Il 30 aprile 1994 Roland Ratzenberg perdeva la vita a Imola, ma ritrovava per sempre la sua famiglia

Un destino beffardo che dovrebbe fare riflettere sempre: la felicità a volte è alla portata di una pacca sulle spalle, tutto il resto è antologia da scrivere ogni giorno

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Imola, Gran Premio di San Marino, una delle pagine più nere del motorsport.

Una fiera di dolore, con protagonista la morte. Sabato 30 aprile fu Roland Ratzenberger a cadere sull’altare della passione.

20150430-roland-ratzenberger_280x350Un destino beffardo quello del pilota austriaco.

Anni prima Roland aveva detto ai suoi genitori che voleva correre in macchina. Loro non erano d’accordo: se ne andò di casa. Interruppe i rapporti con la propria famiglia. Scelte dolorose, per tutti.

Così Roland iniziò il suo peregrinare tra vari campionati, un ‘viaggio’ che lo portò anche in Giappone dove ottenne anche buoni risultati.

Poi il ritorno in Europa per il sogno: “Formula 1”.

I rapporti con i genitori si riallacciarono.

Aveva preso casa a Salisburgo e a Imola aveva con sé le copie delle chiavi di casa sua da dare alla famiglia. Tutti sappiamo come poi andò.

Quanto, giorni dopo la tragedia, i genitori aprirono l’uscio di casa di Roland, trovarono moltissimi trofei sparsi per le stanze e capirono che quel sogno del figlio non era una follia: era veramente bravo…

E così, immersi in un dolore che non si può augurare ad alcuno, si resero conto che avevano perso molte occasioni per gioire e festeggiare con l’amatissimo figlio.

Una lezione che dovremmo ricordare tutti, ogni giorno.

Ciao Roland.

(Ha collaborato la Redazione Sport) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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