Ferrari, con quotazione a Wall Street diventerà 50% olandese e 50% britannica. Una provocazione contro lo Stato Ladro!

A margine della presentazione della 500 sottoposta a restyling, a Lingotto Fiere l’Ad di Fiat Chrysler Automobiles ha parlato della collocazione in borsa del Cavallino Rampante e del trasferimento di sede legale e fiscale. Enzo Ferrari si rivolterà nella tomba, suo figlio Piero dovrebbe opporsi con tutti i mezzi. C’è però un aspetto interessante della questione: il calcio nelle terga allo Stato italiano guidato da barbari ignoranti e da ammalati di fisco

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Torino – Immaginate se la Porsche lasciasse la sede di Stoccarda e trasferisse a Londra quella fiscale e all’Aja quella legale (sempre per motivi fiscali). Ecco, potete solo immaginarlo, perché deve crollare il mondo per assistere a tutto questo. 

Al contrario, questo scenario si verificherà per la Ferrari. Lo ha annunciato oggi a margine della presentazione della Nuova 500, a Torino, Sergio Marchionne, Ad di Fiat Crysler Automobiles, che oggi ha confermato i timori espressi dagli osservatori quando fu annunciato il collocamento i borsa del 10% delle azioni della casa di Maranello.

Una collocazione da cui FCA si aspetta di ottenere “non meno di 10 miliardi di euro, ha spiegato Marchionne a Lingotto Fiere, anche se è più opportuno lasciare “che sia il mercato a stabilirlo”. La quotazione della Ferrari sarà fatta a Wall Street e per lo scorporo del Cavallino Rampante (automobili) potrà essere seguito lo stesso modello seguito per Fca: sede legale in Olanda e sede fiscale nel Regno Unito. “Ma pagherà tutte le tasse in Italia”, ha precisato il manager italo-canadese.

Durante l’incontro con la stampa, a Marchionne è stato chiesto se lo spostamento della sede legale e di quella fiscale della Ferrari in Olanda e Gran Bretagna non avesse una valenza dall’alto contenuto simbolico. “È simbolica del fatto che ai Paesi è richiesta una capacità di adattarsi a quello che succede a livello internazionale. Il fatto che abbiamo dovuto fare tutti questi passi significa che dobbiamo facilitare il comportamento delle aziende. L’Italia lo deve fare“, ha spiegato l’Ad di FCA vestendosi da Matteo Salvini. Occorre ricordare infatti che nella proposta di rivoluzione fiscale di Salvini e della Lega – con una flat tax del 15% – una delle motivazioni essenziali è quella di dare al sistema produttivo italiano una molla fiscale che spinga la produzione in Italia, quindi il consumo e, soprattutto, che faccia diventare attrattivo il Paese per le aziende straniere.

Così, se in questa follia anti-identitaria di Marchionne (degli Elkan e del CDA di FCA e di Ferrari) si può trovare un elemento positivo, questo è sicuramente nel valore simbolico di una decisione che si tradurrà in un poderoso calcio nelle terga di tutta la classe politica italiana, incapace di interpretare il mondo e colpevole di aver rinchiuso il Paese in una gabbia fiscale mortale da cui scappa chi ha i mezzi e le possibilità di farlo.

Non possono scappare di certo i piccoli artigiani del Centro-Sud, impossibilitati dal radicamento produttivo locale, spesso dalla scarsa capacità di internazionalizzazione della produzione e dei processi aziendali, ma forse più dalla distanza fisica da Paesi più ‘sostenibili’ fiscalmente. Ci riescono, invece, i piccoli e medi imprenditori artigiani e industriali del Nord, che a poche centinaia di chilometri dal confine italiano trovano in Slovenia, Austria e perfino nella cara Svizzera stabilità fiscale e un rapporto costi/benefici imparagonabile a quello lasciato in Italia.

Forse allora l’augusto calcio in culo del Cavallino Rampante & Recalcitrante otterrà l’effetto di rompere i denti a questi assassini fiscali del Paese e a risvegliare dal sonno delle menti tutti gli italiani.

Vaarwel en dank! "Arrivederci e grazie" in olandese: meglio farci l'abitudine...

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.