Pubblico spreco, indecente arroganza, dilapidazione di denaro del contribuente e tanta faccia tosta

Lo speciale “Spreco Pubblico”, trasmesso ieri sera da SkyTg24, è stato un ‘riassunto generale’ delle porcate amministrative italiane, un capolinea della democrazia e del decentramento. Il ‘caso Gela’: 1.300 riunioni delle Commissioni Consiliari all’anno, 413 solo della Commissione Toponomastica, feste comandate, luglio e agosto compresi. Uno scandalo mai sollevato da trasmissioni di approfondimento della RAI, né dalla sede regionale della televisione di Stato, nonostante fosse più grave degli analoghi scandali di Agrigento, Siracusa e Crotone

Giuseppe Fava, geologo, presidente del Consiglio Comunale di Gela nella consiliatura 2010-2015 (immagine da fotogramma del programma 'Pubblico Spreco' trasmesso da SkyTG24)
Giuseppe Fava, geologo, presidente del Consiglio Comunale di Gela nella consiliatura 2010-2015 (immagine da fotogramma del programma ‘Pubblico Spreco’ trasmesso da SkyTG24)

Abbiamo sempre avuto percezione che in Italia il denaro del contribuente fosse dilapidato, anche grazie alle varie trasmissioni che hanno sviscerato casi individuali di inefficienze, abusi, malversazioni.

Ma lo speciale ‘Pubblico Spreco’ trasmesso ieri sera da ‘SkyTg24’ – il canale all news della piattaforma satellitare – ha costituito una sorta di riassunto delle puntate precedenti, lo stato dell’arte delle vergogne amministrative del Paese.

Di seguito  ripropongo la prima parte del programma (quella che affronta il caso Gela, dal minuto 15.03), utile a comprendere il centro della mia analisi.


Pubblico Spreco: seconda parte  Pubblico Spreco: terza parte


Una realtà, purtroppo, presente in tutto il Paese, ma che assume il carattere di vera e propria emergenza democratica al Sud, dove una oligarchia di capi tribù – la cui qualità risiede quasi esclusivamente nel paniere di voti portati ai partiti – ha preso in ‘ostaggio’ intere comunità locali. Capi popolo che rendono inefficiente il sistema democratico, ne ingolfano il funzionamento, disperdono il denaro in infiniti rivoli che formano torrenti di risorse, che a loro volta rimpolpano fiumi di ricchezze individuali, che infine si perdono in laghi di capitali evaporati nel nulla.

Un flusso ininterrotto che necessita sempre più risorse, richieste ai cittadini tartassati da un fisco da rapina che serve a finanziare inefficienze e dilapidazione di denaro pubblico.

Il ‘Caso Gela’ – la città dove ho vissuto per 40 anni, la mia città – è però ai miei occhi particolarmente significativo, perché fa emergere una relazione spuria tra politica, amministrazioni locali e informazione tesa a mettere la sordina a fenomeni gravissimi come lo scialacquamento del denaro pubblico.

A Gela – ha messo nero su bianco ‘SkyTG24’, ma la notizia era di dominio pubblico locale da tempo – le Commissioni Consiliari si sono riunite 1.300 volte in un anno”: 3,56 riunioni al giorno, domeniche, festivi, feste comandate civili e religiose, luglio e agosto compresi.

Quanto sono costate complessivamente queste riunioni? Non si sa, perché le ‘autorità’ comunali hanno preferito mantenere una riservatezza incompatibile con la democrazia repubblicana: circostanza che meriterebbe di per sé un’indagine della magistratura ordinaria, che oggi non può più dire ‘non sapevo’: lo sa tutta Italia.

