Cgia Mestre apre focus su Legge Obiettivo 2001: “opere cantieri infiniti, costi lievitati, programma non rispettato”

Sono ben poche le principali grandi opere incluse nel programma delle infrastrutture strategiche definite dalla Legge Obiettivo nel 2001 ad essere state completamente terminate ma i costi hanno subito una vera e propria impennata

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Venezia – Grandi opere a doppia velocità con cantieri a rilento e costi che corrono: sono, infatti, ben poche le principali grandi opere incluse nel programma delle infrastrutture strategiche definite dalla Legge Obiettivo nel 2001 ad essere state completamente terminate ma i costi, invece, hanno subito una vera e propria impennata, determinata, nel tempo, anche dalle varianti in corso d’opera.

A evidenziarlo è la Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre, che riporta alcuni dei casi più eclatanti.

Si comincia dalla tratta ferroviaria ad alta velocità Milano-Bologna-Firenze. Se nella delibera del Cipe del 2001 era previsto un costo di quasi 1,3 miliardi di euro, al 31 dicembre scorso la mega opera, ormai 20140913-giuseppe-bortolussi-312ultimata, è costata oltre 13 miliardi di euro, pari ad un incremento del 917 per cento. Altrettanto significativo è lo scostamento tra il preventivo di spesa e il costo sostenuto fino adesso per la realizzazione del corridoio Jonico. Ovvero la “Taranto-Sibari-Reggio Calabria”. La nuova statale Jonica, una nastro di strada a 4 corsie di quasi 500 Km, doveva inizialmente costare poco più di 3 miliardi di euro: ad oggi il costo preventivato si aggira sui 20 miliardi di euro (+ 551 per cento).

Anche l’aumento di spesa sostenuto per la realizzazione della strada statale n° 38 della Valtellina (variante Morbegno dallo svincolo di Fuentes allo svincolo di Tartano) è stato da capogiro: +401 per cento. Se inizialmente l’investimento doveva essere di 481 milioni di euro, dopo 13 anni la spesa prevista è salita a 2,5 miliardi di euro circa.

È utile sottolineare che il risultato emerso dalle comparazioni tra il costo definito nel lontano 2001 e quello sostenuto o previsto in questo momento va preso con le pinze. Non bisogna dimenticare che rispetto a 14 anni fa molte infrastrutture hanno subito delle importanti varianti in corso d’opera“, precisa il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, spiegando che “per molte di queste, inoltre, si è reso necessario realizzare un elevatissimo numero di interventi complementari“.

Per quanto riguarda la Tav Milano-Bologna-Firenze, ad esempio, l’opera è stata definita col passare degli anni: un lavoro in progress che ha snaturato il progetto e i costi iniziali. Tutto ciò, ovviamente, ha contribuito a far lievitare i costi. Tuttavia, il dubbio rimane: come mai in Italia le grandi opere subiscono degli aumenti così importanti in corso d’opera ?”, si chiede Bortolussi.

In questa analisi, tiene a evidenziare l’Ufficio studi della Cgia, sono stati scelti 27 interventi: sono quelli di maggiore dimensione (a partire da un costo di 2,3 miliardi di euro), come da delibera del Cipe del 2001. Si fa presente che i dati non sono completamente comparabili. In seguito alla prima stima del costo delle opere individuata dal Cipe nel 2001, all’interno delle stesse aree sono stati aggiunti degli altri interventi.

Questo studio, quindi, non si propone di valutare l’aggravio dei costi per ciascuna opera nel tempo (analisi già effettuata dalla Camera dei Deputati, con riferimento al periodo 2004-2014, per un complesso di 97 opere con un aumento dei costi del 40 per cento), ma di puntualizzare come il programma delle infrastrutture strategiche sia progressivamente cresciuto, in ciascuna delle aree considerate, raggiungendo importi molto elevati. La Cgia precisa, inoltre, che il programma dell’intero piano definito dalla Legge obbiettivo ha raggiunto i 383,8 miliardi di euro alla fine del 2014, di cui 233,7 sono stati analizzati in questo lavoro.

La Legge obiettivo, approvata nel 2001 dal secondo Governo Berlusconi, ha stabilito, ricorda ancora la Cgia, le procedure e le modalità di finanziamento per la realizzazione delle grandi infrastrutture strategiche del Paese per il decennio 2002-2013. Tra queste la Cgia di Mestre ricorda il “passante di Mestre, la Brebemi, la Tav Torino-Milano e Padova-Venezia, l’autostrada Messina-Palermo e alcuni tratti della Siracusa-Gela“.

Sebbene lo stato di avanzamento di queste 27 grandi infrastrutture prosegua con una velocità molto contenuta, c’è da segnalare che le risorse da reperire per terminare i lavori sono ancora molte. A fronte di un costo per l’ultimazione dei lavori stimato al 31 dicembre 2014 in 223,6 miliardi di euro, all’appello ne mancano ben 134,6 miliardi, pari al 60 per cento del totale.

(Adnkronos)

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