Mortdecai, ossia come ti allungo la lista di eccentrici di Johnny Depp

L’attore, che è già sul set del prossimo capitolo di Pirati dei Caraibi, aggiunge un altro pazzo personaggio alla sua filmografia

Mortdecai


Se c’è una cosa che balza all’occhio durante la visione di Mortdecai, è quanto si diverta Johnny Depp a ricoprire le vesti di personaggi costantemente sopra le righe; è il suo gigioneggiare la chiave vincente del film di David Koepp, anche perché sarebbe l’unica possibile visto che si tratta chiaramente di una storia cucita su misura per il camaleontico attore del Kentucky.

Analizzando la filmografia del buon Depp, si evince quali siano i ruoli prediletti, ovvero i freak, gli strambi, mezzo matti e mezzo geni, mentre per le parti cosiddette “normali” possiamo elencarle semplicemente nel palmo di una mano.

Da zombie senza mani a vampiro postmoderno, da pirata dei sette mari a cappellaio matto per la Disney, Johnny Depp si diverte proprio da morire. E poco importa se oltreoceano dopo qualche flop di troppo non lo considerano più la star di un tempo, questo non giustifica una serie di critiche (anche piuttosto gratuite) che gli sono state riservate.

Tratto dai romanzi di Kyril Bonfiglioli, alla base del personaggio che dà il nome al film c’è una collaudata ricetta letteraria comprendente un’accurata dose di spionaggio, tanta comicità e una spruzzatina di thriller qua e là per rendere le avventure di Charlie Mortdecai molto più frizzanti.

Mortdecai è essenzialmente una rocambolesca farsa, interamente al servizio del suo attore di punta (che sfodera uno spassosissimo accento inglese – perso nella versione doppiata), che viene sapientemente aiutato da un Paul Bettany in splendida forma, una Gwyneth Paltrow più scaltra del consueto (anche se un reflusso dalla cura di casa Marvel ancora è più che percepibile) e con Jeff Goldblum comparsa di lusso. L’unico che sembra ampiamente fuori posto è Ewan McGregor, un volto troppo da bravo ragazzo per incarnare la figura dell’agente Martland tanto irreprensibile quanto antipatico.

Koepp e Depp avevano già lavorato insieme nel teso Secret Window, qui il registro cambia completamente e il primo (già sceneggiatore affermato) si limita solamente a dirigere. 

Così, anche se nei quasi 100 minuti di durata non tutto scorre fluidamente come dovrebbe, ci si diverte ad assistere all’infinita sequela di gag linguistiche e visive prodotte da un Depp più istrione che mai, dove la logica non può (e non deve) trovare il suo posto ideale nella narrazione.    

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Se hai gradito questo articolo, clicca per favore “Mi piace” sulla pagina Facebook di The Horsemoon Post (raggiungibile qui), dove potrai commentare e suggerirci ulteriori approfondimenti. Puoi seguirci anche su Twitter (qui) Grazie in anticipo!