Schianto volo Germanwings: Commissione UE a un passo da procedura di infrazione su Germania. Emerse lacune gravissime

Ai guai della Lufthansa, per la quale si avvicina a velocità supersonica lo spettro della bancarotta, si aggiunge uno scenario di incredibili superficialità da parte delle autorità tedesche di sorveglianza sull’aviazione civile (LBA). Germania sotto pressione da novembre in materia di sicurezza aerea. L’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (Aesa) ha reso noto di aver rilevato in Germania casi di non conformità alle regole europee “in particolare nel campo della supervisione medica“. Sembra una serie horror, che avrà ripercussioni sulla compagnia aerea tedesca e sulla Germania, che potrebbe essere chiamata in giudizio direttamente a causa della catena di inefficienze nella filiera del monitoraggio della salute psichica dei piloti

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Roma – Gli strascichi legali dello schianto dell’Airbus A-320 della Germanwings sulle Alpi francesi sembrano essere improntate a un paradigma preciso: la moltiplicazione. Secondo il ‘Wall Street Journal’, citato dal ‘Il Sole 24 Ore’, da mesi la Commissione Europea preme sulla Germania in materia di sicurezza aerea. Una notizia clamorosa, soprattutto perché – a differenza di quanto avviene per altri Stati dell’UE – passata sotto silenzio.

Approfondendo la questione, è facile rinvenire i documenti che attestano come il 26 Novembre 2014 la Commissione Junker avesse già “chiesto ufficialmente alla Germania di garantire il monitoraggio regolare di tutte le misure di sicurezza aerea negli aeroporti tedeschi“, in ossequio al regolamento europeo “n. 300/2008“, che “definisce la frequenza minima e l’ambito dei controlli che devono essere effettuati dalle autorità nazionali“.

L’aspetto preoccupante però è che la supervisione richiesta alla Germania fosse ritenuta “necessaria per consentire una pronta individuazione, e la relativa correzione, di eventuali omissioni nell’applicazione delle misure di sicurezza” in ambito aereo, ma anche per “garantire che gli aeroporti, le compagnie aeree e altri soggetti” si conformassero “alle norme comuni dell’UE“, quelle per le quali il governo di Angela Merkel tartassa ogni Stato, ricordando a tutti il dovere di rispettarle. Ricordandolo a tutti, tranne che a se stessa, evidentemente.

Infatti, la Commissione aveva rilevato “da un’ispezione” che “alcune misure di sicurezza non sono state adeguatamente monitorate dalle autorità nazionali“, ossia dalla Luftfahrtbundesamt (LBA), l’Ufficio Federale per l’Aviazione tedesco.

La richiesta della Commissione“, precisava il documento, “assume la forma di parere motivato“, con cui Bruxelles dava due mesi alla Germania per dare “una risposta soddisfacente“, pena il deferimento di fronte alla “Corte di giustizia dell’Unione europea“.

Da quanto si apprende, nel frattempo la LBA ha risposto alla Commissione Junker, che sta analizzando i termini della spiegazione fornita dall’autorità tedesca dell’aviazione civile. Senonché, l’incidente del volo Germanwings 4U9525 riapre la questione, in considerazione della catena di inefficace gestione della sicurezza medica emersa nel monitoraggio della condizione di salute di Andreas Lubitz, il copilota dell’Airbus che ha trascinato 149 persone nella sua folle corsa verso il suicidio sulle montagne della Provenza.

I mancati controlli e le sottovalutazioni delle condizioni psicologiche di Lubitz chiamano in causa nuovamente la Germania come Stato membro dell’UE, oltre che la compagnia aerea e la controllante Lufthansa, che ha in carico la gestione del recruitment del personale navigante, piloti e assistenti di volo.

