Addio a Gustavo Selva. ‘Radio Belva’ se n’è andato a 88 anni

Una vita arrembante: dal giornalismo alla politica, una voce mai conformista, con qualche caduta di stile: per esempio l’ambulanza usata per arrivare prima negli studi de La7. Lo scorso anno l’incidente alla stazione di Terni

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Roma – Gustavo Selva è morto ieri a Terni, aveva 88 anni. Da tempo ammalato, è deceduto nella casa in cui viveva con la seconda moglie, sposata nel 2012.

Viscerale anticomunista, fu indimenticato direttore del Gr2 Rai della fine degli anni ’70, ruolo che gli valse l’appellativo di “radio belva”. Una lunga carriera giornalistica precedette l’impegno politico.

Dopo essere stato dal 1946 cronista, inviato speciale e capo della redazione triveneta del quotidiano bolognese “L’Avvenire d’Italia”, Selva dal 1954 diventò giornalista parlamentare a Montecitorio per i sette quotidiani cattolici allora pubblicati in Italia e collaborò con l’Agenzia Giornalistica Italia (AGI) per le pubblicazioni in lingua italiana all’estero.

Nel 1960 entrò alla Rai e fu nominato corrispondente da Bruxelles, Vienna e Bonn (all’epoca capitale della Repubblica Federale di Germania). Dal 1972 al 1975, rientrato a Roma, fu caporedattore del Telegiornale Rai unificato e conduttore dell’edizione delle 13,30.

Dal 1975 al 1981, Selva fu direttore del giornale radio di Radio2, guadagnandosi appunto il soprannome di “Radio-belva”. Dal 1981 fu presidente della Rai Corporation di New York e poi, dal 1983 al 1984, direttore del quotidiano veneziano Il Gazzettino.

Ha sempre collaborato come editorialista per Il Secolo d’Italia.

Negli anni ’80 e ’90 il salto in politica. Nel 1979 e nel 1984 fu eletto al Parlamento Europeo nelle fila della Democrazia Cristiana.

Alle politiche del 1994 fu  eletto nel X Collegio uninominale di Roma per il Polo delle Libertà e nel Collegio proporzionale del Veneto 2 (Venezia – Treviso – Belluno) per AN: aderì al gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale. Alle elezioni del 21 aprile 1996 fu confermato nel collegio proporzionale Veneto 2.

Nel 1999 – dopo essere stato membro del consiglio direttivo e Vicepresidente vicario del Gruppo Parlamentare di Alleanza Nazionale alla Camera dei Deputati – nel marzo 1999 divenne capogruppo, di AN alla Camera.

Nella XIII Legislatura fece parte della Commissione Bicamerale per le Riforme Costituzionali interessandosi, in particolare, della modifica della forma dello Stato, proponendo la riforma in senso presidenziale.

Nel maggio 2001 fu rieletto deputato nel Collegio uninominale di Treviso, Mogliano Veneto, Casier e Preganziol.

Alle consultazioni elettorali del 2006, Selva fu eletto al Senato in Veneto, ma il 27 luglio 2007 transitò nel gruppo di Forza Italia.

Selva finì sotto i riflettori tantissime volte, per le ragioni più svariate. Il suo nome comparve nella lista degli appartenenti alla loggia massonica P2 resi pubblici il 20 maggio 1981 con tessera numero 1814. Selva negò questa iscrizione, una posizione suffragata da ben tre sentenze. Citò in giudizio Dario Fo, che lo chiamava “piduista”, ottenendo un risarcimento di 20 milioni di lire. Tuttavia dichiarò successivamente: “Se avessi però saputo che nella P2 c’erano tanti galantuomini, prefetti, questori, militari, mi sarei iscritto anch’io…”, disse allora Selva.

Nel 2007 si fece trasportare a una trasmissione tv in ambulanza, di corsa per non fare tardi. Invitato negli studi di La7, Selva rimase bloccato nel centro di Roma a causa di una manifestazione. Così pensò bene di farsi trasportare da un”ambulanza, fingendo un malore e fornendo un indirizzo che si rivelò quello degli studi dell’emittente, non quello del cardiologo di fiducia.

Un episodio chegli valse la condanna a 6 mesi di reclusione e e al pagamento di una multa di 200 euro per truffa ai danni dello Stato aggravata dall’abuso di potere e dall’interruzione di pubblico servizio.

Nel 2012 annunciò il secondo matrimonio, mentre l’anno scorso l’incidente occorsogli alla stazione di Termi, quando picchiò il capo allo spigolo di una banchina.

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