Il voto in Grecia. Tsipras sfida l’austerità cieca dell’UE: stop a misure lacrime e sangue

I sondaggi danno vincente il leader di Syriza, che promette una svolta radicale rispetto alla politica finora seguita, ma il premier Antonis Samaras spera ancora negli indecisi per ribaltare il pronostico, accusando l’avversario di voler condurre la Grecia a uno scontro con la Ue che porterebbe il paese fuori dall’Eurozona. Tsipras: non rispetteremo accordi presi in precedenza, non laciamo l’UE. Con qualche ragionamento di ordine costituzionale (europeo)

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Atene – Gli occhi di tutta Europa sono puntati sulla Grecia, alla vigilia del voto parlamentare convocato un mese fa dal premier uscente Antonis Samaras dopo il mancato accordo in parlamento sull’elezione di un nuovo capo dello stato.

I 9,8 milioni di elettori greci sono chiamati a una scelta elettorale cruciale per il futuro del loro Paese. Tutti i sondaggi danno vincente Alexis Tsipras, carismatico leader della Coalizione della Sinistra Radicale (Syriza), che promette una svolta radicale rispetto alla politica lacrime e sangue finora seguita, ma il primo ministro uscente Antonis Samaras spera ancora negli indecisi per ribaltare il pronostico, accusando l’avversario di voler condurre la Grecia a uno scontro con la Ue in uno scenario che includerebbe l’uscita della Grecia dall’Eurozona.

Un eventuale governo Syriza non rispetterà gli accordi firmati dai governi precedenti, ha affermato ieri sera Alexis Tsipras, con una verve prettamente elettorale tesa a conquistare gli ultimi indecisi. Il ragionamento di Tsipras però è anche fondato sotto il profilo costituzionale europeo, se consideriamo come ‘ordine costituzionale’ il combinato disposto dei Trattati istitutivi e modificativi dell’Unione Europea (come la prevalente dottrina europeista afferma).

Citato dal quotidiano ‘Ekathimerini‘, Tsipras ha infatti precisato che Syriza rispetterà gli obblighi derivanti dall’appartenenza della Grecia alle istituzioni europee, ma ha spiegato anche che l’austerità non rientra nei trattati istitutivi (e modificativi) dell’Unione Europea.

Nell’ultimo giorno di campagna elettorale, Tsipras ha fatto l’appello agli elettori per il voto utile e affinché consegnino a Syriza la maggioranza assoluta” in Parlamento per avere “le mani libere per negoziare con i creditori internazionali. “Noi sappiamo che siamo a un passo dalla maggioranza assoluta in Parlamento – ha detto in una conferenza stampa ad Atene – maggioranza che è necessaria se vogliamo avere le mani libere e un forte potere di negoziato“.

Tsipras ha poi affermato che tra i primi obiettivi di un suo eventuale governo ci sarà il miglioramento delle condizioni della classe media, attraverso un’abolizione della controversa imposta sulla prima casa, e la reintroduzione della no tax area per i redditi sotto i 12 mila euro all’anno

Nella piattaforma di governo di Syriza anche la riapertura della televisione pubblica Ert, chiusa nel 2013 dal governo Samaras. Le trasmissioni, Tsipras ha spiegato, riprenderanno dopo un “ampio dialogo” basato sul “pluralismo” e non su “decisioni autoritarie“, aggiungendo che il suo esecutivo non governerà “a colpi di decreti“. Tsipras, infine, ha assicurato che una tassazione dei depositi bancari non è assolutamente in agenda.

Il rilievo di Alexis Tsipras è fondato. I creditori della Grecia sono soprattutto la BCE e il Fondo Salva Stati. Ogni pressione per riforme troppo veloci – e che hanno portato la Grecia sull’orlo di un abbraccio geopolitico pericolosissimo con la Russia di Putin – è indebita, cieca, stupida sotto il profilo istituzionale. La posizione della Germania e del ‘feldmaresciallo’ finanziario Schauble non sta in piedi ed è pure moralmente illegittima, visti i precedenti storici.

L’allungamento dei termini per ripagare i debiti è una richiesta della Grecia legittima. Se l’Europa è davvero unita lo si vedrà nei prossimi 24 mesi. In gioco non c’è l’uscita della Grecia dall’Eurozona, ma l’esistenza stessa di istituzioni europee democratiche e con lo sguardo rivolto all’approdo europeo federale. Non si costruisce uno Stato federale con uno (o più di uno) Stato membro che intende affermare la propria egemonia sugli altri. Quanto è accaduto nel passato serva da promemoria per il presente e il futuro.

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