Oggi Consiglio Europeo su traffico di migranti e rafforzamento di Frontex, abbozzo di politica mediterranea

Il vertice straordinario dei Capi di Stato e di Governo dell’UE al vaglio delle 10 proposte elaborate dalla Commissione Europea lunedì scorso a Lussemburgo. Verso missione della Pesd in Libia, ma il Governo italiano non manca di contraddittorietà nell’avocare il rispetto del dovere di soccorso in mare, secondo le norme del diritto internazionale marittimo (UNCLOS), quelle stesse norme di cui non si impone il rispetto all’India nella vicenda dei due fucilieri di Marina, Latorre e Girone

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Bruxelles – Oggi riunione straordinaria del Consiglio dei capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea nella capitale comune, Bruxelles, per ragionar sulle misure da intraprendere di fronte alla pressione migratoria proveniente dal Nord Africa e per evitare altre tragedie di migranti annegati nel Mediterraneo.

Sul tavolo le 10 proposte elaborate dalla Commissione Europea lunedì scorso alla fine della Consiglio straordinario dei Ministri degli Esteri e dell’Interno, a Lussemburgo. Di tale sorta di “decalogo” le attese si concentrano soprattutto sui primi due punti, azioni urgenti che non possono attendere la presentazione della nuova “Agenda per la politica dell’immigrazione”, che la Commissione UE presenterà a metà maggio.

Il primo punto è il rafforzamento delle operazioni congiunte nel Mediterraneo Triton e Poseidon, condotte dall’Agenzia Frontex per la sorveglianza delle frontiere esterne: un consolidamento sia in termini finanziari che di personale e mezzi, attraverso un’estensione del raggio d’azione, che dovrebbe significare, in realtà, un potenziamento delle loro capacità di ricerca e salvataggio in mare (SAR, Search and Rescue).

Il secondo mira a uno “sforzo sistematico per individuare, confiscare e distruggere i natanti prima che siano usati dai trafficanti” in Libia, attraverso un’azione mista militare e civile della Pesd (Politica europea di sicurezza e difesa comune), probabilmente con mandato delle Nazioni Unite, sul modello della missione militare Atalanta che l’Ue ha compiuto con successo in funzione antipirateria al largo del Corno d’Africa.

Dall’approvazione e dalla concretizzazione rapida di questi due punti (gli altri sono meno importanti, o richiederanno comunque più tempo) si misurerà il successo del Consiglio Europeo straordinario di domani e la determinazione dei capi di Stato e di Governo dei 28 Stati membri dell’UE a fare davvero, questa volta, quanto dichiarato sull’onda dell’emozione delle opinioni pubbliche, ogni volta che i morti annegati vanno oltre il centinaio e non possono più essere ignorati.

Secondo la bozza di conclusioni del vertice, l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune europea, Federica Mogherini, sarà “invitata a cominciare immediatamente i preparativi per una possibile operazione di sicurezza e difesa comune a questo scopo, in accordo con il diritto internazionale“.

Alcuni dettagli dell’operazione saranno conosciuti in seguito, perché in quest’azione sarà molto importante l’intelligence e la capacità di individuare le basi, i barconi e le reti di supporto dei trafficanti di esseri umani, per neutralizzarne le potenzialità di trasporto e di gestione del traffico di migranti e non solo.

Fonti del Consiglio Europeo hanno insistito che l’operazione esclude un intervento militare di terra in Libia (“no boot on the ground”), è difficile non pensare che le operazioni “chirurgiche” prospettate non necessitino di mezzi aereonavali, elicotteri, forse droni (che l’Italia non ha, ndr), e forse attacchi a sorpresa con insursori.

Non è ancora chiaro neanche se sarà necessario un mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (la Russia sembra reticente). Più difficile da assicurare è il consenso dei 28 attorno all’ipotesi di un’estensione alle attività di “Search and Rescue” dell’attuale missione di controllo delle frontiere svolta dalle operazioni Triton e Poseidon dell’agenzia Frontex. L’idea è quella di raddoppiare i mezzi e le risorse attuali. Ma nessun paese (salvo Italia, Grecia e Malta) è disposto a spingere per una nuova operazione europea dell’ampiezza di Mare Nostrum, esplicitamente finalizzata al salvataggio dei migranti, finanziata questa volta dall’Ue, come hanno chiesto, fra gli altri, l’Onu e Amnesty International.

Fra i governi dell’Ue è ancora forte l’idea che le operazioni tipo Mare Nostrum di fatto siano un “pull factor”, un fattore di attrazione per trafficanti di migranti, che utilizzerebbero con abilità la disperazione dei migranti per infiltrare – tra l’altro – anche persone con ben altre intenzioni.

Per questo motivo l’anno scorso l’Ue aveva di fatto costretto il Governo italiano a chiudere Mare Nostrum, sostituendo quella operazione con la missione Triton di sorveglianza delle frontiere. Tuttavia, anche non modificando la missione di Frontex, estendere o raddoppiare i finanziamenti, il personale, i mezzi e soprattutto l’area di mare coperta significherà “de facto” trasformare la portata dell’operazione, potenziando le attività di ricerca e salvataggio, imposte dal diritto internazionale marittimo (UNCLOS), lo stesso diritto internazionale che il Governo italiano rispetta per i migranti (giustamente), ma non chiede sia rispettato per i due fucilieri della Marina Militare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, rimasti bloccati nelle maglie della giustizia indiana.

Resta significativo che nella formale lettera di convocazione del vertice, il presidente stabile del Consiglio Europeo, Donald Tusk, abbia scritto: “la nostra priorità prevalente è quella di impedire che ci siano nuovi morti in mare“. Comunque un cambiamento di prospettiva.

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