Papa al Regina Coeli: prego per le vittime del terremoto in Nepal”. Abbiano “solidarietà fraterna” (VIDEO)

Il Buon pastore: “Cristo pastore è una guida premurosa che partecipa alla vita del suo gregge, non ricerca altro interesse, non ha altra ambizione che quella di guidare, nutrire, proteggere le sue pecore. E tutto questo al prezzo più alto, quello del sacrificio della propria vita”. Due sacerdoti appena ordinati alla finestra con Francesco

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Città del Vaticano – Il Papa prega per le vittime del terremoto in Nepal e invita ad aiutare il Paese. Francesco, che già ieri aveva espresso la sua vicinanza a quanti sono stati colpiti dal sisma con un telegramma del Segretario di Stato vaticano card. Pietro Parolin a mons. Paul Simick, vicario apostolico del Nepal, oggi dopo il “Regina Caeli”, ha detto:desidero assicurare la mia vicinanza alle popolazioni colpite da un forte terremoto in Nepal e nei Paesi confinanti. Prego per le vittime, per i feriti e per tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità. Abbiano il sostegno della solidarietà fraterna e preghiamo la Madonna perché gli sia vicina”.

Prima della recita della preghiera mariana, alle 70mila persone presenti in piazza san Pietro il Papa, ricordando l’ordinazione di nuovi sacerdoti appena avvenuta in basilica, aveva sottolineato il significato del “Buon pastore”, che “non è motivato da alcuna necessità, non è condizionato da alcun calcolo, non è attratto da alcun interessato desiderio di scambio”. E che chiama “quanti hanno la missione di guide nella Chiesa, sacerdoti, vescovi, papi, “ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia”.

E Francesco ha voluto accanto a sé, alla finestra del suo studio, due dei nuovi sacerdoti, che assieme a lui, hanno benedetto la folla.

“La Quarta Domenica di Pasqua – aveva detto prima – detta Domenica del Buon Pastore, ogni anno ci invita a riscoprire, con stupore sempre nuovo, questa definizione che Gesù ha dato di sé stesso, rileggendola alla luce della sua passione, morte e risurrezione. «Il buon pastore offre la vita per le pecore» (Gv 10,11): queste parole si sono realizzate pienamente quando Cristo, obbedendo liberamente alla volontà del Padre, si è immolato sulla Croce. Allora diventa completamente chiaro che cosa significa che Egli è ‘il buon pastore’: ha offerto la sua vita in sacrificio per noi. Per te, per te, per me. Per questo è il buon pastore! Cristo è il pastore vero, che realizza il modello più alto di amore per il gregge: Egli dispone liberamente della propria vita, nessuno gliela toglie (cfr v. 18), ma la dona a favore delle pecore (v. 17). In aperta opposizione ai falsi pastori, Gesù si presenta come il vero e unico pastore del popolo: il cattivo pastore pensa a sé stesso e sfrutta le pecore; il pastore buono pensa alle pecore e dona sé stesso. A differenza del mercenario, Cristo pastore è una guida premurosa che partecipa alla vita del suo gregge, non ricerca altro interesse, non ha altra ambizione che quella di guidare, nutrire, proteggere le sue pecore. E tutto questo al prezzo più alto, quello del sacrificio della propria vita”.

“Nella figura di Gesù, pastore buono, noi contempliamo la Provvidenza di Dio, la sua sollecitudine paterna per ciascuno di noi. La conseguenza di questa contemplazione di Gesù Pastore vero e buono, è l’esclamazione di commosso stupore che troviamo nella seconda Lettura dell’odierna liturgia: «Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre…» (1 Gv 3,1). È davvero un amore sorprendente e misterioso, perché donandoci Gesù come Pastore che dà la vita per noi, il Padre ci ha dato tutto ciò che di più grande e prezioso poteva darci! È l’amore più alto e più puro, perché non è motivato da alcuna necessità, non è condizionato da alcun calcolo, non è attratto da alcun interessato desiderio di scambio. Di fronte a questo amore di Dio, noi sperimentiamo una gioia immensa e ci apriamo alla riconoscenza per quanto abbiamo ricevuto gratuitamente. Ma contemplare e ringraziare non basta. Occorre anche seguire il Buon Pastore. In particolare, quanti hanno la missione di guide nella Chiesa – sacerdoti, vescovi, papi – sono chiamati ad assumere non la mentalità del manager ma quella del servo, a imitazione di Gesù che, spogliando sé stesso, ci ha salvati con la sua misericordia. A questo stile di vita pastorale di Buon pastore sono chiamati anche i nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, che ho avuto la gioia di ordinare questa mattina nella Basilica di San Pietro. E due di loro si affacceranno per ringraziarvi delle vostre preghiere e per salutarvi”.

“Maria Santissima – ha concluso – ottenga per me, per i Vescovi e per i sacerdoti di tutto il mondo la grazia di servire il popolo santo di Dio mediante la gioiosa predicazione del Vangelo, la sentita celebrazione dei Sacramenti e la paziente e mite guida pastorale”.

(AsiaNews)

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