Accordo sul nucleare iraniano, Mogherini raggiante, Netanyahu convoca il gabinetto di sicurezza

Dopo la firma dell’accordo con l’Iran, Obama ragliante: “Intesa storica che fermerà la bomba atomica”. Mogherini radiosa: “sconfitti i falchi di entrambe le parti”. Dalla gestione della politica estera della Casa Bianca negli ultimi dieci anni e da come l’ex ministro degli Esteri italiana – oggi Lady Pesc dell’UE – non c’è da stare allegri. C’è un unico aspetto positivo: si riallaccia un dialogo che può portare a una caduta interna del regime iraniano dei mullah: i giovani iraniani ne hanno le scatole piene dell’islam politico, vogliono vivere in pace e godendosi la vita (che è una sola). L’Iran mira a ottenere il riconoscimento dello status di potenza regionale

Nuclear Iran Talks in Lausanne, Switzerland


Losanna – Iran e i Paesi del Gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna + Germania: notino lor signori che l’Italia è assente, pur essendo tra i maggiori contributori dell’Onu) hanno raggiunto un accordo sui punti chiave del negoziato sul programma nucleare della Repubblica Islamica, in corso a Losanna. “Sono state trovate soluzioni sui parametri chiave del nucleare iraniano. La stesura dell’accordo comincia immediatamente e finirà entro il 30 giugno”, ha annunciato su Twitter il presidente iraniano Hassan Rohani.

Federica Mogherini, Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera – che non ha seguito i negoziati fino alla tappa conclusiva a Losanna, sostituita da chi l’ha preceduta nel ‘ministero farlocco degli Esteri dell’Unione Europea’ (definizione nostra) – ha letto la dichiarazione congiunta UE-Iran, secondo cui l’intesa sarà sugellata da una prossima risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Mogherini durante tutte le trattative non ha nascosto la vicinanza alla Repubblica islamica dell’Iran, facendosi riprendere spesso e volentieri accanto al ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif. Del resto, le sue posizioni filo-islamiche sono note a tutti, fin dal tempo degli studi.

In base all’accordo, alcuni siti nucleari iraniani saranno depotenziati. In particolare, l’impianto di Natanz continuerà a essere usato per l’arricchimento dell’uranio, quello di Fardowdiventerà un sito per la ricerca in materia di fisica“; il reattore ad acqua pesante di Arak sarà modificato e il plutonio prodotto andrà all’estero. Altre misure riguardano le migliaia di centrifughe necessarie all’arricchimento dell’uranio, che passeranno da 19mila e circa 5mila, tutte concentrate a Natanz.

L’accordo prevede inoltre la revoca di “tutte le sanzioni” imposte dalla comunità internazionale a Teheran.

Due giorni fa il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, aveva affermato “siamo a pochi metri dalla linea del traguardo“.

Secondo il presidente americano Barack Hussein Obama l’accordo sul nucleare iraniano è “storico“, perché Teheran non potrà più arricchire uranio per ottenere il plutonio necessario a costruire la bomba atomica, e seguendo l’omologo iraniano ha definito l’intesa preliminare come un “buon affare che soddisfa i nostri obiettivi principali“. Per Obama ora “gli Stati Uniti, gli alleati e il mondo intero saranno più sicuri“.

Che però non sia tutto adamantino è dimostrato dalle dichiarazioni del responsabile della diplomazia iraniana, Mohammed Javad Zarif, secondo il quale tra Iran e Stati Uniti restano alcune “differenze profonde“. “Abbiamo probabilmente fatto la storia” con la lunga maratona di negoziati di Losanna, ha detto Zarif in una conferenza stampa a Losanna, aggiungendo però che l’Iran “continuerà a portare avanti attività di ricerca e sviluppo nel quadro del suo programma nucleare“. “Le soluzioni definite nel comunicato di Losanna – ha poi ribadito Zarif, rilanciato dall’agenzia ufficiale iraniana ‘Irna‘ – serviranno come piattaforma sulla base della quale, se Dio vuole, la questione sarà finalizzata a maggio“. Al proprio arrivo a Teheran, il ministro degli Esteri è stato accolto dall’esultanza di una folla festante per il risultato dei colloqui di Losanna.

