Libia, l’Onu dimostra la sua inutilità: soluzione politica. Trattare con gli islamisti? Italia “pronta a ruolo guida”

Il Qatar richiama l’ambasciatore in Egitto, per protesta contro i bombardamenti delle postazioni jihadiste (amici e nemici si vedono sempre nel momento del bisogno), mentre il sedicente governo di Tripoli (islamista e non riconosciuto dalla Comunità Internazionale) ammonisce l’Italia: “fatevi i cavoli vostri, sono questioni interne”. È chiaro chi dobbiamo appoggiare? Non si trattò con i nazisti di Hitler

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New York – All’Onu prevale la linea occidentale sbagliata: per la Libia la soluzione deve essere politica. L’inviato Onu per la Libia, Bernardino León, ha detto chiaramente: “Ho fiducia che un accordo politico possa esere raggiunto presto. Le differenze tra le parti non sono insormontabili“. Fulgido esempio di cecità intellettuale, lo vedremo fra un attimo perché.

Nel vertice antiterrorismo svolto a Washington, l’Italia, presente con il ministro degli Interni Angelino Alfano, ha annunciato di essere pronta ad assumere un ruolo guida nell’ambito dell’iniziativa dell’Onu. A noi italiani per faccia tosta non ci batte nessuno.  Alfano ha annunciato: “Saremo sollecitatori di un’azione delle Nazioni Unite: l’Onu deve fare fino in fondo la sua sua parte, prendendo in mano la situazione, e noi saremo in prima fila“. E dal Palazzo di Vetro si è vista la risposta…

L’Italia non ha intenzione di muoversi sganciata da un quadro Onu ma la rapida evoluzione egli eventi in Libia giustifica e impone la stessa velocità da parte dell’Onu e degli organismi multilaterali internazionali“., ha continuato il titolare del Viminale, secondo il quale “la soluzione diplomatica è sempre quella prioritaria. Chiediamo velocità a tutti gli attori in campo – ha esortato – per risolvere la crisi“. Non è “Scherzi a parte!”, è la politica italiana, il Governo italiano che fallisce nell’interpretazione di quanto sta accadendo il Libia.

Tuttavia, a dimostrazione che il mantra “soluzione diplomatica” è una stupidaggine, sono intervenuti due fatti: la reazione del sedicente ‘Governo di Tripoli’ (islamista e non riconosciuto dalla Comunità Internazionale) e la reazione del Qatar di fronte alla reazione egiziana (pienamente legale, sotto il profilo giuridico internazionale, per l’evocato articolo 51 dello Statuto Onu).

Dalla Libia, infatti, il Congresso nazionale di Tripoli, dominato dagli islamisti e collegato ai Fratelli Musulmani, è arrivato un monito all’Italia in caso di un eventuale intervento militare in Libia. Secondo una nota pubblicata sul sito internet dei Fratelli Musulmani, Ikhwanonline, il sedicente vice presidente della commissione Difesa del Congresso, Belqasem Dabraz, ha replicato alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal ministro della Difesa italiano, Roberta Pinotti, secondo la quale l’Italia sarebbe pronta ad intervenire in Libia contro lo Stato islamico: “Bisogna lasciare che il Paese risolva da solo i suoi problemi. Gli interventi stranieri abbiamo visto cosa hanno prodotto ad esempio in Iraq, Afghanistan e Somalia: non fanno altro che peggiorare la situazione“, ha detto Dabraz. 

Il secondo fatto riguarda il richiamo dell’ambasciatore del Qatar al Cairo “consultazioni”, come segno di protesta per le incursioni egiziane sulla Libia orientale, con cui le Forze Speciali e l’Aviazione egiziana ha martellato le postazioni islamiste afferenti al sedicente Stato Islamico.

Lo ha riferito l’agenzia di stampa Qna, che ha spiegato come l’irritazione del Qatar abbiano riguardato le parole dell’inviato egiziano in seno alla Lega Araba, Tareq Adel, che ha criticato il regno qatariota per le riserve sui raid aerei egiziani, accusando Doha di sostenere i terroristi. Un’accusa che aveva già irritato le relazioni con i ricchi emirati e monarchie petrolifere del Consiglio di Cooperazione del Golfo. L’agenzia ha aggiunto che il ministero degli Esteri qatariota aveva espresso, in seno alla Lega Araba, le sue perlessità in ordine alla decisione unilaterale dell’Egitto di effettuare i raid senza prima consultare gli altri Stati arabi. Le perplessità stesse giustificano l’azione egiziana.

Sul fronte del Consiglio di Sicurezza – immobile – Mosca non ha escluso la partecipazione a un intervento contro il sedicente Stato Islamico. Il rappresentante permanente russo all’Onu, Vitali Churkin, ha precisato che sarebbe anche indispensabile un blocco navale per impedire l’arrivo di forniture di armi ai terroristi. La notizia è stata rilanciata dalla Tass, dopo la riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza Onu sull’emergenza libica. “Da un punto di vista politico non lo escluderei“, ha dichiarato Churkin, “ma questa non è una mia decisione“. “Se la Russia ha potuto partecipare alle operazioni al largo delle coste somale, perché non potrebbe fare lo stesso nel Mediterraneo?“, ha aggiunto Churkin, ricordando che l’Isis ha colpito l’Egitto, con il quale la Federazione Russa ha rapporti di amicizia.

Ecco chiarito chi e perché l’Italia dovrebbe sostenere, anche tenendo conto del ruolo della maggior parte delle tribù contro i jihadisti dello Stato Islamico. La parte da sostenere è il Governo legittimo rifugiatosi a Tobruk, le forze armate legittime e le milizie che fanno riferimento al generale Khalifa Haftar. Ma il Governo italiano ha scelto l’inconsistenza strategica nel Mediterraneo, aggrappandosi alla calamità naturale che porta il nome di Barack Obama. Del resto, si tratto forse con i nazisti di Hitler?

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