Auguri Adriano Panatta, 65 anni di dritti (e qualche rovescio). Re del Foro Italico, nel 1976 in Cile contro Pinochet

In quell’anno contribuì a portare la nazionale italiana alla vittoria di Coppa Davis a Santiago del Cile, dove con Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli – e sotto la guida di Nicola Pietrangeli, capitano non giocatore – giocò indossando una maglietta rosso sangue, facendo infuriare il regime cileno. Vinse anche gli ‘Internazionali d’Italia’ e il ‘Roland Garros’ dove per due volte batté Björn Borg

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Roma – Adriano Panatta, leggenda del tennis italiano, compie oggi 65 anni. Romano de Roma, Panatta è stato uno degli interpreti più importanti della racchetta del nostro Paese, grazie a una carriera ricca di successi, culminata nel 1976 con la conquista degli Internazionali d’Italia nel ‘suo’ Foro Italico, poi anche il ‘Roland Garros’.

A Roma si impose in quattro set sull’argentino Guilermo Vilas (2–6, 7–6, 6–2, 7–6), mentre a Parigi conquistò gli Open di Francia battendo lo statunitense Harold Salomon, anche quella volta in quattrro set (6–1, 6–4, 4–6, 7–6). Il capolavoro però lo aveva già compiuto ai quarti di finale, quando Panatta aveva battuto Björn Borg, testa di serie numero 1 del torneo e vincitore dell’anno precedente. Un exploit che a Panatta era già riuscito nel 1973, sempre sulla terra rossa di Parigi.

Il 1976 fu anche l’anno del trionfo in Coppa Davis in Cile, l’unica della storia tennistica italiana. La pattuglia azzurra – guidata da Nicola Pietrangeli, altra leggenda del tennis tricolore – era formata oltre che da Adriano Panatta anche da Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli. In finale Panatta e Bertolucci indossarono una maglietta rossa per protestare contro il regime dittatoriale del generale Pinochet.

Una vittoria che fu preceduta anche da appelli da parte della sinistra italiana, che spingeva il Governo perché non consentisse agli azzurri di andare a Santiago, perché questo avrebbe legittimato il regime. In quel caso fu decisiva la lungimiranza di Enrico Berlinguer, che fece sapere a Panatta – di nota fede comunista – che sarebbe stato meglio che l’insalatiera fosse detenuta dall’Italia e non dal Cile del generale golpista. Quel fatto portò a una buriana diplomatica che il governo affrontò con grande serenità. Gli uomini erano ben altri, nel male ma anche nel bene.

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Panatta giocò la finale di Coppa Davis in altre tre occasioni – nel 1977, 1979 e 1980 – perdendo contro Australia, Usa e Cecoslovacchia.

In carriera ‘re’ Adriano ha vinto in totale 10 tornei in singolare e 17 in doppio. Il miglior piazzamento nella classifica mondiale risale sempre al 1976 quando Panatta raggiunse il 7° posto.

Dopo aver attaccato la racchetta al chiodo nel 1983, Panatta è stato anche direttore tecnico della nazionale italiana di Davis. Polemico con la Federazione a più riprese, si è dedicato anche alla motonautica, altra sua passione.

Si è impegnato anche in politica, sia da consigliere comunale di Roma durante la sindacatura di Francesco Rutelli, poi anche come assessore allo sport e grandi eventi della provincia di Roma. Opinionista fisso con Fulvio Abbate nel programma di LA7 (ah)iPiroso, condotto da Antonello Piroso, Panatta nel 2010 ha scritto la propria autobiografia, edita da Rizzoli, Più dritti che rovesci, in cui racconta la sua storia umana e sportiva, con aneddoti tra i più vari, da cui emerge la nostalgia per un mondo del tennis – e forse dello sport in generale – di cui non c’è più traccia per l’eccesso di denaro che affoga il professionismo delle celebrities senza pudore.

Adrià, auguri!

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