Il ‘dilemma del prigioniero’ ha salvato l’Europa? Grecia, accordo all’Eurogruppo: 4 mesi di sostegno e riforme

Nella teoria dei giochi, il dilemma del prigioniero ha costi bassi per tutti se la scelta è razionale e cooperativa, proprio quello che sembra essere accaduto a Bruxelles. Padoan: “Tutti vincitori, grande passo avanti”. Dijsselbloem: “obiettivo era ricostruire la fiducia”. Il governo greco dovrà presentare lunedì le riforme e le misure con cui definire nei dettagli il testo politico. Atene aveva chiesto sei mesi in più. L’analista di Bruegel: “Da Atene buona proposta”

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Bruxelles – Sarà il tempo a dirci se il 20 Febbraio 2015 l’Europa unita ha salvato se stessa, raggiungendo l’accordo con la Grecia in seno all’Eurogruppo, che ha esteso di quattro mesi il programma europeo di sostegno finanziario alla repubblica ellenica.

In seguito all’accordo il governo greco dovrà presentare – già lunedì prossimo – il pacchetto di riforme e le misure con cui definire nei dettagli il testo politico su cui stanno discutendo i ministri. Le misure saranno poi valutate dall’ex troika – definizione che dovrebbe andare in soffitta, anche per rispettare la forma diplomatica – formata da Commissione Ue, Bce e Fmi.

L’accordo sul programma della Grecia all’Eurogruppo “è un grande passo avanti per l’Europa. Senza retorica – ha detto Pier Carlo Padoan, ministro dell’economia italiano – siamo tutti vincitori“. “L’obiettivo era ricostruire la fiducia e oggi abbiamo fatto il primo passo in quella direzione“, ha commentato il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.

Nella più classica delle rappresentazioni della teoria dei giochi, il dilemma del prigioniero, si massimizza il risultato solo sei i giocatori sono razionali e cooperativi. E al di là delle considerazioni etiche – perché aver messo al muro la Grecia, nonostante la protervia dei greci nel voler mantenere i propri ‘vizi’ e privilegi, è stato immorale nella prospettiva europeista del processo di integrazione del Continente; e delle valutazioni politiche, per le quali l’Europa (e perfino l’euro) senza la Grecia avrebbe significato un’Europa monca, anche sotto il profilo economico sarebbe stata un’azione suicida ammazzare il debitore.

Quindi, etica (immiserimento di un popolo, che ha colpe, ma che è europeo come tutto noi), politica (sopravvivenza del processo di integrazione europea, di cui va orientata la prua verso il porto finale: lo Stato Federale) ed economia potrebbero essere andati a braccetto oggi. Con un risultato che – come ha detto Padoan – fa vincere tutti: ma perché non fa perdere alcuno.

Sono fiducioso che troveremo un accordo e che con i colleghi troveremo un punto di incontro. Sarà una riunione molto collegiale e alla fine uscirà una fumata bianca“, aveva detto il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis, arrivando alla riunione. Il portavoce del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, aveva detto nel pomeriggio che i colloqui all’interno dell’Eurogruppo erano “costruttivi” e stavando “andando avanti”, che progressi erano “stati fatti progressi” e che vi fosse fiducia nel trovare un accordo “se tutti saranno ragionevoli“, aveva precisato: ossia razionali e cooperativi, non protesi alla massimizzazione del ‘guadagno’ o alla minimizzazione della ‘perdita’. Forse gli europei sono vicini a un nuovo capitolo della propria storia comune di Pace, che è l’obiettivo per cui il processo iniziò il 9 maggio 1950 con la Dichiarazione Schuman.

Questa mattina Matteo Renzi aveva avuto un colloquio telefonico con Angela Merkel con al centro la situazione in Libia e in Ucraina, ma anche la situazione greca in vista dell’Eurogruppo.

Con un documento inviato ieri mattina, invece, la Grecia aveva chiesto sei mesi in più dell’attuale programma di aiuti e anche che la proroga fosse sganciata dal piano di austerità imposto dai creditori internazionali. La Germania però aveva opposto un rifiuto, secondo fonti del ministero delle Finanze tedesco. Poi in serata Tsipras aveva avuto un colloquio telefonico con la cancelliera Merkel.

I quattro mesi risolvono davvero i problemi della Grecia? Neanche per idea, ma lo scenario è cambiato, l’austerità fine a se stessa è vicina all’archiviazione senza ritorno, anche per la rottura del ‘fronte interno’ tedesco, con la Spd protesa a cambiare la linea che portava il Continente a sbattere su se stesso

La proposta della Grecia per una proroga di sei mesi del prestito Ue era stata considerata “una buona base di partenza per le trattative”, secondo Gregory Claeys, ricercatore del think tank Bruegel di Bruxelles, che all’Adnkronos aveva anche commentato lo scenario con un significativo giudizio sulla posizione della Germania: sta “bluffando”. 

Credo che la lettera della Grecia sia abbastanza ragionevole – aveva aggiunto – è ovvio che Atene voglia cambiare le condizioni dell’accordo perché la sola austerity non è più accettabile“. Adesso, aveva osserva tol’economista, “tocca agli altri paesi della zona euro fare la loro mossa“.

Quanto alla bocciatura del ministro delle Finanze tedesco, il falco del rigore Wolfgang Schaeuble, alla missiva dell’omologo greco Yanis Varoufakis, Claeys aveva affermato: “sorprende che il ministro abbia riposto ad una missiva non era indirizzata a lui o alla Germania ma al presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, e dunque non ad un singolo paese ma alla zona euro nel suo insieme“. Come dire: ‘a che titolo Schaeuble risponde se non ne ha competenza?’

Quindi, la posizione di “Schaeuble era un modo per reiterare la posizione tedesca nel negoziato“, un mettere le mani avanti per attaccare, difendendosi. “Ma le trattative avverranno comunque a livello d Eurogruppo – aveva osservato Claeys, secondo il quale “quello di Schaeuble” non fosse un “no vero, definitivo”, quanto piuttosto “un bluff”. 

La Grecia – aveva rilevato ancora il ricercatore del think tank Bruegel ha fatto un passo nella giusta direzione su cui è possibile trovare un compromesso, probabilmente chiedendo di chiarire dei dettagli, ma di certo la Grecia non poteva accettare le vecchie condizioni“. L’austerity, aveva concluso, “ha fortemente colpito il paese ed è giunta l’ora di cambiare approccio“.

Può riprendere il cammini l’Europa? Lo vedremo nelle prossime settimane e mesi: ancora prove importanti ci attendono, proprio dal fronte Sud la pressione dell’orrore dei jihadisti del sedicente Stato Islamico.

(Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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