Grecia, al referendum prevale il ‘No’. Tsipras: “usciamo dall’austerità”

La Grecia ha detto ‘oki’ al quesito referendario. Iniziativa Franco-Tedesca indispettisce Renzi: serve coinvolgimento di tutti, non format a due. Le prime reazioni. Samaras si dimette da leader di ‘Nuova Democrazia?

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Atene – La Grecia sceglie di dire ‘Oki’ alle condizioni dell’accordo con i creditori. Con il 51,67% dei seggi scrutinati, il ‘no’ nel referendum ha ottenuto il 61,22% dei voti, contro il 38,78% dei ‘sì’. A piazza Syntagma, sotto il palazzo del Parlamento, esplode la gioia: si balla sirtaki, si canta, si urla “oki, oki”.

L’affluenza è stata di circa il 65% degli aventi diritto al voto. Sono stati circa 10 milioni i cittadini chiamati alle urne. I seggi si sono aperti alle 7 (le 6 in Italia) e si sono chiusi alle 19 (le 18 da noi).

La tv greca ha riferito che il premier Alexis Tsipras, con il delinearsi del risultato del referendum, ha avuto una serie di colloqui telefonici con numerosi leader europei, a cominciare dal presidente francese, Francois Hollande. Secondo alcune indiscrezioni, il premier avrebbe anche contattato il presidente della Bce, Mario Draghi.

Con questo risultato il primo ministro ha un mandato chiaro dal popolo greco“, ha dichiarato il portavoce dell’esecutivo ellenico Gavriil Sakellaridis, invitando i greci all’unità nazionale. La drammatica situazione greca non consente ritardi e “i negoziati che riprenderanno dovranno concludersi molto in fretta, nel giro di 48 ore” ha sottolineato Sakellaridis. “Faremo ogni sforzo per chiudere (un accordo, ndr) in fretta” con le controparti internazionali, ha aggiunto.

I creditori “hanno rifiutato ogni proposta di trattativa”, perché “volevano umiliarci, volevano colpirci per la nostra resistenza” ha evidenziato il ministro dell’Economia greco, Yanis Varoufakis. “Da domani l’Europa inizi a curare le nostre ferite – ha detto Varoufakis – La Commissione Ue deve giocare un ruolo positivo. Da domani, con il coraggioso ‘no’ al referendum, tenderemo una mano per collaborare con i nostri compagni e chiameremo tutti i nostri partner, uno ad uno, per trovare un luogo comune e definire un’intesa positiva per tutti”.

Varoufakis ha anche detto esplicitamente che la ristrutturazione del debito “è uno degli obiettivi” del governo di Atene, facendo riferimento alla posizione assunta in questo senso dal Fmi: “Ci proporremo al tavolo per cercare una soluzione di accordo favorevole a entrambe le parti”.

La tv Mega ha riferito che la Banca di Grecia è pronta a chiedere ufficialmente alla Bce un aumento di liquidità di emergenza. Il Consiglio direttivo della Bce dovrebbe riunirsi domani mattina per fare il punto della situazione dopo l’esito del referendum greco e decidere sulla liquidità d’emergenza per le banche greche. Lo confermano all’Adnkronos fonti finanziarie.

Il vice ministro delle Finanze, Nadia Valavani, ha affermato alla tv greca che finché le restrizioni sui capitali rimarranno in vigore i greci non potranno ritirare i contanti custoditi nelle cassette di sicurezza delle banche.

“Molti possono ignorare la volontà di un governo ma nessuno può ignorare la volontà di un popolo” aveva dichiarato Tsipras subito dopo aver votato per il referendum nel quartiere Kypseli situato nel centro di Atene. Il premier si era detto “ottimista” per l’esito: “Oggi è un giorno di festa perché la democrazia è in festa. Sono fiducioso che da domani apriamo la strada per tutti i popoli d’Europa”.

Il presidente greco, Prokopis Pavlopoulos, ha lanciato un appello per l’unità del Paese di fronte all’esito del voto. “La giornata di oggi appartiene solo ai cittadini, che sono chiamati a decidere del futuro di questo Paese e della nostra gente. Indipendentemente dal risultato del referendum, abbiamo l’obbligo di percorrere la difficile strada del domani con assoluta unità. È quanto i nostri avi hanno fatto nei momenti cruciali e il nostro dovere oggi. Andremo avanti insieme”, ha affermato Pavlopoulos, al suo seggio, alla scuola elementare di Filothei-Psychiko.

Gli elettori erano chiamati a rispondere sì (nai) o no (oki) al seguente quesito: “Si deve accettare la bozza di accordo presentata da Commissione europea, Bce ed Fmi all’Eurogruppo del 25 giugno e che consiste di due parti? Il primo documento è intitolato ‘Riforme per il completamento dell’attuale programma e oltre’ e il secondo ‘Analisi preliminare sulla sostenibilità del debito’“.

Per il ‘no’ si è schierata la coalizione della sinistra radicale, Syriza, del premier Alexis Tsipras, e la destra nazionale di Anel, che è al governo, oltre ai neonazisti di Alba Dorata. Per il sì si è schierata tutta l’opposizione, i conservatori di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok, e To Potami, di centrosinistra.

 In Grecia ha vinto il ‘No’ all’offerta dei Paesio creditori. “Ora chiediamo un accordo per uscire dall’austerity. Vogliamo un’Europa della solidarieta’” ha detto il premier greco, Alexis Tsipras. Per Tsipras “i greci non hanno detto si’ o no all’Europa. Vogliamo un piano credibile e sostenibile con la Commissione Ue”, il risultato del referendum greco “non e’ una rottura con l’Europa”. “Domani – dice Tsipras – riprenderemo i negoziati. Per noi la priorita’ e’ il funzionamento del sistema bancario”.

Intanto l’ex premier greco, il 64enne Antonis Samaras, si è dimesso dalla leadership del partito di opposizione Nuova Democrazia, dopo i risultati del referendum. “Il nostro movimento – afferma Samaras – ha bisogno di una ripartenza”. La vice leader di Nuova Democrazia, Dora Bakoyannis, aveva chiesto a Samaras di dimettersi, secondo quanto riferito dall’agenzia Ana, secondo cui la vice dell’ex premier aveva dichiarato a Samaras di essere lei stessa disposta a rinunciare alla candidatura per la leadership del partito, se questa fosse risultata un ostacolo alle sue dimissioni.

Il presidente francese, Francois Hollande, e la cancelliera tedesca, Angela Merkel – dopo una telefonata a due che ha indispettito Matteo Renzi e colloqui separati con Merkel, Tsipras, Juncker, Schulz e Tusk – hanno chiesto che i leader dei Paesi dell’Eurozona si incontrino martedì e hanno ottenuto che il presidente di turno del Consiglio europeo organizzasse il summit per martedì alle 18.

Secondo indiscrezioni trapelate da fonti di Palazzo Chigi, Renzi avrebbe esercitato pressioni per abbandonare il format franco-tedesco. Anzi, sembra che il presidente del Consiglio abbia detto chiaro e tondo a Francia e Germania che il formato a due non è sufficiente e che al contrario è indispensabile un coinvolgimento dei leader e delle istituzioni europee.

Renzi ha convocato a Palazzo Chigi per lunedì mattina alle 9.30 il ministro dell’Economiam Pier Carlo Padoan.

(Agenzie) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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