Con la guerra dei buoni pasto, il Governo conta di risanare il Paese…

Norme elaborate e approvate da chi non ha alcuna percezione della realtà. I dipendenti risparmiano pure sulle pause pasto per rendere più agevole la vita delle famiglie, ma il Parlamento approva emendamenti che introducono rigidità ridicole: con migliaia di euro al mese di indennità certi problemi non si percepiscono. I buon pasto dal 1° Luglio non si possono usare al supermarket, si devono usare uno per volta. Aumento a 7 Euro vanificato da scelte del tutto discutibili

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Roma – Ci si rende conto di essere governati da emeriti inetti, quando salta all’occhio una notizia rivoluzionaria, certamente vocata a cambiare le sorti fiscali del Paese. Dal 1° Luglio scorso non si possono più usare i buoni pasto al supermarket per fare la spesa, perché un emendamento alla Legge di Stabilità ha sancito che i buoni pasto ora siano emessi in versione elettronica – quindi del tutto tracciabili – passando da 5,29 a 7 Euro, con un incremento di 1,71 Euro.

Quindi, i buoni pasto esentasse di 7 Euro – che aziende pubblice e private erogano ai propri dipendenti in luogo del servizio mensa – non potranno più essere usati in modo cumulativo, ma solo per l’acquisto di alimenti e bevande e solo nei giorni lavorativi.

Viene meno, quindi, la possibilità di utilizzare i buoni pasto per pagare la spesa al supermercato durante i fine settimana. Il buono erogato in forma elettronica consente la tracciabilità della spesa e quindi il controllo sul rispetto delle nuove norme.

Norme – ve detto senza peli sulla lingua – imbecilli, perché spesso i lavoratori si portano da mangiare da casa, risparmiando, per poi comprare al supermercato cibo e bevande a un costo inferiore. O addirittura qualcuno salta il pasto e metteva insieme un numero di buoni pasto con cui fare la spesa della famiglia.

Per dare una dimensione della cretineria della misura introdotta, proviamo a fare un calcolo. Un panino al supermercato, con 50 grammi di affettato e 50 grammi di formaggio, costa da 2,50 a 4,5 euro; una lattina di bibita/birra da 50 centesimi a 1,50 Euro: in totale da 3 a 6 euro. L’equivalente al bar costa non meno di 8/10 Euro, con un risultato paradossale: chi usufruisce di buoni pasto finirà per pagare di più e ottenere di meno.

Un risultato complessivo che poteva essere l’effetto di decisioni prese da un ceto politico inetto, lontano dalla realtà e inadatto a guidare seriamente un Paese, ridotto male proprio perché chi prende le decisioni e approva le norme è del tutto impreparato ad affrontare la vita quotidiana. Del resto, chi ha un’indennità di 8/10 volte superiore allo stipendio medio di un operaio potrà mai immedesimarsi nelle necessità di una famiglia impegnata a vivere in modo decente, cercando di razionalizzare la spesa?

Non crediamo proprio.

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