Così come anche il clero locale non si può più nascondere dietro un dito: ci attendiamo che abbandoni posizioni di partigianeria a sostegno di una o di un’altra parte politica, rendendo politicamente neutra la propria presenza e più credibile il proprio magistero religioso. Sostenere il PD perché ha sede al ‘Nazareno’ è puro abbaglio (per dire…). Più che perdonare la disinvoltura (e la faccia tosta) con cui viene gestita la cosa pubblica, sarebbe più opportuno che la Chiesa e gli altri enti religiosi si ponessero in una posizione di aperta critica contro il potere politico locale, per spingerlo a una più sapiente gestione delle risorse. Altrimenti continuerà ad avere peso determinante gente che dimostra di essere inadatta alle istituzioni democratiche, perché le vilipende e svilisce a meri circoli di interesse privato (personale) la cosa pubblica.

Tuttavia, è strano che gli scandali ‘gettonopoli’ di Agrigento, Siracusa e Crotone siano arrivati all’onere della cronaca nazionale, oggetto di analisi e di sezionamenti da autopsia della democrazia e del decentramento, mentre del ‘Caso Gela’ – più grave – non abbia mai parlato Massimo Giletti a ‘L’Arena’ su Rai 1 o Gianluigi Paragone a ‘La Gabbia’ su La7.

Disattenzione o abile manipolazione dei media, con l’ausilio di personaggi (forse, delucanamente, ‘personaggetti’) in pieno conflitto di interessi? Così come sarebbe interessante capire perché la redazione siciliana della Rai – pur avendo in loco ‘antenne sensibili’ di spessore – mai ha rivelato le vergogne di una Commissione Toponomastica riunitasi 413 volte in un anno, ossia 1,13 volte al giorno in media per ciascuno dei 365 giorni che il Signore ha fatto sorgere in terra.

Una vergogna indicibile, che ha scatenato sui social la battaglia tra sostenitori dello ‘sfidante’ al ballottaggio – Domenico Messinese (M5S) – e l’attuale sindaco uscente – Angelo Fasulo (PD + altre 4 liste) – che domenica prossima si contenderanno l’elezione o la conferma all’ufficio di sindaco della città.

Da un lato schierati all’attacco i disgustati da una gestione della cosa pubblica opaca e vergognosa (un fronte che va molto oltre il M5S: alcuni sembrano non comprenderlo), in cui però l’uscente sindaco ha di certo responsabilità politiche per non aver denunziato l’andazzo con sufficiente veemenza, ma non ha responsabilità amministrative.

Dall’altro un abbozzo di difesa da parte di qualche ‘ultimo giapponese’, spalleggiato dai sostenitori di Fasulo, impegnati a sottolinearne l’estraneità ai fatti.

I partigiani di entrambe le parti non hanno però compreso che la città si trova (non sola e in pessima compagnia con molte realtà italiane, in prevalenza meridioali) al capolinea della democrazia (la rabbia della gente presto esploderà) e che Gela è a un passo dal cambiamento epocale, a prescindere da chi sarà eletto domenica prossima.

Se prevarrà l’esponente del M5S, si dovrà confrontare con una debolezza consiliare oggettiva (almeno in partenza), che però potrebbe essere la leva di forza da usare per spingere all’angolo gli altri partiti, che difficilmente potrebbero ritrarsi di fronte a scelte opportune per la città.

Se fosse confermato l’attuale sindaco del PD, avrebbe quattro cani da caccia in Consiglio Comunale (del M5S), pronti a spulciare le carte una per una e a denunziare abusi, sprechi e opacità amministrative, ma anche pronti a tesorizzare una fine anticipata del mandato, nell’ipotesi (che circola con insistenza e che replicherebbe quanto fatto dal predecessore Crocetta) di una candidatura regionale o nazionale di Fasulo.

Gela ha mille potenzialità, ma oggi ha un peso da togliersi dal groppone: ristabilire la trasparenza amministrativa che in poco più di 2 minuti e mezzo SkyTg24 ha portato al ‘disonore della cronaca’ la città.

Una sveglia per la gente onesta di questa laboriosa comunità, maggioranza assoluta, ma spesso silente, che spera in nuove prospettive per il territorio. Speranze finora disattese dalla sinistra, al potere negli ultimi 21 anni.

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