Accordo tra Ucraina e ribelli filo-russi in 13 punti: fragile road map per allontanare la guerra dal cuore dell’Europa

Da domenica scatta la tregua, poi previsto il ritiro di tutte le armi pesanti dal fronte. Ban Ki-moon: “cessate-il-fuoco sia autentico e durevole”. Il presidente polacco Komorowsk: “pace non vicina, la chiave di tutto resta Mosca”. Casa Bianca: “passo potenzialmente significativo”, ma “servono passi concreti e immediati”

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Minsk – L’accordo trovato alla fine del summit a quattro di Minsk, conclusosi nella mattinata di giovedì, è articolato in tredici punti, tredici passi su una road map per allontanare la guerra dal centro dell’Europa. Putin, Poroshenko, Hollande e la cancelliera Merkel hanno strappato un documento che si deve – in larga parte – al decisionismo del presidente russo, che non vuole passare per criminale di guerra e ha imposto ai leader delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, Aleksandr Zakharcenko e Igor Plotnitski, la firma del piano articolato che dalla mezzanotte di domenica – le 22 in Italia – farà tacere le armi e avvierà l’iter di de-escalation nella regione, con la creazione di una zona cuscinetto ampliata attorno al fronte, con il successivo ritiro delle armi pesanti.

Il piano riprende il protocollo di Minsk di settembre, rivelatosi fallimentare, ma individua un calendario per rendere autonome le aree controllate dai ribelli nell’Ucraina orientale. I 13 punti sono:

  1. ‘Cessate-il- fuoco’ immediato e totale nelle regioni di Donetsk e Lugansk dalla mezzanotte del 15 febbraio.
  2. Ritiro di tutte le armi pesanti in modo da creare RRR per l’artiglieria con un calibro di 100 millimetri o oltre, 70 chilometri per i lanciarazzi multipli, 140 chilometri per sistemi di lancio multipli Tornado e altri. Per le truppe ucraine la zona comincia dalla linea del fronte, mentre secondo i ribelli inizia dalla linea del fronte al 19 settembre scorso, data dell’ultima intesa a Minsk. Tuttavia i separatisti si sono spinti in territorio governativo nel frattempo. Il ritiro delle armi pesanti deve cominciare entro 48 oltre dall’avvio della tregua, perciò entro il 17 febbraio, e non durare più di 14 giorni.
  3. Verifica della tregua e del ritiro delle armi pesanti affidata agli osservatori dell’Osce fin dal primo giorno, con la possibilità di usare droni e satelliti.
  4. Il primo giorno dopo il ritiro delle armi pesanti, inizio del dialogo sull’organizzazione di elezioni locali a Lugansk e Donetsk oltre che sul futuro “status” nelle aree separatiste, sulla base della legge ucraina che concede loro temporanea autonomia. Entro 30 giorni il Parlamento ucraino dovrà varare un decreto che definisca i confini geografici della zona autonoma, sula base dell’intesa di settembre. Le regioni separatiste hanno il diritto di decidere il linguaggio da usare.
  5. Adozione di una legge che garantisca l’amnistia per coloro che hanno partecipato al conflitto a Donetsk a Lugansk, che avranno garantita l’immunità penale.
  6. Rilascio e scambio di tutti gli ostaggi e i prigionieri detenuti illecitamente, sulla base “tutti in cambio di tutti”, a partire dal quinto giorno successivo al ritiro delle armi pesanti.
  7. Garanzia di accesso e distribuzione degli aiuti umanitari.
  8. Impegno delle parti per il ristabilimento dei legami sociali ed economici, compresi il pagamento di pensioni e tasse. L’Ucraina ristabilirà un sistema bancario nelle aree del conflitto, con la possibilità di un meccanismo internazionale per facilitare i trasferimenti di denaro.
  9. Pieno controllo dell’Ucraina dei suoi confini territoriali in tutta l’area del conflitto. Il processo dovrebbe iniziare il giorno dopo le elezioni locali e va completato entro fine 2015, a condizione che siano state attuate le riforme costituzionali al punto 11.
  10. Ritiro di tutti i gruppi armati stranieri, equipaggiamenti militari e mercenari dall’Ucraina, sotto la vigilanza dell’Osce. Disarmo delle milizie paramilitari.
  11. Una nuova Costituzione ucraina, concordata con i rappresentanti di Donetsk e Lugansk, dovrà entrare in vigore entro fine 2015 con una previsione di decentramento. Legislazione sullo status speciale delle regioni russofone entro fine 2015.
  12. Elezioni locali nelle regioni russofone, monitorate dall’Osce: manca però la fissazione di una data, che dipende dall’esito dei punti precedenti. 
  13. Intensificazione dell’attività del gruppo di contatto trilaterale con la creazione di gruppi di lavoro per attuare il piano di pace.

L’accordo è stato firmato dal cosiddetto gruppo di contatto sull’Ucraina: i leader separatisti di Donetsk e Lugansk, l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma, l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov e l’inviato dell’Osce Heidi Tagliavini.

Tra le reazioni internazionali, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha salutato con favore il raggiungimento dell’accordo, ma ha chiesto che il “cessate il fuoco” sia “autentico e durevole”. Riconoscendo la “perseveranza” dei negoziatori, Ban Ki-moon ha “auspicato che gli impegni presi a Minsk siano rispettati” e che con il silenzio delle armi da domenica parli la pace, attraverso lo sforzo dei protagonisti perché si apra “la strada a una soluzione politica più larga basata sugli accordi di Minsk” del settembre 2014″. “Le Nazioni Unite – ha concluso il segretario generale dell’Onu – sono pronte ad aiutare in tutte le maniere giudicate utili”.

Più realista il presidente polacco Bronislaw Komorowski, per il quale la pace in Ucraina “non è una prospettiva vicina” e “la chiave della soluzione resta a Mosca”, pur salutando favorevolmente l’annuncio della tregua di ieri. “La Polonia augura all’Ucraina e ai mediatori successi sulla via di una pace durevole, la cui prospettiva non è ancora vicina” ha aggiunto Komorowski, ricordando però che le intese di settembre “non sono state attuate, a causa dei separatisti del Donbass”. Tuttavia la Polonia continuerà a sostenere l’Ucraina, “Paese aggredito”, ribadendo però che “la chiave della soluzione politica e militare del conflitto è a Mosca”.

Da Washington si è affermato che l’accordo di Minsk “rappresenta un passo potenzialmente significativo verso una soluzione pacifica del conflitto e il ripristino della sovranità ucraina”, ma deve essere seguito da “passi concreti e immediati”. In una nota ufficiale della Casa Bianca, Obama ha apprezzato “lo sforzo infaticabile” del presidente Hollande e della cancelliera Merkel, ma ha anche ribadito la richiesta a “tutte le parti di attenersi appieno e senza ritardi agli impegni presi con l’accordo di oggi e quello di settembre”, anzitutto con un cessate-il-fuoco “applicato e rispettato”.

(Credit: askanews/Afp)  © RIPRODUZIONE RISERVATA

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