pensare a strumenti di contro-proliferazione, una sorta di reparti di “droni caccia” utilizzati per intercettare e abbattere potenziali minacce. 

Di recente proprio un’azienda francese, Malou Technologies, ha presentato un prodotto innovativo: i droni intercettori, la prima versione di quei “droni caccia” cui facevamo riferimento. Questi droni sono progettati per intercettare altri droni per elevare un sistema di interdizione al volo attraverso il dispiegamento di una rete o colpendoli direttamente. 

Un sistema semplice e potenzialmente kamikaze, ma efficace a neutralizzare una minaccia di apparente bassa intensità, ma capace di creare un disastro di proporzioni straordinarie. Si pensi ancora a una bomba radiologica, ossia con esplosivo convenzionale ma caricata isotopi radioattivi, capace di disseminare nel raggio di diversi chilometri radioattività.

Quindi, per sviluppare queste flotte di “droni caccia” non servono apparecchiature ad alta tecnologia, difficili da usare, ma strumenti semplici alla portata anche di un sistema di difesa civile, alla Protezione Civile o a truppe del livello di una Guardia Nazionale, che non impegnino perciò militari o forze di polizia specializzate, che sarebbero distolte dagli obiettivi e dalle funzioni più impotanti. 

Insomma, la sfida vitale lanciata dallo Stato Islamico alla sicurezza e alla difesa europea e occidentale (ma anche di quei Paesi musulmani che non vogliono cedere alla brutale arretratezza dei jihadisti) deve accendere la fantasia e la creatività anche in termini di elaborazione di nuovi modelli di difesa aerea che abbraccino spazi finora impensabili. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favoreMi piacesulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie.


banner-solidali-istituzionale-468x60