Caso Marò, Gentiloni contro Terzi: “Ha avuto ruolo su come si è generata la vicenda”. Terzi replica: “è molto confuso”

Intervistato da Giovanni Minoli durante la quotidiana trasmissione ‘Mix 24’, il ministro degli Esteri ha ricostruito per sommi capi a Radio24 la genesi della querelle, che blocca da tre anni i due sottufficiali della Brigata San Marco nelle mani della giustizia indiana. Con l’inerte avallo del Governo italiano e dei ministri degli Esteri, che (con una sola eccezione) hanno mentito sapendo di mentire

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Roma – Sulla crisi Italia/India, che vede al centro le indagini per omicidio a carico dei due sottufficiali della Brigata San Marco Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – botta e risposta tra Paolo Gentiloni e Giulio Terzi di Sant’Agata, ministro degli Esteri attuale e titolare della Farnesina in carica quando accadde il fatto, il 15 febbraio 2012. Tre anni fa.

Gentiloni, durante ‘Mix 24’ su ‘Radio24, ha fatto gravi affermazioni (non provate) nei confronti di Terzi. Incalzato da Giovanni Minoli nella – che aveva sottolineato l’inconcludenza della politica estera italiana 20150414-minoli-gentiloninel risolvere il caso e il fatto che Terzi fosse stato l’unico a dimettersi – il ministro degli Esteri in carica ha detto che Terzi ebbe “un ruolo su come si è generata” la vicenda dei Marò, sottolineando che “le responsabilità non sono tutte uguali” e che “Terzi ha più responsabilità di Emma Bonino“, che succedette all’ex ambasciatore nella conduzione (si fa per dire) della Farnesina.

Gentiloni non ha voluto commentare le dimissioni di Terzi, da lui definite “una scelta personale“, ma non è sceso nei particolari sulle ipotetiche mancanze dell’ex ministro che avrebbero causato la crisi diplomatica con l’India, che oggi invece il Governo Renzi – tramite il suo indefesso lavoro – sta cercando di risolvere “con rapporti diretti” con il governo indiano.

Non si è fatta attendere la reazione di Giulio Terzi di Sant’Agata. “Pare che il Ministro Gentiloni sulla questione Marò sia oltremodo confuso” quando cerca di identificare i responsabili della vicenda, “non riesce a mettere bene a fuoco, e dovrebbe forse guardare in altre direzioni“, ha dichiarato in una nota l’ex ministro Terzi, uno dei più valenti e preparati diplomatici italiani all’epoca in cui la ‘scuola Fulci’ ha dato20150414-giulio-terzi-320x213 all’Italia onore e rispetto alle Nazioni Unite e in tutti i Paesi strategici per la vita internazionale del Paese.

Gentiloni dovrebbe guardare “al Ministero della Difesa (allora guidato dall’ammiraglio  Giampaolo Di Paola, ndr), che permise l’ingresso della nave italiana nelle acque territoriali indiane“, ha aggiunto Terzi; o “all’allora Presidente del Consiglio, che – ribaltando l’originale decisione di trattenere i due Marò in Italia e aprire un arbitrato internazionale – li rimandò in India“, ha continuato. Ovvero “al Governo Letta che assolutamente nulla fece per sbloccare la situazione, e anche al Governo Renzi che Lui rappresenta, che al di là di vuote dichiarazioni di principio, l’arbitrato internazionale non l’ha mai attivato“, ha ribattuto Terzi, citando la dichiarazione dell’ex ministra degli Esteri Federica Mogherini, secondo la quale “ben cinque note verbali” erano state inviate al governo indiano come atto propedeutico all’avvio dell’azione giudiziaria prevista dal diritto internazionale marittimo (UNCLOS, United Nations Convention on the Law of the Sea, Trattato di Montego Bay 1982, raggiungibile qui).

Ora Gentiloni ci stupisce dicendo che non ha alcuna soluzione per questo dossier vitale e di interesse nazionale“, continua la nota di Terzi, che si dimise proprio per la gestione del caso da parte del governo Monti. E infatti l’ex ministro ricorda: “rimandarli in India fu la Caporetto della politica estera italiana“, una sconfitta che continua, perché “nulla pare essere cambiato da quello sciagurato 23 marzo 2013, perché – invece di far valere gli interessi occidentali per l’immunità funzionale dei soldati nelle missioni antipirateria, e quelli delle Forze Armate italiane che hanno due loro rappresentanti in divisa lontani dalle loro famiglie e ostaggio di un governo straniero da oltre 3 anni –  il Governo italiano sta supinamente a guardare, continuando a lasciar mano libera all’India“.

Insomma, come sa ogni studente di scienze politiche internazionali, una nota diplomatica  ‘verbale’ è un atto di cortesia, che anticipa l’arrivo di una comunicazione ufficiale, alla cui ricezione scattano gli effetti che il governo mittente indende perseguire. L’invio di una nota ‘verbale’ rientra nelle modalità cortesi con cui un governo comunica alla controparte – con linguaggio diplomatico non verbale – l’intenzione di perseguire i propri interessi in un quadro di reciproca collaborazione, ossia senza intenzioni offensive o minacciose.

Nella fattispecie, una nota verbale avrebbe dovuto sbloccare l’inerzia indiana nel riconoscere la giurisdizione italiana (prescritta dal diritto internazionale marittimo cui ci siamo riferiti prima), evitando che si procedesse all’attivazione dell’arbitrato internazionale, che avrebbe messo l’India di fronte alle proprie responsabilità circa la violazione reiterata e continuata del diritto internazionale marittimo e perfino del diritto internazionale diplomatico.

Purtroppo, l’attivazione dell’arbitrato non è mai avvenuta, come ricorda Terzi, per cui possiamo senza tema di smentita affermare che Federica Mogherini (che ha una certa consuetudine con la menzogna) prima e Paolo Gentiloni dopo sulla questione dei Marò mentono sapendo di mentire.

Occorreva solo che glielo ricordassimo.

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