Carceri, allarme droga: nei penitenziari in Italia il 60% dei detenuti ne fa uso
Il 33% assume cannabis, il 40% cocaina e circa il 5% anfetamine. I dati emergono dall’incontro annuale della neonata Federazione Europea per la Salute Penitenziaria ‘Health Without Barriers/HWBs‘, riunita a Cagliari
Cagliari – Allarme droga nelle carceri. In Italia circa il 60% dei detenuti fa uso di droghe, il 33% cannabis, il 40% cocaina e circa il 5% anfetamine. E c’è chi vanta, in Europa, numeri ancora più allarmanti. È il caso dell’Olanda che, tra i Paesi che vedono il maggior uso in carcere di droghe, raggiunge quota 80%, soprattutto per quanto riguarda la cannabis.
È il quadro emerso nel corso dell’incontro annuale della neonata Federazione Europea per la Salute Penitenziaria ‘Health Without Barriers/HWBs‘, riunita a Cagliari. La Federazione Europea, composta da esperti e società scientifiche nazionali indipendenti come la SIMSPe-Onlus, la SESP (Spagna), l’APSEP (Francia), il NAPDUK (Regno Unito), il DIJ (Olanda), ha come obiettivo la promozione della salute e i diritti umani nelle carceri europee.
I DATI – Sono due milioni in Europa i detenuti ospitati nelle strutture penitenziarie, con un tasso di occupazione media del 104%. Il Paese con il maggior tasso di sovraffollamento, rispetto alla capienza massima tollerabile, è la Grecia, con il 133,9%, mentre 680mila sono gli utenti delle prigioni russe. Numeri alti, che aiutano a fotografare un ambiente che ha bisogno di un forte cambiamento, soprattutto a causa di un sistema penitenziario che non riesce a controllare adeguatamente la popolazione presente.
Secondo i dati del Centro Europeo per il Monitoraggio sulle Droghe e le Dipendenze (Emcdda), quando un utente arriva in carcere con un’incriminazione o una sentenza relativa all’uso ed allo spaccio di droghe, è soprattutto la cannabis la sostanza incriminata, per il 73,7% delle persone. Di questa percentuale, l’84,9% arriva in carcere per uso, il 12,6% per spaccio. A seguire, le altre sostanze stupefacenti sono la cocaina (8,4%), anfetamine (5,7%), altre sostanze (5,3%), eroina (4,7%), ecstasy (1,2%).
LA DIPENDENZA – Colpisce ed affligge anche all’interno delle mura carcerarie: in Italia circa il 60% dei detenuti fa uso di droghe, il 33% cannabis, il 40% cocaina e circa il 5% anfetamine. Tra i Paesi che vedono il maggior uso in carcere di droghe, l’Olanda raggiunge quota 80%, soprattutto per quanto riguarda la cannabis. Anche in Spagna si consuma principalmente la stessa sostanza, circa il 58% dei detenuti, ma percentualmente l’Olanda ed il Regno Unito (70%) sono i Paesi con maggior consumo di cannabis in Europa. Sempre nelle carceri degli stessi due Paesi il 79% della popolazione penitenziaria usa sostanze stupefacenti. Una situazione che preoccupa anche le strutture italiane: nella classifica il nostro è al 7° posto, su 17 Paesi monitorati. I detenuti che registrano un minor consumo di stupefacenti sono invece in Slovenia, Romania e Croazia.
“La Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – dichiara Massimo Andreoni, professore di Malattie Infettive, Università di Roma Tor Vergata e Presidente Simit – è molto interessata al prossimo convegno nazionale di medicina penitenziaria in quanto ritiene che le istituzioni nel mondo carcerario rappresentano una priorità . Recenti studi condotti in merito, infatti, dimostrano come la percentuale di detenuti con infezioni da virus epatitici, dal virus dell’Aids e da tubercolosi sia rilevante”.
“La sanità penitenziaria appartiene alla medicina sociale – aggiunge il Luciano Lucanìa, attuale vice-presidente Simspe – il carcere non è un luogo di cura o di ricovero, ma una residenza, ospitando coattivamente delle persone che altrimenti sarebbero altrove. Ciò che avviene nelle carceri ha dunque una valenza socio-sanitaria, in quanto il carcere resta una parentesi transitoria nella vita di un individuo: la questione sociale è dunque una componente del problema”.
(Adnkronos)
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