Caos in Libia: jihadisti conquistano Sirte. Su Twitter: possiamo colpire l’Italia con gli Scud. Italiani via da Libia

Al-Baghdadi ha ordinato alla popolazione di Sirte di sottomettersi ai jihadisti di Ansar al-Sharia. Il rischio di avere le truppe fedeli al sedicente Stato Islamico alle nostre porte: solo 450 km separano Libia e Italia, Sicilia sotto il raggio dei missili (ammesso e non concesso ne abbiano). I jihadisti prendono il controllo di una radio nella città natale di Muhammar Gheddafi. L’ambasciata italiana a Tripoli invita gli italiani ad abbandonare il Paese. Egitto pronto a evacuazione degli egiziani, dopo pubblicazione del video della decapitazione di 21 cristiani copti egiziani

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Roma – Un sostenitore del sedicente ‘califfato’ islamico ha pubblicato sul proprio account Twitter una mappa in cui ha evidenziato che “la distanza tra Roma e Sirte è di 1.250 chilometri, come quella che separa (le due città saudite, ndr) Jeddah e Dammam“.  Un missile “Scud può arrivare” fino in Italia – ha aggiunto l’utente che si chiama ‘Qalam hur’ – ricordando che Sirte dista 450 chilometri dalla Sicilia.

La ‘riflessione’ avviene a poche ore dall’annuncio della “conquista” di Sirte, città della Libia centro-settentrionale, ad opera dei jihadisti di Ansar al-Sharia, affiliata al sedicente Stato Islamico.

Così oggi pomeriggio l’ambasciata italiana a Tripoli ha invitato i connazionali presenti in Libia a lasciare temporaneamente il Paese, alla luce di una situazione sul terreno che si fa sempre più critica per l’avanzata jihadista. Già il primo febbraio scorso il sito Viaggiare Sicuri ribadiva “il pressante invito ai connazionali a non recarsi in Libia e a quelli tuttora presenti a lasciare temporaneamente il Paese“.

A Sirte Ansar al-Sharia ha posto oggi il proprio quartier generale, stante a quanto riferito in rete da alcuni siti jihadisti, diffondendo fotografie che mostrano degli uomini armati davanti ai microfoni dell’emittente mentre brandiscono i loro kalashnikov.

Città natale di Muammar Gheddafi, Sirte è diventata una roccaforte dei gruppi radicali, tra cui Ansar al Sharia (“Partigiani della Legge di Dio”) dopo la caduta del regime nel 2011.

“Radio Sirte, radio Macmadas e Al-Turathiya hanno diffuso un discorso di Baghdadi nel quale ordina alla popolazione di Sirte di sottomettersi“, hanno riferito i media locali. Ma secondo alcuni osservatori indipendenti, questo discorso è estratto dal ‘sermone’ con cui Baghdadi annunciava la nascita del califfato alcuni mesi fa e quindi non sarebbe stato scritto specificatamente per la popolazione di Sirte. Rientrerebbe nella strategia di guerra psicologica lanciata ad ampio spettro sia verso l’interno, tra la popolazione libica, che verso l’Italia, attraverso una sapiente strategia di gestione delle partenze dei migranti verso le coste italiane.

Gli attivisti hanno riferito anche che alcune radio locali hanno trasmesso il Corano salmodiato e inni al sedicente Stato Islamico. In precedenza, milizie jihadiste avevano assaltato l’Ufficio passaporti di Sirte, chidendolo e impadronendosi dei timbri e delle apparecchiature, intimando ai dipendenti di “pentirsiper non essere accusati di apostasia: reato che comporta l’immediata esecuzione capitale, nella barbarie islamista.

Due giorni fa, l’ex premier libico Ali Zeidan – che vive in Europa dallo scorso anno, ossia da quando il suo governo fu sfiduciato dal parlamento – ha affermato che la presenza del cosiddetto Stato Islamico va rafforzandosi in tutta la Libia e in particolare lungo la costa del Mediterraneo. In un’intervista al Times, l’ex premier aveva affermato che la fascia costiera del Paese entro “un mese o due mesipotrebbe essere completamente in mano ai jihadisti.

Stanno crescendo – aveva affermato Zeidan, riferendosi ai miliziani jihadisti – Sono dappertutto“. La loro presenza, secondo l’ex premier, si rafforza in alcune delle città principali della Libia, dove reclutano 20150213-coptic-murdered-350x262combattenti di gruppi islamici rivali. Zeidan si è quindi detto “preoccupato” che lo Stato Islamico sia vicino ad attestarsi lungo le coste del Mediterraneo. “Se lasciamo così la situazione per un mese o due mesi ancora – ha concluso – non credo che possiamo più controllarla. Ci sarà una grande guerra nel paese e arriverà anche in Europa“.

La Libia, nelle ultime settimane, è stata teatro di una serie di attacchi rivendicati o attribuiti all’Isis: il più spettacolare è avvenuto lo scorso 27 gennaio quando venne assaltato l’albergo di lusso Corinthia nel centro della capitale Tripoli. Un attacco che ha provocato la morte di nove persone, tra cui cinque stranieri.

Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, ha parlato di “emergenza internazionale, non più europea”, “un problema da risolvere con decisione e determinazione, probabilmente anche con un impegno ulteriore”.

Per il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il Paese nordafricano “è fuori controllo e in preda al caos, con il rischio che si trasformi anch’esso in un califfatto islamico. Senza una rapida mobilitazione generale per la Libia, – ha aggiunto Alfano – assisteremo ancora ada altre tragedie in mare e correremo il rischio di vedere installato un califfato islamico non in Siria o in Iraq, ma alle nostre porte, ancora più esplicitamente a poche miglia nautiche dalle nostre coste italiane ed europee”. “Oltre l’80 per cento degli immigrati irregolari che arrivano il Italia, – ha ricordato Alfano – partono dalle coste libiche , vittime di trafficanti senza scrupoli che operano induisturbati perchè non c’è nessuna autorità statale che li contrasta”.

Intanto, l’Egitto è pronto a evacuare i suoi cittadini dalla Libia dopo la pubblicazione delle foto della decapitazione di 21 egiziani copti, di recente rapiti dall’organizzazione jihadista. Lo ha dichiarato il presidente Abdul Fattah al Sisi, citato dall’agenzia di Stato egiziana Mena. In un comunicato l’ufficio del presidente al Sisi ha precisato che un comitato speciale sta seguendo da vicino gli eventi per cercare di “chiarire la situazione“.

Le fotografie degli ostaggi sono state pubblicate nell’ultima edizione online della rivista del sedicente Stato Islamico, “Dabiq”. Un numero imprecisato di copti è stato rapito in due diversi raid a Sirte, in Libia, a dicembre e a gennaio. Il ministro degli Esteri egiziano ha già esortato i connazionali a non recarsi in Libia e a quelli che vi risiedono di evitare zone ad alta tensione.

Le foto dell’Isis mostrano i prigionieri con le mani legate dietro la schiena, mentre camminono in fila indiana guidati da uomini mascherati vestiti interamente di nero. Gli ostaggi sono vestiti con tute arancioni, il tipo di abito indossato dai prigionieri prima di essere giustiziati dai miliziani del cosiddetto Stato Islamico.