Crisi India/Italia, Governo esce dal letargo. Attivato arbitrato internazionale per ‘Caso Marò’, Terzi durissimo

Italia ‘chiederà’ misure per la permanenza di Latorre e il rientro di Girone. Quando l’ignoranza fa perdere 36 mesi. L’ex ministro degli Esteri fa il pelo e il contropelo a tre governi: “la richiesta di oggi è il ‘Certificato di fallimento’ della politica seguita da due anni a questa parte dall’allora Presidente del Consiglio Monti, che rimandò i due Marò in India commettendo un illecito costituzionale (l’India è un Paese ove vige la pena di morte) e dai Governi Letta e Renzi che gli sono succeduti”

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Roma – Nel giorno della debacle italiana al Consiglio Europeo sulla politica immigratoria da tenere nell’Unione Europea, il ministero degli Esteri ha tirato fuori dal cilindro della prestidigitazione politica il coniglio dell’attivazione dell’arbitrato internazionale sulla controversia che oppone India e Italia nell’annoso caso dei fucilieri della Brigata ‘San Marco’ – Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – accusati di aver ucciso due pescatori indiani al largo del Kerala, dopo averli scambiati per pirati, nell’ambito dell’attività di membri di un Nucleo Militare di Protezione assegnato a tutela della petroliera italiana ‘Enrica Lexie’.

L’articolo 97 del Diritto Internazionale marittimo (UNCLOS, United Nations Convention on the Law of the Sea) identifica nel giudice dello Stato di bandiera della nave la competenza a indagare e giudicare sui reati reati commessi in alto mare. Dopo 36 mesi di scandalose esitazioni (e forse anche qualcosa di più grave), proprio ieri – con un quadruplice attacco nel quadrilatero del terrore che ha avuto come angoli Leego in Somalia, Kuwait City, Saint-Quentin-Fallavier nel Rodano-Alpi e Sousse in Tunisia – viene annunciato l’avvio della internazionalizzazione della controversia, che pone l’India nella condizione di parte che ha violato le norme internazionali di almeno tre trattati: l’Unclos succitato, il trattato di Vienna sulle guarentigie funzionali ai militari in servizio e quello sulle immunità diplomatiche.

E così, l’anticiclone delle Azzorre porta il bel tempo e con il sole sveglia dal letargo il Governo Renzi, tutta la Farnesina e il ministro Gentiloni, lo stesso ministro che ieri ha dichiarato: “l’attentato in Francia ci riporta brutalmente a una condizione di insicurezza”.

Ma quando mai la condizione di insicurezza ci ha abbandonati, sor ministro, dall’11 Settembre 2001? Ma in che mondo vive lei, sor ministro? Ma dice davvero o ci turlupina sulla pubblica piazza mediatica, come se fossimo tutti imbecilli, sor ministro?

E forse, sor ministro Gentiloni, lei pensa che in quanto imbecilli ci beviamo la nota stampa acriticamente girata dalle agenzie, secondo la quale l’attivazione dell’arbitrato internazionale è stata decisa “a conclusione della necessaria fase negoziale diretta con l’India e di fronte all’impossibilità di pervenire a una soluzione della controversia”?

Una fase preliminare durata 36 mesi? Ma in quale accidente di manuale di diritto internazionale ha studiato lei, sor ministro? Ma forse gliel’ha prestato il dottor Pistelli, vice-presidente senior in pectore dell’Eni già da un anno? Suvvia, abbia la decenza di farsi venire il dubbio che non ci sono acritici portatori di veline nella stampa italiana.

Perché sarà interessante capire come l’Italia ora farà a chiedere “immediatamente l’applicazione di misure che consentano la permanenza di Latorre in Italia e il rientro in Patria di Girone nelle more dell’iter della procedura arbitrale”.

Da parte italiana, prosegue la nota, vi sarà un impegno a tutto campo per far valere con la massima determinazione le ragioni a fondamento della nota posizione italiana sulla giurisdizione e sull’immunità. Obiettivo è la conclusione positiva della vicenda, protrattasi sin troppo a lungo, dei nostri due marò ai quali il governo rinnova la sua vicinanza. Il governo nelle ore precedenti l’attivazione dell’arbitrato ha informato della decisione i presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.

