La risposta di Amman ai crimini di guerra dello Stato Islamico: giustiziata Sajida al-Rishawi

All’indomani della diffusione del filmato che mostra l’atroce morte di Muad al-Kasaesbeh nelle mani dello Stato islamico, le autorità hanno giustiziato l’aspirante kamikaze irachena – già condannata alla sentenza capitale – e un altro jihadista. I parenti chiedono “vendetta”. Lorenzo Vidino, esperto in terrorismo: “Da Is salto di qualità, ora azioni sempre più spettacolari”

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Amman – Il giorno dopo la diffusione del  Siria: lo ‘Stato Islamico’ arde vivo il pilota giordano Muad al-Kassasbeh. Crimine di guerra commesso un mese fa, le autorità giordane hanno giustiziato per terrorismo mancata kamikaze irachena Sajida al-Rishawi e un altro jihadista. Lo ha riferito l’emittente al-Arabiya, citando fonti della sicurezza di Amman.

Sajida al-Rishawi era già stata condannata a morte per il ruolo svolto nel 2005 in un attacco suicida multiplo nella capitale giordana, costato la vita a oltre 50 persone. L’altro terrorista salito sul patibolo è Ziyad Karboli, un militante iracheno di al-Qaeda, condannato nel 2008 per l’omicidio di cittadino un giordano. Nelle scorse settimane l’autoroclamato Stato Islamico aveva chiesto la scarcerazione della donna per non uccidere Muad al-Kasaesbeh, ma l’intelligence giordana aveva chiesto prove dell’esistenza in vita del pilota, probabilmente perché in possesso di informazioni sulla sua avvenuta esecuzione. Infatti, il pilota della Reale Aeronautica Militare Giordana era già stato trucidato in modo barbarico il 3 gennaio, ma le raccapriccianti immagini della morte erano state custodite scientemente per essere utilizzate al momento più opportuno. Aver mentito per i jihadisti agli ordini del ‘califfo’ è pienamente coerente secondo il principio della taqiyya, la dissimulazione islamica che consente il mendacio per motivi tattici

Intanto in numerose moschee e chiese della Giordania si sono svolte cerimonie di suffragio per la morte del pilota. Alcune immagini dei riti delle diverse religioni sono state trasmesse dalla tv di Stato, che ha riportato come le campane di tutte le chiese cattoliche del regno hashemita abbiano suonato a morto in segno di lutto. La conferma della tv di Stato è significativa del fatto che la Corona Hashemita intende difendere la libertà religiosa in un Paese cardine per l’equilibrio di tutto il Medio Oriente, sulla cui saldezza poggiano molte delle speranze per un futuro pacifico nella regione.

La famiglia al-Kasaesbeh ha chiesto ‘vendetta’. La morte di Muath – che è diminuitivo di Muad – deve essere “vendicata della Giordania e dalla coalizione internazionale” guidata dagli Usa. Così si è espresso in un’intervista ad al-Arabiya il padre del pilota, Safi al-Kasaesbeh, professore in pensione e studioso di materie religiose molto rispettato in patria. L’uomo ha quindi lanciato un appello alla popolazione giordana amantenere la calma dopo la morte di mio figlio“. Quello che hanno fatto i jihadisti – ha concluso Safi al-Kasaesbeh – è un atto “lontano dall’islam“.

Lo sdegno ha raggiunto anche il Cairo, dove Sheikh Ahmed al-Tayyeb – rettore di di al-Azhar, la più prestigiosa istituzione sunnita – ha condannato il sedicente Stato Islamico e i suoi metodi. Secondo il chierico islamico, i terroristi vanno “uccisi, crocifissi e mutilati degli arti e “meritano questa punizione perché stanno combattendo Allah e il suo profeta Maometto“. Dando fuoco al pilota – ha sottolineato al-Tayyeb – “i militanti (dell’Is, ndr) hanno violato il divieto dell’Islam della mutilazione dei corpi, anche in tempo di guerra“. Cosa che dovrebbe valere anche per le decapitazioni degli occidentali e dei due giapponesi finora ‘macellati’ in Siria e Iraq.

Gentiloni – “Alla barbarie del terrorismo contrapponiamo la nostra forza. Massimo impegno per la sicurezza, niente cedimenti sulle libertà“, ha twittato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che però non dice nulla sul decreto sicurezza più volte ritardato dal Governo (uno scandalo assoluto).

Dure condanne dall’ Iran e dalla Lega Araba. L’assasinio barbarico del pilota giordano “ci riporta indietro al Medioevo“, ha affermato il segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, che ha condannato “nei termini più duri” l’efferato crimine. In una nota al-Arabi ha quindi espresso “rammarico” per il fallimento del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e della comunità internazionale nel fermare questo gruppo terroristico, macchiatosi di “crimini contro l’umanità“.

