Libertà religiosa in India, la USCIRF a Washington accusa: “con Modi, peggiorata la situazione” per minoranze (VIDEO)

La Commissione Federale per la Libertà Religiosa nel mondo (USCIRF) ha presentato il ‘Rapporto 2015’ e per l’India i suggerimenti alla Casa Bianca tengono contro dello stato drammatico delle minoranze religiose sottoposte anche a un programma di conversione forzata, la Ghar wapsi (ritorno a casa). “Dalle elezioni dello scorso anno, le minoranze religiose hanno subito un aumento di attacchi e di violenze verbali. Il governo non fa abbastanza per fermarle”. New Delhi fa spallucce: “Non comprendete il Paese”

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Washington – Il ‘Rapporto 2015‘ sulla libertà religiosa della USCIRF, United States Commission on International Religious Freedom, ha puntato il dito sulla situazione in India, aggravatasi con l’arrivo al potere di Nahredha Nodi, Primo Ministro e capo del Bharatiya Janata Party.

La USCIRF è una commissione federale statunitense bipartisan istituita dall’International Religious Freedom Act del 1998 con lo scopo di studiare la situazione del rispetto della libertà religiosa nel mondo e di proporre all’Amministrazione del Presidente federale consigli e suggerimenti per poter sviluppare una coerente politica americana fondata sul rispetto di quella che è definita “la libertà delle libertà”.

Secondo gli esperti interpellati dalla Commissione, dalle elezioni generali dello scorso anno e dalla conseguente vittoria del premier Modi “sono aumentati gli attacchi compiuti da estremisti indù contro le minoranze religiose. Inoltre si sono moltiplicati i commenti sprezzanti e discriminatori da parte di politici collegati al Bharatiya Janata Party al governo, che non vengono sanzionati per il loro comportamento“.

Minoranze religiose accusano di frequente l’RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh, ndr) e il VPP (Vishva Hindu Parishad, ndr) e altri gruppi e individui nazionalisti Indù di intolleranza discriminazione e violenza contro di loro“, denuncia il ‘Rapporto’, che cita anche casi di compiacimento da parte delle forze di polizia. “Secondo quanto riferito, la polizia locale di rado fornisce protezione, rifiutare di accettare denunce, raramente indaga e in alcuni casi incoraggia i cristiani a convertirsi o a nascondere la loro religione“.

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Ma le violenze e le discriminazioni sono rivolte anche ai musulmani.La comunità musulmana in India ha sperimentato anche l’aumento di molestie e violenza. Fronteggia significative campagne di odio perpetrate da gruppi, politici locali e stata nazionalisti indù, che includono il ricorso a un’ampia propaganda sui media che accusa i musulmani di essere terroristi; di spiare a favore del Pakistan; o di rapire con la forza, di convertire e di sposare donne indù – si legge nel rapporto. Le accuse dei nazionalisti indù ai musulmani comprendono anche quella di “mancare di rispetto all’Induismo, macellando le vacche“.

Tra i casi sottolineati dallo ‘USCIRF 2015 Annual Report‘ c’è il piano per “riconvertire4.000 famiglie cristiane e 1.000 famiglie musulmane all’induismo. La pratica, nota come “Ghar wapsi” (ritorno a casa, ndr), è uno dei pilastri della politica radicale hindutva, secondo cui “ogni indiano deve essere indù“.

Per la Commissione questi comportamenti “violano lo status” dell’India, che “nonostante si professi pluralista, democratica e secolare” non è in grado di “proteggere le comunità religiose di minoranze“, perché “continua un clima di impunità per coloro che le attaccano“.

Tra le ‘raccomandazioni’ indirizzate alla Casa Bianca, la USCIRF include l’inserimento delle “preoccupazioni sulla libertà religiosa nei contatti bilaterali” Usa-India, incluso il quadro dei futuri Dialoghi Strategici, perché le discriminazioni siano eliminate sia a livello statale che federale; ma anche l’incremento dell’attenzione dei diplomatici statunitensi in India, attraverso una pressione a favore del rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa (che è un diritto umano), che si possa esprimere anche “attraverso visite dell’Ambiasciatore e di altri funzionari nelle aree dove si sono verificate violenze comuni motivate da motivi religiosi“.

Ancora, la Commissione sulla Libertà Religiosa suggerisce al Presidente degli Stati Uniti disollecitare il governo centrale indiano di premere sugli Stati che hanno adottato leggi anti-conversione di abrogare o emendare queste norme, per conformarsi agli standard dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale“, ma anche di “rendere chiara l’opposizione degli Stati Uniti alle leggi che limitano la libertà di pensiero e di associazione, che spesso vengono violate dagli estremisti indù per giustificare le violenze religiose.

A questo duro documento l‘India ha replicato in modo sferzante, sostenendo che “si basa su una comprensione limitata dell’India, della sua Costituzione e della sua società“. “Noi non abbiamo intenzione di recepirlo“, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Vikas Swarup, dopo la presentazione del ‘Rapporto’ al Congresso degli Stati Uniti.

Per leggere il rapporto sull’India, cliccare qui

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(Credit: AsiaNews, USCIRF) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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