La delegazione iraniana di negoziatori è stata guidata dal vice di Zarif, Seyyed Abbas Araqchi, che ha dichiarato la propria soddisfazione per l’accordo in un’intervista alla tv di Stato Irib. “L’obiettivo dell’altra parte (i Paesi occidentali, ndr) – ha spiegato – era quello di creare un clima di fiducia sul fatto che l’Iran non si muoverà verso una dimensione militare dell’energia nucleare. Il nostro obiettivo era rassicurarli su questo punto e ottenere in cambio la legittimazione delle nostre richieste di base, la più importante delle quali è il riconoscimento internazionale del nostro programma nucleare“.

Tradotto, l’accordo sul nucleare serve all’Iran come riconoscimento dello status di potenza regionale, interlocutore ineludibile per la stabilizzazione del Medio Oriente, e per rientrare nella Comunità Internazionale, da cui si era distaccata nel 1979 con la Rivoluzione Islamica guidata dall’ayatollah Khomeini, dopo la quale gli atti della dirigenza iraniana aveva reso il Paese uno Stato paria.

Ma il programma nucleare – come verrà stabilizzato dopo l’accordo di Losanna e i successivi protocolli da redigere entro giugno – avrà scopi solo pacifici? Ci credono solo Obama, Mogherini e chi mente sapendo di mentire.

Tra chi non crede affatto alla buona fede del regime iraniano c’è sicuramente il governo israeliano. Oggi il Primo Ministro di Tel Aviv ha convocato il gabinetto di sicurezza per discutere dell’intesa raggiunta a Losanna. Lo riporta il sito del quotidiano ‘Haaretz‘.

Ieri, a caldo, Netanyahu era stato chiaro oltre il limite della rudezza: quello raggiunto a Losanna è un accordo che “costituisce una minaccia alla sopravvivenza di Israele“, perché secondo il premier israeliano apre la strada alla possibilità che l’Iran si doti della bomba atomica.

Il tono della conversazione tra Netanyahu e Obama è stato piuttosto duro. Lo ha riferito il portavoce di Netanyahu, Mark Regev, il quale ha riferito la valutazione del capo del governo israeliano “aumenta il rischio di una proliferazione nucleare e di una guerra orrenda“, per cui esiste solo un’alternativa: “mantenere fermezza e aumentare la pressione sull’Iran finché sarà raggiunta un’intesa migliore“. Leggendo tra le righe non è neanche una chiusura definitiva, ma una fermezza istituzionale indispensabile per proteggere Israele dalla minaccia più volte enunciata di distruzione.

Nel frattempo, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) ha salutato positivamente l’accordo di principio raggiunto a Losanna, dicendosi pronta “a svolgere il ruolo di verifica dell’attuazione delle misure relative al nucleare, una volta che l’accordo sarà finalizzato“.

Un effetto desisamente positivo – se gli sviluppi interni lo confermeranno – sarà costituito dalle indispensabili aperture del regime al mondo esterno, con il riallaccio delle relazioni diplomatiche tra Iran e Stati Uniti, un passo atteso dopo la conclusione definitiva dell’accordo.

Questa nuova fase delle relazioni Iran-Usa potrebbe rinvigorire l’opposizione interna e quelle migliaia di giovani che dell’islam politico dei mullah ne hanno piene le scatole, volendo vivere liberi di costruire la propria esistenza separando fede e vita civile. Il vero pericolo per il regime dei mullah non saranno i controlli internazionali cui dovrà sottostare l’intero accordo (eludibili in qualche modo), ma la voglia di vivere dei giovani iraniani, che costituiscono la maggioranza della popolazione.

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