Stato Islamico lancia ultimatum alle donne siriane: ‘spose o schiave’ (mentre Obama s’inventa i nemici neo-sovietici)

Imposto ad alcune ragazze non sposate o rimaste vedove durante la guerra in Siria. La storia raccontata al quotidiano britannico ‘The Telegraph’ da una donna riuscita a fuggire in Turchia

 Shokrana Khalil Alawi (37) e suo figlio Mustafa (Photo Credit: Ruth Sherlock/The Telegraph)
Shokrana Khalil Alawi (37) e suo figlio Mustafa (Photo Credit: Ruth Sherlock/The Telegraph)

Londra – Il sedicente Stato Islamico avrebbe lanciato una sorta di ultimatum informale alle donne siriane non sposate o rimaste vedove nel conflitto in corso dal marzo del 2011. A queste donne verrebbe chiesto di unirsi in matrimonio con un jihadista pena la riduzione in schiavitù.

Tra queste donne ci sarebbe stata anche Shokrana Khalil Alawi, vissuta per quattro anni sola con il figlio Mustafa di 7 anni a Dier Ezzor, in Siria, dopo essere rimasta vedova del marito, un ex agente dell’intelligence siriana, passato agli insorti dell’Esercito Siriano Libero (fronte laico anti Assad) all’inizio della protesta contro il regime del presidente della Siria. Il marito della donna fu ucciso in battaglia qualche settimana dopo la sua diserzione e la donna fu inserita nella ‘lista nera’ del regime baathista siriano, impossibilitata a tornare ad Hassakeh – dove abita la famiglia di origine – e bloccata con il figlio a Dier Ezzor, dove insegnò come volontaria presso una scuola elementare aperta in un bunker sotterraneo.

La donna, che ha 37 anni, racconta che un jihadista marocchino di 10 anni più giovane si è presentato a casa sua chiedendo la sua mano. Al rifiuto, “ha emesso un ultimatum: o mi sposi o diventerai mia schiava“. L’episodio è avvenuto al culmine di una originale ‘corte’ pressante da parte dell’uomo, iniziata molto tempo prima.

Shokrana Khalil Alawi donna ha raccontato al quotidiano britannico ‘The Telegraph’ la sua storia, sottolineando che la sua esperienza non è un evento raro e che migliaia sono le donne non sposate a subire la stessa sorte nelle zone controllate dai miliziani jihadisti del cosiddetto Stato Islamico in Siria.

Un giorno, mentre andava a scuola, la Shokrana Alawi fu notata, senza velo in testa, dal miliziano che l’avvicinò (eccitato dall’assenza di velo? Ah saperlo…) e le chiese di sposarlo. “All’inizio pensavo fosse uno scherzo”, ricorda la donna, che poi ricostruisce il crescendo di pressione da parte di questo marocchino 27enne prima miliziano del Fronte al-Nusra (legata ad al-Qaeda) e poi confluito nelle milizie del sedicente Stato Islamico autoproclamatosi ‘califfato’ nel 2014.

Il jihadista chiese in sposa più volte la Alawi, anche tramite un uomo a lei vicino, secondo le norme della shariaa, ma lei rifiutò sempre questa originale dichiarazione di ‘amore’. Quando le milizie dello Stato Islamico entrarono a Deir Ezzor, il jihadista abbandonò ogni ‘timidezza’ e passò all’azione islamista. Si presentò a casa della donna e, di fronte all’ennesimo rifiuto, proclamò l’ultimatum: “o mi sposi o diventerai mia schiava“.

A quel punto la donna – ha raccontato al quotidiano britannico, Shokrana Alawi progettò la fuga, aiutata dall’Esercito Libero Siriano. Insieme al figlio riuscì ad arrivare a Urfa, al confine con la Turchia, per iniziare una nuova vita, cercando lavoro. “Ma tutti sanno che sono una donna sola”, ha ricordato all’inviato del quotidiano britannico a Urfa, Ruth Sherlock.

Tutto questo avviene mentre Barack Obama e la ‘corte di burocrati’ non eletti da alcun cittadino dell’Unione Europea si inventano i nemici, foraggiando l’estremismo nazionalista e anti-russo ucraino e un nuovo pericolo neo-sovietico russo, fomentato dall’espansionismo geopolitico statunitense in Europa Centrale. Un nemico inventato in laboratorio contro un nemico clear and present‘ (chiaro e immanente, nella codificazione della sicurezza nazionale americana), quello islamista del sedicente Stato Islamico.

A conferma che il 44° presidente americano, l’attuale inquilino del 1.600 di Pennsylvania Avenue, è il più inetto presidente della gloriosa storia degli Stati Uniti d’America

(Credit: The Telegraph) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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