Pentagono, Kayla uccisa da jihadisti dello Stato Islamico. ABC News: costretta a matrimonio islamico con dirigente ISIS

Il portavoce del Pentagono, ammiraglio John Kirby, ha dichiarato a Sky News che la giovane cooperante americana è stata deliberatamente assassinata dalle milizie dello Stato Islamico e non nel corso di un bombardamento degli F-16 giordani. Un funzionario dell’antiterrorismo USA ad ABC News: “ISIS non la considerava come ostaggio o merce di scambio”. Emirati Arabi hanno ripreso ufficialmente i bombardamenti in seno alla Coalizione, partendo dalle basi in Giordania

L'edificio in cui era custodita Kayla Jean Mueller, secondo i jihadisti dello Stato Islamico
L’edificio in cui era custodita Kayla Jean Mueller, secondo i jihadisti dello Stato Islamico

Washington – La cooperante americana Kayla Jean Mueller è stata uccisa dagli jihadisti dello Stato Islamico, non da un raid aereo dell’aviazione giordana, come annunciato dai jihadisti al servizio di Abu Bakr al-Baghdadi.

140327-D-NI589-064Lo ha affermato il portavoce del Pentagono, ammiraglio John Kirby, stante a quanto ha riferito Sky News. Kirby ha spiegato che gli Stati Uniti ancora non conoscono altri dettagli, aggiungendo però che l’intelligence ha certezza che la ragazza non sia morta in uno dei raid lanciati dalla Giordania in rappresaglia per la morte del pilota Muad al-Kasasbeh, arso vivo dai miliziani islamici.

A contraddirlo in parte potrebbe però essere un funzionario dell’antiterrorismo statunitense che, sotto condizione di anonimato, ha dichiarato all’ABC News come dalle informazioni in suo possesso i jihadisti dell’ISIS non la “considerassero un ostaggio o una merce di scambio“. 

Il funzionario ha citato informazioni di intelligence – raccolte sul territorio da risorse umane – sulla presenza della donna nei pressi di un sito sensibile, in compagnia di un leader locale dello Stato Islamico, che teneva su di lei un monitoraggio attivo. La fonte dell’ABC News ha anche ipotizzato che la giovane donna potesse essere stata costretta a un matrimonio islamico, tanto che a volte sarebbe stata vista con un ‘guardiano’, altre volte sola. 

La stessa ABC News però sottolinea che il funzionario riferisce informazioni raccolte da risorse di20150211-kayla-320x213 intelligence non americane (probabilmente giordane o turche, ndr), non avendo gli Stati Uniti uomini dispiegati sul terreno (o almeno questo è quel che si vuole fare credere). 

L’emittente americana ha anche sentito Matt Olsen, ex capo del National Counterterrorism Center, attualmente commentatore per la rete. Secondo Olsen, i leader dello Stato Islamico sono noti per attuare la “pratica del commercio di giovani donne o di ragazze, per darle in ‘sposa’ islamica (forzata, ndr) ai miliziani jihadisti”. 

Secondo altre fonti del controterrorismo USA, in base alle informazioni ricevute (appunto da un servizio alleato, ndr) i bombardamenti degli F-18 americani – partiti dalla portaerei “George H. Bush” nel Golfo Persico – erano pianificati in modo tale da evitare di colpire dove Kayla avrebbe potuto essere.

I dubbi sulla sua esistenza in vita – hanno ribadito fonti della difesa all’emittente – erano cominciati a serpeggiare qualche settimana fa e, addirittura, a un certo punto è maturata la convinzione che la cooperante americana fosse già stata uccisa

Molti non si sono sorpresi che i jihadisti dello Stato Islamico abbiano comunicato la morte della ragazza proprio subito dopo l’avvio dei raid dell’aviazione giordana: aspettavano solo il momento propizio, anche sotto il profilo mediatico, per ribaltare la responsabilità del decesso della giovane sui bombardamenti degli aerei della Coalizione Internazionale guidata dagli USA. 

Intanto gli Emirati Arabi Uniti hanno ripreso a partecipare alle azioni contro i jihadisti sunniti in Iraq e Siria. La partecipazione era stata sospesa a fine dicembre, dopo la cattura del pilota giordano, per paura che i piloti emiratini potessero fare la stessa fine. È prevalsa però la razionalità e la solidarietà contro il nemico comune, lo Stato Islamico. F-16 decollati dalla base in Giordania hanno effettuato raid contro postazioni dell’Isis, hanno colpito gli obiettivi e sono tornati alla base“, recita una nota diffusa dalle FFAA emiratine

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