Medio Oriente, iniziata corsa a proliferazione nucleare? Sauditi verso acquisto armi nucleari ‘pronte’ dal Pakistan

Secondo fonti dell’intelligence americana, riportate dal ‘Sunday Times‘ e rilanciate dal ‘The Indipendent‘, l’Arabia Saudita avrebbe già acquistato un’arma nucleare, mettendo all’incasso la ‘cambiale geopolitica’ firmata negli Anni ’70, quando iniziò il piano di investimenti multimiliardari nel Paese asiatico e che servì anche per finanziare la corsa all’arma atomica in funzione anti-indiana. Nel Golfo si può aprire una corsa al nucleare di tutte le petromonarchie per bilanciare il potere dell’Iran sciita

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Londra – L’assetto geopolitico del Medio Oriente potrebbe subire una clamorosa accelerazione verso la corsa agli armamenti, anche non convenzionali. E questo scenario si avvicina con l’appropinquarsi della data del 30 giugno, termine per la conclusione dei colloqui tra il Gruppo 3+3 (Usa, Russia e Cina + Francia, Gran Bretagna e Germania) e l’Iran sulla questione nucleare, di cui è stato già raggiunto all’inizio di aprile una sorta di road map, che prevede la limitazione delle capacità di ricerca nucleare dell’Iran (soprattutto a fini militari) in cambio della chiusura del regime di sanzioni che colpiscono Teheran.

Secondo fonti di intelligence americane, citate dal ‘Sunday Times‘ domenica e ieri dal ‘The Indipendent’, l’Arabia Saudita avrebbe abbandonato ogni tentennamento e sarebbe sul punto di acquistare dal Pakistan un ordigno atomico ‘chiavi in mano’, ossia già pronto e funzionante, per superare in capacità atomica militare l’Iran sciita.

20150519-Salman-bin-Abdulaziz-Al-Saud-320x236Secondo il funzionario statunitense, la cui identità è coperta da anonimato, “c’è già un accordo da lungo tempo con i pakistani” sulle armi nucleari, ma ora il nuovo re Salman bin Abdulaziz Al Saud “ha ora preso la decisione di procedere” all’acquisizione che muterebbe l’equilibrio geopolitico nel Golfo Arabico-Persico.

L’intelligence occidentale ritiene peraltro che i legami tra Arabia Saudita e Pakistan siano solidi fin dagli Anni ’70, ovvero da quando partì il programma nucleare pakistano, che sarebbe stato cofinanziato dai sauditi per sostenere un altro Paese musulmano sunnita nella corsa alle armi nucleari in Asia centra e, soprattutto, in funzione anti-indiana.

Interpellati sulla questione, anonimi funzionari pakistani hanno negato la possibilità che il Paese possa consentire l’accesso alla tecnologia nucleare a un altro Stato, ma la posizione è relativamente importante, visto che il Pakistan, l’India e Israele – Paesi che hanno dichiarato di detenere capacità nucleare militare – non sono firmatari del Trattato di Non Proliferazione Nucleare (TNP). Del resto, pur distante migliaia di chilometri, il Pakistan fa parte della Coalizione anti-Houtsi che combatte gli insorti sciiti in Yemen.

Le monarchie petrolifere del Golfo sono in fibrillazione per l’eventuale accordo tra il Gruppo 3+3 e l’Iran sulla questione nucleare, perché gli osservatori ritengono che le limitazioni e i controlli imposti a Teheran servirebbero solo a rendere più complicata la corsa all’arma nucleare, ma non a fermarla. La firma di questo accordo – prevista entro il 30 giugno prossimo – aprirebbe così una corsa per riequilibrare l’ordine geopolitico in un quadro regionale preoccupante, visto l’incedere dei movimenti fondamentalisti neo-califfali, che hanno mostrato alcuna remora nell’utilizzare ogni arma per sterminare ‘gli infedeli’.

La determinazione saudita avrebbe tolto ogni freno in considerazione della politica di Obama in Medio Oriente, visto che il 44° presidente americano cerca il colpo a effetto da sfruttare a fini elettorali, in prospettiva dellle presidenziali del 2016, in cui la sua promessa subentrante – Hillary Clinton – parte con l’handicap di una serie di inchieste del Congresso che potrebbero ostacolarne l’elezione.

In Arabia Saudita la religione musulmana è interpretata secondo i dettami wahabiti, la corrente più radicale islamica e a cui si rifanno tutti i movimenti fondamentalisti islamici, a partire dal sedicente Stato Islamico per finire alla ‘Fratellanza Musulmana’ egiziana.

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