Italicum, opposizioni sull’Aventino. Guerini: “scelta strumentale”. Renzi: “Avanti su tutto!”

FI, Sel e M5S lasciano Commissione Affari Costituzionali. A scatenare la ‘rivolta’ la decisione del gruppo PD di sostituire i dieci esponenti della minoranza ‘dem’. Brunetta: “Inaccettabile deportazione”. Ma il vece-segretario del ‘Nazareno’ rilancia: “nessuna forzatura, il dibattito è assicurato”. Scotto (Sel): “Renzi tratta la commissione come una sezione Pd“. Renzi via Facebook: “abbiamo perso troppo tempo. Pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno”. Avanti, su tutto!. Risponde un utente: “EVVIVA IL DUCE”

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Roma – Le opposizioni reagiscono alla decisione del gruppo Pd di sostituire i dieci componenti della minoranza Pd in Commissione Affari Costituzionali della Camera, tra cui l’ex segretario Pier Luigi Bersani e Rosy Bindi, attuale presidente della Commissione Antimafia. E lo hanno fatto nel modo più dirompente: lasciando i lavori della commissione stessa, chiamata a votare gli emendamenti all’Italicum, il Disegno di Legge sulla nuova legge elettorale.

La posizione della maggioranza del Partito Democratico (democratico si fa per dire) è stata definita dal presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, “inaccettabile e che evidentemente vuole eliminare qualsiasi dibattito in qualsiasi senso. Di fronte a questo loro atteggiamento lasceremo al Pd tutta la responsabilità di approvarsi in commissione l’Italicum blindato, a disonore del Partito democratico stesso”. La sostituzione dei ‘ribelli’, insiste l’ex ministro, “sa tanto di deportazione“, è un fatto “democraticamente aberrante e costituzionalmente inaccettabile“.

In trincea anche Sel, che affida al capogruppo, Arturo Scotto, la ‘dichiarazione di guerra’ alla maggioranza renziana: “Renzi tratta la commissione come una sezione Pd. La sostituzione è un atto grave. Sel non partecipa a farse. Lasciamo i lavori e ci vediamo in aula”.

Identica scelta fa il Movimento Cinque Stelle: “non ci stiamo ad assistere alla farsa che il Pd ha imbastito in Commissione Affari Costituzionali dove il padrone Renzi ha epurato i suoi deputati. La riforma elettorale deve essere migliorata, se non è possibile farlo in commissione lo faremo in Aula”, spiega il deputato M5S, e componente della commissione, Andrea Cecconi. “Inutile partecipare a una farsa in cui gli attori sarebbero in larga maggioranza burattini di Renzi pronti ad alzare la mano ad ogni comando del capo”, sottolinea invece Danilo Toninelli.

I dieci deputati sostituiti sono:Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni.

Alla decisione delle opposizioni – hanno deciso di abbandonare i lavori della Commissione Affari Costituzionali per protestare contro la decisione della sostituzione di dieci esponenti della minoranza Pd – ha risposto Lorenzo Guerini, vice segretario del PD, che parla di una decisione “che sorprende” e di cui “non si comprende la ratio”.

Secondo Guerini, la decisione è incomprensibile perché “il dibattito in commissione è assicurato e perché nessuno vuole forzare il passaggio che la commissione stessa è chiamata ad affrontare. La decisione di sostituire i commissari è stata presa dall’assemblea del gruppo, secondo i regolamenti parlamentari e le regole che lo stesso gruppo si è dato. Oggi anche nelle file della minoranza c’è chi, come Meloni, definisce saggia quella scelta. Chi si scaglia contro le determinazioni del gruppo Pd, evidentemente vuole strumentalizzare per cercare di trarre qualche beneficio politico“.

“Per noi – sottolinea Guerini – è essenziale mantenere l’impegno, solenne, preso con gli italiani all’inizio della legislatura, quando tutte le forze politiche si erano espresse a favore di una riforma elettorale“.

Il testo che oggi è al vaglio della prima commissione – ricorda Guerini – è il frutto di un percorso parlamentare durato 14 mesi. È stato approvato al Senato con molte modifiche rispetto all’articolato originario ed è stato votato da Forza Italia che oggi fa scelte diverse in nome di una deriva polemica che non è utile neppure alla stessa Forza Italia”.

Evidentemente al PD non considerano neanche come ipotesi accademica di essere in una situazione di grave offesa delle prerogative costituzionali del Parlamento e dei suoi organi.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha affidato a Facebook una lunga risposta. Secondo Renzi, “da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Il PD ne ha discusso durante le primarie, in assemblea nazionale, in direzione, ai gruppi parlamentari, ovunque. La proposta – che è stata sempre votata a stragrande maggioranza – è stata approvata anche dal resto della maggioranza e dai senatori di Forza Italia”, afferma in merito all’iter legislativo che oggi ha subito un’interruzione, per l’uscita delle opposizioni dalla Prima Commissione della Camera.


Da anni diciamo che è una priorità cambiare la legge elettorale. Il PD ne ha discusso durante le primarie, in assemblea…

Posted by Matteo Renzi on Martedì 21 aprile 2015


Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude – continua il commento su Facebook – e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo. “Ma no, noi non siamo così“, sottolinea Renzi.

È tempo di decidere, dunque. Perché ci hanno insegnato che quando si vota all’interno di una comunità si rispettano le decisioni prese assieme”. “Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in Commissione – ricorda il PdCM – dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze”.

Avanti, su tutto!“, prosegue il commento di Renzi, che poi cambia argomento, anticipando che “oggi in Consiglio dei Ministri” si darà il “via libera a tre decreti della delega fiscale a partire da quello sulla fatturazione elettronica”, al “Libro Bianco della Difesa al Quirinale, lavoro sul ddl scuola in Commissione dopo una lunga discussione coi parlamentari PD mentre procede al Senato la riforma della PA e cresce l’attesa per Expo”.

Può piacere o meno, ma dopo anni di immobilismo l’Italia si è rimessa a correre. E noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti, ma senza farci fermare da nessuno”, conclude il presidente del Consiglio dei Ministri, in stato di evidente eccitazione da vertigine.

Il potere logora chi non ce l’ha, ma di certo può far girare la testa a chi non ne è abituato e a chi non ha scalato i vari livelli di governo con sufficiente gradualità.

ULTIMO AGGIORNAMENTO 21/04/2015, ORE 22:24:30 | (Credit: Adnkronos) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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