Baffetti e svastica, Hollande paragonato ad Adolf Hitler sul quotidiano marocchino ‘Al Watan Al An’. Mogherini, ci sei?

Il ritratto del presidente francese in versione nazista compare sulla prima pagina del giornale, che intenderebbe denunciare l’atteggiamento della Francia nei confronti dei cittadini musulmani. Per il direttore, Abderrahim Ariri, si tratta di suonare un “campanello di allarme”, ma le parole usate sono gravissime per un giornalista e fomentano ulteriori scontri: “merita ben altro“, dice nei confronti del capo dell’Eliseo. Mogherini, se ci sei batti un colpo…

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Rabat – François Hollande con baffetti alla Hitler e svastica. Così – a due giorni dalle commemorazioni per il 70° anniversario della liberazione di Auschwitz – il quotidiano marocchino ‘Al Watan Al An‘, ha ritratto il presidente francese in prima pagina nell’edizione uscita mercoledì.

Per il direttore, Abderrahim Ariri, si tratta di suonare un “campanello di allarme“. A commento del fotomontaggio, il titolo, tradotto dal magazine ‘Tel Quel‘: “I francesi faranno rinascere i campi di concentramento di Hitler per sterminare i musulmani?“. Sull’immagine che ritrae Hollande nelle vesti di Hitler, Ariri ha parole chiare: “è molto poco contro il presidente francese, che merita di peggio“. E ancora, continuando sul crinale della disinformazione, Ariri ha dichiarato: “la Francia sta preparando il paese a privare i musulmani dei loro diritti, dei loro alloggi e dei loro posti di lavoro, se si continua così“. 

Una evidente e drammatica sequenza di balle, una raffica di dichiarazioni sull’onda della disinformazione, parole che rischiano di fomentare ulteriore violenza, innescando meccanismi di reale reazione popolare di cui nessuna persona sensata in Europa sente il bisogno.

Secondo il direttore del quotidiano, intervistato da ‘Tel Quel‘, “il governo francese non garantisce la sicurezza dei cittadini musulmani in Francia“. “Diversi luoghi di culto musulmani vengono attaccati quotidianamente senza che questo metta in allerta le autorità francesi“, ha affermato citando i dati forniti dall’Osservatorio contro l’islamofobia che il 19 gennaio parlava di 116 atti anti-musulmani commessi dal giorno del primo attentato. 

Ma l’Ossservatorio francese – retto da musulmani particolarmente attivi nello strumentalizzare una supposta islamofobia, che non è proprio nelle corde della laica Francia – non cita però gli atti del governo Valls e del ministro dell’Interno Cazeneuve, che hanno imposto la sorveglianza di tutti i luoghi di culto, perché siano evitate violenze di ogni tipo. Così come non cita che gli agguati anti-islamici potrebbero essere motivati dall’effluvio di violenze perpetrate in nome dell’islam da un manipolo di delinquenti, usi a strumentalizzare la religione per fini meramente politici. 

Tel Quel‘ ricorda come la sparata del direttore di ‘Al Watan Al An‘, Abderrahim Ariri, potrebbe costare caro allo stesso giornalista, in considerazione della palese violazione della legge marocchina sulla stampa, in cui si prevede – all’articolo 52 – che “l’offesa commessa pubblicamente verso la persona e la dignità dei capi di Stato, dei capi di governo, dei ministri degli Affari esteri dei paesi stranieri sarà punito con la prigione da un mese a un anno e un’ammenda da 10.000 a 100.000 dirham (ossia da 923,20 Euro a 9.232,03 Euro, al cambio di ieri, ndr) o a una delle due punizioni“. 

Ora, più che chiedere pene detentive o multe per il direttore Abderrahim Ariri, gli chiederemmo maggiore equilibrio e più obiettività. E per questo lo invitiamo a risentire il discorso del presidente egiziano Abd al-Fattāḥ al-Sīsī all’Università Islamica di al-Azhar dello scorso dicembre, in cui – senza perifrasi o giri di parole – ha posto al centro del dibattito intre-musulmano l’esigenza di una riforma profonda della lettura e dell’interpretazione dei testi sacri dell’islam, perché la violenza venga bandita dalla prediche, dalle pratiche e dalla grammatica civica, politica e internazionale del mondo musulmano.

Il pericolo non uno scontro con il mondo cristiano – che ha già vissuto laceranti pagine di scontro interno, con tratti a volte simili a quelli odierni di molti movimenti fondamentalisti islamici – ma di una implosione del mondo musulmano con se stesso, di fronte alla declamata adesione al volere di Dio e alla violenza perpetrata in suo nome, essa stessa blasfemia più evidente e scandalosa. 

In subordine viene la responsabilità di un giornalista, che a qualunque latitudine è chiamato a raccontare i fatti con lucidità, responsabilità e adesione alla realtà, non alle opinioni che vorrebbero i francesi e gli occidentali carnefici: per ora noi contiamo solo vittime, caro Abderrahim Ariri.

Paragonare François Hollande ad Adolf Hitler è – senza dubbio alcuno – una follia. Ma sarebbe ancor più folle se l’Unione Europea – per il tramite di Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune – non chiedesse al governo marocchino una presa di posizione sulle parole irresponsabili di Abderrahim Ariri, per il quale non chiediamo pene detentive, né multe: solo una pubblica sconfessione. Ci basta. Ci basterebbe.

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