“Cari amici, l’arbitrato internazionale sia un momento di unità per il nostro Paese. L’avvio è una bella notizia!”. Così, su Facebook, Salvatore Girone commenta la notizia. Vania Ardito, la moglie del marò ancora trattenuto in India, aggiunge all’Adnkronos: “Siamo contenti per la decisione presa dal governo italiano. Auspichiamo che l’Italia resti unita!”. Latorre scrive su Facebook: “Bene Arbitrato, ora TUTTI Uniti!”. Reazioni umane e comprensibili, di persone che – dopo aver dato una lezione di dignità nazionale a tutto il Paese, dall’inquilino del Quirinale all’ultimo cnsigliere comunale dell’ultimo posto sperduto della Penisola – vorrebbero finisse presto questa porcata mondiale.

Non sarà così, nel breve termine, tranne che la pantomima dell’arbitrato non serva a coprire una soluzione già negoziata e, allora, ci sarà da ritirare tutto, in un gioco a somma zero come si usa tra gentiluomini.

Tuttavia, non può passare inosservata la reazione di Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri del Governo Monti e diplomatico di robusta preparazione e di altrattanto solida conoscenza di fatti, persone e cose. Con una dichiarazione postata su Facebook Terzi non le ha mandate certo a dire: “La richiesta di oggi è il Certificato di fallimento della politica seguita da due anni a questa parte dall’allora Presidente del Consiglio Monti, che rimandò i due Marò in India commettendo un illecito costituzionale (l’India è un Paese ove vige la pena di morte) e dai Governi Letta e Renzi che gli sono succeduti“.

Già basterebbe, ma Terzi continua: “Il Ministro Gentiloni si arrende all’evidenza: l’Arbitrato Obbligatorio – unica strada per tentare di trovare una soluzione a questa assurda vicenda – era stato avviato formalmente a tutela dei nostri due Soldati – annunciandolo a tutto il mondo oltre che all’India – l’11 marzo del 2013… Ci sono voluti 1095 giorni di silenzi, menzogne, falsi annunci e dichiarazioni sulla necessità di un processo in India da parte anche di nostri politici, nonché misteriose quanto fallimentari iniziative dei nostri Servizi Segreti (riferimento ai viaggi fatti dal sottosegretario con delega ai servizi di informazione e sicurezza, Minniti, ndr), perchè il Governo Renzi completasse il “giro dell’oca” tornando alla casella di partenza, quella appunto dell’11 Marzo 2013″, affonda il colpo l’ex ministro degli Esteri.

DUE ANNI PERSI grazie all’incredibile insipienza di chi ha pervicacemente impedito la prosecuzione dell’Arbitrato allora deciso e l’internazionalizzazione del caso, e soprattutto DUE ANNI INACCETTABILI di offese alla dignità del Paese e delle Sue Forze Armate“, prosegue ancora Terzi, che non parla solo per conoscenza teorica di relazioni e di diritto internazionali, ma attinge alla sua esperienza professionale.

Ora a causa di questi colpevoli ritardi – rileva – la strada per l’Italia è in salita: ma chi ha “impantanato” colpevolmente per due anni questa vicenda dovrebbe risponderne agli Italiani, chiarendo la propria totale inadeguatezza a gestire di questa importante questione, ed anche, nei casi peggiori, il sospetto di affari poco chiari e di interessi che non sono certamente quelli Nazionali…“, conclude la sventagliata di schiaffoni elargita a piene mani da Terzi, l’unico che in questa vicenda ha salvato l’onore personale e professionale, denunziando i traccheggi del Governo Monti (e dei degni successori), arrivando alle dimissioni per protesta quando Monti decise di rimandare i due militari italiani in India.

Pur sapendo che in India vigesse la pena di morte e, quindi, commettendo un illecito costituzionale (come in modo arguto ha rilevato l’ambasciatore Terzi).

Vedremo ora come questo Governo dilettantesco seguirà la vicenda. Non è ancora finita, perché prima o poi la magistratura italiana dovrà capire i motivi dei “1095 giorni di silenzi, menzogne, falsi annunci e dichiarazioni sulla necessità di un processo in India da parte anche di nostri politici“, come ha scritto Terzi.

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