Per il governo iraniano la “selvaggia” uccisione del pilota giordano è un “atto disumano che non rispetta alcun codice di condotta islamico“, ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Marzieh Afkham, citata dall’agenzia ufficiale Irna. Ma forse a Teheran dimenticano le efferatezze commesse dal regime al potere, che però non sono mai arrivate a tale livello di crudeltà. In genere si limitano ad ammazzare donne, uomini e omosessuali in modo veloce e in pubblico, in modo da educarne tanti in un ‘colpo’ solo…

Fratelli musulmani giordani, uccisione pilota è atto criminale – “Condanniamo questo atto criminale che viola i diritti dei prigionieri secondo l’islam“, ha affermato il Fronte d’Azione Islamico, braccio politico dei Fratelli Musulmani in Giordania. “Quello che hanno fatto i militanti dell’Is conferma che sono un gruppo terroristico che deve essere annientato – prosegue la nota – Queste azioni terroristiche dimostrano anche che la fine dell’Is è vicina“. Ma la dichiarazione sembra essere un atto preventivo per parare le inevitabili conseguenze che tutti i movimenti fondamentalisti subiranno da parte di quei governi intenzionati a ridurre allo stato larvale ogni fondamentalismo religioso. E in Giordania ancora dovrebbero ricordare le operazioni militari contro gli estremisti islamisti, guidate personalmente dal padre dell’attuale sovrano, Hussein di Giordania, uomo di bassa statura, ma gigante contro i fondamentalisti (e sul piano diplomatico internazionale).

Il video con le raccapriccianti immagini del pilota giordano bruciato vivo rappresenta un “salto di qualità” da parte dello Stato Islamico nell’utilizzo dei media e indica un “trend” verso una sempre maggiore “spettacolarizzazione” dei suoi crimini. Lo ha affermato all’agenzia Aki-Adnkronos International Lorenzo Vidino, analista ed esperto di terrorismo del Politecnico di Zurigo, commentando l’ultimo video diffuso dall’organizzazione guidata da Abu Bakr al-Baghdadi.

La barbara esecuzione di Muad al-Kasaesbeh “non è una novità assoluta“, ricorda Vidino, perché “già nel 2007 e nel 2008 al-Qaeda in Iraq, l’organizzazione dalla quale l’Is si è evoluto, bruciava la gente viva“. Tuttavia, il sedicente Stato Islamico “ha una teatralità, una spettacolarizzazione che al-Qaeda non aveva e che è fondamentale per l’appeal di un’organizzazione di questo tipo“. Fa parte del brand, fidelizza i mujahiddin e impressiona i nemici.

La brutalità è sempre quella, ma c’è nell’Is una capacità di saper spettacolarizzare il tutto, miscelando diversi elementi“, ha affermato ancora Vidino, citando il particolare di averi rinchiuso il pilota in gabbia e di fargli indossare una tuta arancione, diventata ormai un ‘simbolo’ degli ostaggi nelle mani dei jihadisti.

Secondo l’esperto di terrorismo, il sedicente Stato Islamico “ha la consapevolezza che c’è ormai una certa assuefazione (ai suoi crimini, ndr) nel pubblico. Basta ricordare che la prima decapitazione, quella di James Foley, ha scatenato una guerra” e successivamente ce ne sono state almeno altre sette, “anche se solo quelle dei due giapponesi hanno avuto una certa eco mediatica“.

La domanda interessante da porsi è dunque: fino a quale limite i jihadisti si spingeranno?Forse il passo successivo riguarderà donne e bambini, anche se ci sono elementi di legge islamica che non possono essere contravvenuti. Ma l’Is ha dimostrato di interpretare a suo modo la legge islamica“, ha commentato Vidino. “In realtà c’è già stato un video di un bambino che uccide due spie kazake. Ora, ma sono supposizioni, ci chiediamo quando interverranno le donne, c’é ad esempio una ragazza americana di 26 anni nelle mani dell’Is. Non mi sorprenderebbe se (nel prossimo video, ndr) fosse mostrato un ostaggio che uccide un altro ostaggio“, conclude Vidino, al quale auguriamo vivamente di sbagliarsi. E si può capire perché. Tranne che non disponga di informazioni precise e, in tal caso, la questione del limite dell’orrore si porrà con tutta la forza evocativa di un intervento internazionale dichiarato, in un quadro internazionale condiviso e riconosciuto. 

(Credit: Adnkronos)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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