Mentre sotto il profilo assicurativo Lufthansa è considerata ormai una compagnia sull’orlo del baratro della bancarotta (perché i familiari delle vittime hanno molti argomenti di dominio pubblico per addossare la responsabilità della morte dei propri cari alle lacune della compagnia aerea), sotto il profilo giuridico europeo la Germania è alle porte di una tempesta giudiziaria comunitaria, perché le lacune emerse oggi si ricollegano a quelle già rilevate nel 2011, quando la LBA finì per qualche mese sulla “black list” delle agenzie inefficienti, da cui fu tolta alla fine di quell’anno dopo aver risolto i problemi rilevati.

Problemi che – alla luce del richiamo dello scorso mese di novembre – non dovevano essere stati risolti del tutto. In particolare, negli ultimi anni la LBA aveva ricevuto ben 10 richiami sulla gestione del monitoraggio medico-sanitario dei piloti. L’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (Aesa) ha rilevato in modo ripetuto casi di non conformità airegolamenti europei in materia di sicurezza aerea, in particolare nel campo della supervisione medica“. Sotto accusa – come rileva ‘Il Sole 24 Ore‘ – la esiguità del personale impegnato nelle operazioni di monitoraggio della salute fisica e psichica dei piloti, tema ritornato con prepotenza all’ordine del giorno a causa del tragico volo schiantato sulle Alpi dal copilota Lubitz.

Secondo il ‘WSJ‘, la LBA non ha competenze in materia di monitoraggio della salute dei piloti, eccezion fatta che nel caso in cui un pilota, sospeso per motivi di salute (qualsiasi sia la natura), chieda successivamente di essere riammesso.

Esattamente quel che è avvenuto nel caso di Andreas Lubitz, il quale nel 2009 aveva sospeso la frequenza del corso di formazione per diventare pilota della Lufthansa a causa di una depressione, comunicata all’azienda, ma da questa non valutata in tutta la sua gravità. Soprattutto non comunicata alla LBA, che a propria volta avrebbe dovuto aprire un dossier di valutazione e dare il proprio bene placet alla riammissione di Lubitz. Tranne che non emerga nei prossimi giorni che questa comunicazione all’Ufficio Federale dell’Aviazione Civile tedesco la Lufthansa la trasmise e allora lo scenario sarebbe ulteriormente arricchito da un tragico colpo di scena. Secondo una fonte medica contattata dal ‘WSJ‘, in questo caso la LBA avrebbe dovuto essere coinvolta nella rete di controllo e autorizzazioni per la riammissione del pilota.

A questo punto, la Germania si trova sotto il fuoco a tenaglia di due azioni giudiziarie.

In primo luogo, difficilmente il Governo Merkel potrò sfuggire alla procedura di infrazione minacciata a novembre, senza considerare il fatto che le risposte date dalla LBA alla Commissione UE potrebbero essere state nel frattempo smentite da quanto emerso negli ultimi 10 giorni. Con valutazioni che assumerebbero un rilievo di gravità assoluta, simile a quello che consentì alla Grecia di entrare nell’Euro, falsificando i dati di bilancio.

In secondo luogo, tutta la questione dei risarcimenti infatti potrebbe chiamare in causa la responsabilità diretta del Governo tedesco, proprio a causa della catena di inefficienza che consentì a Lubitz di diventare pilota di aerei, non avendone in parte i requisiti psichici. I familiari delle vittime potrebbero citare direttamente lo Stato tedesco per il risarcimento di un danno inestimabile – come lo è sempre una vita umana – ma determinato proprio dall’inefficacia, dall’inefficienza e dall’opacità di tutta la filiera dei controlli medici e delle comunicazioni riguardanti la salute dei piloti.

Neanche il più acuto osservatore avrebbe mai scommesso un centesimo su una storia del genere, che andrà valutata in tutta la sua complessità, perché chiama in causa il vulnus fondamentale di cui soffre tutta l’architettura dell’Unione Europea: non essere uno Stato federale

Alla prossima puntata di quella che sta diventando una serie horror. Purtroppo.

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