Obama: “La crisi è alle spalle e l’America è forte”. Lotta al terrorismo: “contro Stato Islamico serve uso della forza”

Nel discorso sullo Stato dell’Unione il presidente ha rivendicato il merito di aver portato il Paese fuori dalla recessione. Chiesta al Congresso la risoluzione per usare la forza contro il movimento nazislamico autoproclamatosi “Stato”, in una prospettiva neocaliffale e imperialista tesa a conquistare il mondo – Video del discorso – Slides – Il discorso integrale (in inglese)

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Washington DC – “L’ombra della crisi è passata e lo Stato dell’Unione è forte“, ma è giunto il momento per una “politica economica per la classe media” che ridistribuisca ricchezza e cancelli disuguaglianze. Così Barack Obama, davanti al Congresso degli Stati Uniti (Camera dei Rappresentanti, che rappresenta il popolo, e Senato federale, che rappresenta gli Stati membri, in seduta congiunta, ndr), ha rivendicato il buon andamento dell’economia e tracciato la rotta per gli ultimi due anni del suo mandato.

Spetta a noi decidere cosa vogliamo essere per i prossimi 15 anni“, ha detto il presidente nel suo sesto discorso sullo Stato dell’Unione.

Accetteremo un’economia dove solamente poche persone traggono vantaggi spettacolari, oppure vogliamo impegnarci per un’economia che crei redditi maggiori e occasioni per coloro che si impegnano?“, ha chiesto Obama al Congresso, da novembre (elezioni di Midterm) controllato dal Partito Repubblicano.

Il presidente ha rivendicato il merito di aver portato l’America fuori dalla recessione: “Abbiamo assistito alla più rapida crescita economica in oltre un decennio, a un deficit tagliato per due terzi, a un mercato azionario raddoppiato e a un’inflazione ai livelli più bassi degli ultimi 50 anni” . “Il verdetto è chiaro“, ha rilanciato, rivolgendosi alla maggioranza repubblicana.

Durante il discorso del presidente, una quarantina di deputati e senatori americani hanno alzato in aria delle matite per ricordare le vittime di Charlie Hebdo. Le matite sono state levate in aria quando Obama ha ribadito la sua solidarietà a tutte le vittime del terrorismo, “dalla scuola in Pakistan alle strade di Parigi“.

In Iraq e in Siria, la leadership americana, compresa la nostra potenza militare, sta fermando l’avanzata dell’Isil“, ha detto, chiedendo al Congresso di approvare una risoluzioneper autorizzare l’uso della forza contro lo Stato Islamico“.

Sono trascorsi 15 anni di questo nuovo secolo, 15 anni iniziati con il terrore che ha toccato i nostri confini, che sono proseguiti con una nuova generazione che ha combattuto due guerre lunghe e costose, che hanno visto una grave recessione diffondersi nella nostra nazione e nel mondo“, ha detto in apertura del suo discorso il presidente. “Sono stati e ancora lo sono tempi duri per molti, ma stasera votiamo pagina“, è stata la sua esortazione iniziale.

Poi un lungo elenco di obiettivi raggiunti (per leggere, in inglese, il discorso integrale, cliccare qui).

Errori e omissioni hanno portato il mondo in una guerra mondiale e le responsabilità di aver pasciuto il terrore sono dell’Amministrazione Clinton, cui Obama ha sempre dichiarato di ispirarsi. L’autorizzazione dell’uso della forza è la premessa per una dichiarazione di guerra a tutti gli effetti, ma dubitiamo che Obama farà questo passo negli ultimi due anni di presidenza.

Non lo farà perché ciecamente chiama ‘terrorismo‘ quel che invece è una guerra dichiarata agli Stati Uniti e all’Occidente politico, ai valori occidentali, alle libertà dell’Uomo e alla Libertà tout court. Obama non dichiarerà guerra allo Stato Islamico perché teme il sollevamento dei musulmani, ma non vede che i musulmani che noi chiamiamo moderati sono ostaggio di questi Stranamore in salsa coranica, che vogliono sottometterci alla sharia e all’oscurantismo di una visione religiosa che ci proietterebbe indietro di quattro secoli almeno.

Eppure, malgrado la forma, se gli Stati Uniti cambiano la strategia contro il nazislamismo dello Stato Islamico si può rientrare in uno scenario già visto, già vissuto, già risolto, ancorché la dimensione tecnologica odierna imponga investimenti in termini di intelligence, di sorveglianza e di prevenzione massiccia contro un nemico che si annida nella jungla urbana, non in quella di un campo di battaglia ‘classico’.

Ed è su questo scenario che gli ultimi due anni di Obama andranno valutati. Non sarà facile vestire i panni dell’ultimo Roosevelt durante la Seconda Guerra Mondiale, ma occorrerà la stessa determinazione, la stessa lungimiranza, la stessa lucidità per attirare le forze “vicine” in una “Alleanza per la Libertà” che non può escludere la Russia (visto che Mosca ha già pagato un tributo). Su questo, Obama ha solo accennato all’Ucraina e al dovere di impedire che le grandi potenze (la Russia) prevarichino sulle piccole. Il futuro ci dirà se il fugace accenno nel discorso di ieri sera significhi aver già inquadrato un’evoluzione diversa necessaria (con il recupero dei rapporti con la Russia, giocando da catalizzatore per il riavvicinamento con l’Ucraina) o continuare a perseverare nell’errore di andare a urinare nello storico giardino altrui.

A volte per aver coraggio è necessaria una bella paura. I crimini contro l’Umanità dello Stato Islamico sono sufficienti come spinta per riportare la Russia a fianco di una battaglia vitale per tutti?

(Credit: Adnkronos, White House) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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