Impronta digitale al posto della firma per le persone disabili. La saggia proposta anti-burocrazia di Ileana Argentin (malgrado sia del PD)

La deputata dem: “cancelliamo la diversità”. Anche chi non ha l’uso delle mani potrà sottoscrivere qualsiasi atto amministrativo pubblico o privato. In Italia 3,2 milioni di persone con limitazioni funzionali

Ileana Argentin, deputata del PD, prima firmataria del disegno di legge
Ileana Argentin, deputata del PD, prima firmataria del disegno di legge

Roma – L’impronta digitale valida come firma su qualsiasi atto pubblico o privato per liberare chi ha gravi limitazioni funzionali, e non ha l’uso delle mani, da lacci e lacciuoli della burocrazia, più odiosi che mai in questi casi. A proporlo è la deputata Pd Ileana Argentin. “Cancellare la diversità, soprattutto quella basata su limiti imposti dalla società e non sulle capacità reali della persona con disabilità motorie. Questa proposta di legge – afferma  – nasce per garantire pari dignità a ogni persona“.

“Anche a me è capitato di non poter firmare la mia carta d’identità, peraltro in un municipio inaccessibile alle sedie a rotelle in cui non sono potuta entrare, costretta a risolvere il problema praticamente sulla strada”.

La parlamentare democratica è sulla sedia a rotelle perché soffre di amiotrofia spinale, una malattia che indebolisce progressivamente l’apparato muscolare. Un assistente l’accompagna sempre a Montecitorio e l’aiuta in ogni sua azione quotidiana. Se si cerca un ‘caso’ esemplare – per sostenere l’utilità e la bontà della proposta Argentin – è la stessa deputata Pd a fornirlo.

Un caso emblematico, che fa ben comprendere a quali enormi difficoltà vadano incontro nella quotidianità le 20150504-impronte-digitali-320x213persone con gravi limitazioni funzionali. La proposta di Argentin vuole contribuire a garantire loro una vita più indipendente. “È inaccettabile – Argentin sottolinea – che ancora oggi si debbano tollerare assurde lacune legislative che impediscono a donne e uomini con titoli di studio e lauree di sottoscrivere documenti o dichiarazioni e di poter affermare la propria identità al pari degli altri“.

“Non è possibile fare una stima precisa, ma i disabili che oggi subiscono questa situazione sono davvero tanti”, insiste Argentin, che ricorda come sui documenti venga registrata l’impossibilità di firmare, “squalificando in maniera permanente la persona con disabilità, resa in questo modo ‘incapace’ di sottoscrivere la propria volontà. In alcuni casi, invece, si preferisce optare per la firma di un parente. Visto che siamo di fronte alla riforma della Pa, è il momento giusto per agire, perché i diritti sono per tutti e uno Stato democratico non deve ignorare nessuno”.

“Questa legge – dice la deputata dem – restituisce un diritto a chi in questo momento non ce l’ha ma rappresenta anche un dovere per tutti, quello di cancellare la diversità e il disagio ovunque essi si trovino: alla porta d’ingresso di un edificio o nei meandri dell’apparato burocratico. La disabilità esiste ogni volta che una persona con delle caratteristiche fisiche particolari è costretta a sentirsi diversa a causa dagli altri”.

Anche il Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (Cnipa), ricorda Argentin, ha riconosciuto questo problema burocratico e legislativo. E la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, approvata all’unanimità da 187 Paesi, ha sancito che la situazione di handicap “non deve più solo essere considerata come condizione sanitaria, bensì come fenomeno di esclusione sociale”.

In Italia, secondo i dati dell’Istat, le persone con limitazioni funzionali sono 3,2 milioni circa, di cui 2 milioni 500mila anziani. Più alta la quota delle donne: il 7,1% contro il 3,8 tra gli uomini. Hanno limitazioni di tipo motorio 1 milione e 500mila persone, pari al 2,6% della popolazione di 6 anni e più, con quote molto più alte dopo i 75 anni.

Nella maggioranza dei casi (55,5%), le persone cumulano più tipi di limitazioni funzionali (1 milione 800mila persone). In particolare, sono circa 900mila (pari al 29,3%) le persone che riferiscono sia limitazioni motorie che difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane. Le persone disabili gravi sono circa 51mila.

(Adnkronos)

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