Sulle Alpi della Provenza s’infrange il falso mito della perfezione tedesca. La Germania cambi passo in Europa

Lo schianto sulle montagna provenzali ha un elevato valore paradigmatico: Angela Merkel, come Andreas Lubitz, sta schiantando l’Europa meridionale verso la morte della speranza che ci consegnerà ai barbari. Le lacune della Lufthansa e di tutta la filiera del monitoraggio medico dei piloti svelano un segreto di pulcinella: in Europa nessuno è migliore di altri, nessuno Stato può pensare di imporre una supremazia sugli altri. Insieme però possiamo fare quel che da soli non siamo più in grado, unendo le forze intellettuali del Continente, Nostra Casa Comune e aprendo una nuova pagina: per fondere indissolubilmente i nostri destini. Non sempre il male è nemico del bene

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Martedì scorso, alla notizia dell’incidente aereo della Germanwings, chi di voi non ha pensato a un dirottamento suicida operato da fondamentalisti jihadisti? Anche chi scrive lo ha temuto, ma con un dubbio: un kamikaze si abbatte su una città o un impianto industriale e nel tragitto tra Barcelona e le Alpi Marittime provenzali c’è un’ampia disponibilità di obiettivi di questo genere, civili e militari.

Poi, a meno di 48 ore, le prime anticipazioni (pilotate?) del ‘New York Times’ hanno aperto uno scenario inedito, terrificante, inimmaginabile. Inedito, ma non impossibile: altre volte piloti hanno scelto di suicidarsi portando con sé gli ignari passegger. Terrificante per la dinamica dei fatti, confermata dalle dichiarazioni del procuratore di Marsiglia, Brice Robin: 149 innocenti uccisi senza un perché. Inimmaginabile, perché infrange un mito contemporaneo: la perfezione tedesca.

Chi avrebbe infatti potuto immaginare che la compagnia aerea con “i migliori piloti al mondo”, secondo il Ceo di Lufthansa Carsten Spohr, si potesse macchiare di gravissime negligenze in vigilando, di violazioni pesanti delle norme che regolano la sorveglianza sanitaria del personale di volo e di sottovalutazione dei rischi?

Lubitz non avrebbe potuto volare perché soffriva di una grave forma di depressione. Lo hanno scoperto oggi gli inquirenti tedeschi, rivoltando come un calzino la vita – e le abitazioni – del criminale copilota del volo 4U9525, assassino seriale. Un tizio che un aereo non avrebbe mai dovuto condurlo.

Lubitz era affetto da una grave patologia psichiatrica: ha fallito pure tutta la filiera della sorveglianza medica, che non ha provveduto a comunicare il reale stato di salute del giovane tedesco alla compagnia aerea.

Lubitz aveva patito la sofferenza della rottura di un fidanzamento e l’annullamento di un matrimonio: Lufthansa sapeva, ma non ha usato la razionalità per minimizzare i rischi e per evitare che si trasformassero in un danno massiccio e intollerabile, doloroso, lancinante, foriero di rabbia.

Quello schianto sulle Alpi della Provenza infrange un mito fasullo: la perfezione tedesca. Non esiste.

Nell’etica cristiana però non sempre il male è nemico del bene. E se non esiste la perfezione della Germania e dei tedeschi – così come l’inferiorità di altre nazionalità (europee e non) – esiste però una dimensione umana, sociale, politica ed economica che lega a vari livelli e su diverse sfere la fraternità europea.

François Hollande martedì mattina sapeva tutto, conosceva ogni particolare dell’incidente, delle modalità con cui era avvenuto e di chi fossero le responsabilità sostanziali. Probabilmente si è trovato nella difficile posizione – per alcuni minuti – di valutare l’ordine di abbattimento dell’aereo, nel caso si fosse diretto su una città, un impianto industriale o una base militare.

Non abbiamo eccessive simpatie politiche per il presidente francese, ma con il senno di poi non si può tacere sul gesto di straordinaria solidarietà umana verso le vittime e i governi di Spagna e Germania, abbracciati in una dolorosa riservatezza tesa a proteggere le famiglie delle vittime e perfino le leadership politiche dei due Paesi coinvolti nell’incidente.

Allora, quel gesto umano, ma anche pesantemente politico, va tradotto in una evoluzione diversa, perché lo schianto dell’Airbus da parte di Lubitz ha uno straordinario valore paradigmatico sull’attuale situazione bloccata in Europa dalla cecità tedesca della cancelliera Merkel.

L’austerità sta piegando l’Europa, soprattutto quella meridionale, a schiantarsi sulle immaginarie alpi di una devastazione economica, delle coscienze, delle speranze di persone che potrebbero moltiplicare per migliaia di volte la follia distruttiva di Andreas Lubitz, perfino accogliendo folli visioni della religione che intendono sottoporre il mondo al furore jihadista.

Quei morti – che sono nostri morti, europei e non – e perfino le negligenze che le hanno causate chiedono a tutti noi di elaborare nuove strategie per affrontare il comune destino che gli europei hanno scritto con il sangue dei 100 milioni di morti delle due Guerre Mondiali del XX Secolo.

Nessuno Stato europeo è autosufficiente del tutto, tutti hanno bisogno in qualche modo degli altri. Noi italiani abbiamo bisogno (come i greci, forse) di riallineare il modo di gestire la cosa pubblica in modo tale da favorire gli interessi generali. Germania, Francia, Gran Bretagna e altri Paesi possono aiutarci nel riorganizzare lo Stato, ma nessuno può dirsi esclusivo depositario di verità immodificabili. Gli italiani abbiamo tanto da imparare e tanto da insegnare. Come tutti gli altri popoli della nostra meravigliosa – ma difficile – Europa.

Resta tuttavia certo che la Germania da ieri deve rivedere il modo con cui agisce in Europa: quello attuale è perito sulle Ali francesi.

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