Agcom e Ordine dei giornalisti: stop alla trasmissione dei video dell’ISIS. Ma è una censura illiberale e inutile

“Non rispondono a diritto cronaca, risonanza a propaganda Is”. Il problema esiste, ma affrontarlo in termini di minaccia di sanzioni disciplinari è illiberale e contrario al senso comune. Noi non abbiamo mai pubblicato un video del sedicente Stato Islamico per libera e ponderata scelta, non certo per imposizione della censura, che è incompatibile con la democrazia sostanziale

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Roma – “Stop alla trasmissione dei video dell’Isis“: è la richiesta che arriva dal Consiglio nazionale degli utenti, Cnu, insediato presso l’Agcom, e dall’Ordine nazionale giornalisti.

Il Cnu e l’Odg hanno così preso posizione dopo “la ripetuta messa in onda di video Isis” da parte di alcune emittenti televisive e testate giornalistiche online. Con una nota si spiegano così le motivazioni: “La trasmissione di questi video e in particolare di scene particolarmente drammatichecome il prigioniero dell’Isis rinchiuso in una gabbia che, vedendo arrivare la fiamma che lo brucerà, si copre la faccia e la successiva sagoma carbonizzata o il bambino che viene invitato a giustiziare il prigionieronon rispondono in alcun modo al legittimo diritto di cronaca, che può essere comunque esercitato dando la notizia senza questo genere di immagini“.

La trasmissione di esse rischia di diventare cassa di risonanza della propaganda mediatica dell’Isis e di alimentare una escalation di violenza incontrollabile“, continua la nota congiunta. Inoltre “il fatto che alcuni di questi video possano essere costruiti con fotomontaggi per aumentarne la drammaticità non esonera, bensì aggrava la responsabilità deontologica dei direttori responsabili preposti al controllo delle fonti“.

Per questi motivi il Consiglio nazionale degli utenti e l’Ordine nazionale giornalistichiedono agli organi di controllo preposti di monitorare l’eventuale violazione dei codici deontologici di settore e, allo stesso tempo, rivolgono un invito alle emittenti televisive e agli organi di stampa perché si astengano per il futuro dal mandare in onda questi video“.

Torneremo sull’argomento in modo articolato, perché abbiamo un’opinione del tutto opposta e riteniamo che la questione non possa e non debba essere gestita in termini di minacce di azioni disciplinari, ma di seria valutazione dell’emergenza che viviamo nella contemporaneità. 

Si discuta, si dibatta, si cerchi di trovare un punto di accordo condiviso – anche con i piccoli editori – ma le sanzioni disciplinari appartengono a un sistema totalitario simile – latu sensu – a quello propagandato dal sedicente Stato Islamico. 

Lo asseriamo non avendo mai pubblicato un video di questi demoniaci interpreti dell’imperialismo islamista per una precisa scelta libera, non per adeguarci alla minaccia proveniente dalla censura di Stato, incompatibile con la democrazia. I Paesi anglosassoni sono in questo mille miglia più avanti di noi.

La posizione è peraltro inutile, tranne che non si voglia bloccare l’accesso a internet a tutto il Paese: infatti, sul web le fonti di diffusione di queste orripilanti immagini sono molteplici. La censura potrebbe aiutare questi soldati dell’imperialismo islamista, per un effetto paradossale che non può venire in mente a chi si fa forte di idee vetuste e fuori dalla realtà.

(Fonte: askanews) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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