Papa ha celebrato messa per i 21 copti uccisi in Libia, mentre al-Sisi stanzia fondi per chiesa in loro nome: “martiri”

Sono stati uccisi “per il solo motivo di essere cristiani”, aveva già detto il Pontefice. Tutti noi “siamo capaci di fare tanto bene, ma tutti noi siamo capaci anche di distruggere”. “Nel traffico delle armi… ‘Ma, siamo imprenditori!’ Sì, di che? Di morte? E ci sono i Paesi che vendono le armi a questo, che è in guerra con questo, e le vendono anche a questo, perché così continui la guerra”. Il primo ministro del Cairo rivela i passi concreti del capo dello Stato egiziano verso le famiglie di questi poveri martiri dell’orrore nazislamico. L’Avvenire: con il nome di Cristo fino in fondo – Video

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Città del Vaticano  – La guerra scagliata dal fondamentalismo islamista, con un progetto imperialista lanciato alla conquista del mondo e alla sottomissione delle libertà, taglia in modo trasversale gli Stati e i popoli che ne sono colpiti. Due fatti accaduti nelle ultime ore lo dimostrano in modo stringente, inequivocabile, chiamando a una Santa Alleanza dei Credenti cristiani di ogni confessione, musulmani amanti della libertà ed ebrei.

Questa mattina il Pontefice ha officiato messa, come di consueto, nella cappella di Casa Santa Marta, la residenza dove vive insieme ad altri prelati. E ha offerto la propria personale preghiera e quella di tutti i credenti ai 21 egiziani cristiani assassinati in modo barbaro dai jihadisti del sedicente Stato Islamico. 

Offriamo questa Messa per i nostri 21 fratelli copti, sgozzati per il solo motivo di essere cristiani“, ha detto il Papa aprendo l’omelia e ripetendo un concetto già espresso domenica durante l’Angelus Domini. “Preghiamo per loro – ha proseguito – che il Signore come martiri li accolga, per le loro famiglie, per il mio fratello Tawadros, che soffre tanto“, ha sottolineato con tono contratto dalla commozione.

Un pensiero che già ieri pomeriggio aveva spinto Francesco a telefonare al patriarca della Chiesa copta ortodossa, Papa Tawadros II, per manifestare la sua profonda partecipazione al dolore della Chiesa copta per il barbaro assassinio.

Proseguendo la sua riflessione, il Papa è tornato a condannare il traffico di armi, “di morte“. Francesco ha preso spunto dal passo biblico sul diluvio universale per  affermare che “l’uomo è capace di distruggere tutto quello che Dio ha fatto“. L’uomo “sembra essere più potente di Dio“, è capace di distruggere le cose buone che Lui ha fatto, come mostrano i primi capitoli della Bibbia come mostrano gli esempi di Sodoma e Gomorra, della Torre di Babele, “in cui l’uomo mostra la sua malvagità“.

Dall’Egitto invece continuano ad arrivare le attestazioni del dolore che ha colpito tutto il Paese, a prescindere dalla religione, per il barbaro assassinio di questi lavoratori. Nel Paese il governo presieduto dal primo ministro Ibrahim Mahlab ha proclamato sette giorni di lutto nazionale e in diverse diocesi si moltiplicano digiuni di preghiera, veglie e proposte di dedicare a questi 21 martiri cristiani nuove chiese.

E il governo ha rivelato, grazie al PM Mahlab, che per iniziativa del presidente Abd al-Fattāh al-Sīsī ha predisposto la costruzione di una nuova chiesa dedicata ai martiri della Libia con fondi dello Stato  proprio nella città di Minya, dalla cui zona veniva la maggior parte di loro. Inoltre, il presidente al-Sisi ha emesso un decreto presidenziale con cui ha assegnato alle famiglie delle 21 vittime della follia jihadista un risarcimento in denaro immediato e una pensione mensile a vita.

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La testimonianza più toccante però l’ha fornita Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Giuzeh, all’Agenzia Fides, citata dal quotidiano ‘L’Avvenire‘. Secondo il prelato, nel video si comprende dalla lettura labiale come il nome di Gesù sia stata “l’ultima parola affiorata sulle loro labbra“. Un attimo prima della loro barbara esecuzione alcuni di loro ripetono “Signore Gesù Cristo“. “Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così – sottolinea Aziz Mina – hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell’ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio“.

E il loro martirio prima ancora che tributato dai cristiani è stato onorato da un musulmano riformista, un grande rivoluzionario sociale e un condottiero politico come Abd al-Fattāh al-Sīsī.

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