Gaza, Hamas ha sequestrato civili israeliani. Gerusalemme: no liberazione detenuti palestinesi

Un giovane di origini etiopi, Avraham Mangisto, con qualche deficit mentale e seguito dai servizi sociali di Ashkelon, nel settembre scorso si avviò verso il confine tra Gaza e Israele e fu sequestrato da miliziani islamisti di Hamas. Finora la notizia era stata coperta dalla censura militare. Sequestrato anche un israeliano di origini beduine di 28 anni, di cui però non è stato diffuso il nome. Hamas ha rifiutato di rilasciare i due giovani su base umanitaria, pretende in cambio il rilascio di migliaia di detenuti palestinesi in carcere per terrorismo, ma il governo israeliano ha negato questa possibilità

Avraham Mengistu, l'israeliano di origini etiopi, scomparso nel Settembre 2014 a Gaza e sequestrato da Hamas. Considerato una 'scatola nera' da Ezzedeen Al-Qassam, il braccio militare del movimento islamista al potere a Gaza (foto da Facebook)
Avraham Mengistu, l’israeliano di origini etiopi, scomparso nel Settembre 2014 a Gaza e sequestrato da Hamas. Considerato una ‘scatola nera’ da Ezzedeen Al-Qassam, il braccio militare del movimento islamista al potere a Gaza (foto da Facebook)


Tel Aviv – Il movimento islamista Hamas (Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya), che tiene sotto scacco Gaza e la sottrae al controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha sequestrato due cittadini israeliani di origini africane. Lo ha reso noto ieri il Governo israeliano, divulgando le generalità solo di uno dei due.

I due giovani sono un israeliano di origini beduine del quale non è stato rilasciato il nome e un 29enne di origini etiopi, Avraham Mengistu. La divulgazione della notizia è stata possibile grazie alla revoca della censura militare sulla loro scomparsa nella Striscia di Gaza.

Mengistu attraversò in modo autonomo la frontiera tra Israele e la Striscia di Gaza nel settembre dello scorso anno e subito dopo fu catturato dalle milizie di Hamas. Su questo aspetto ormai l’intelligence israeliana ha raccolto sufficienti informazioni. Dell’altro israeliano sequestrato dagli islamisti di Gaza non sono state fornite informazioni, se non che ha 28 anni ed è di origini beduineMengistu risiede ad Ashkelon, Israele meridionale, ed è seguito dai servizi sociali, perché soffre di problemi mentali

Un comunicato del ministero della Difesa ha riferito che, “secondo informazioni credibili di intelligence”, Avraham Mengistu è trattenuto, “contro la sua volontà, da Hamas a Gaza” e che “il governo si è rivolto a interlocutori regionali e internazionali per chiedere l’immediata liberazione” del giovane, nonché per “verificare le sue condizioni”. Nella nota anche il riferimento all’altro uomo sequestrato, ugualmente “trattenuto a Gaza”. La nota del ministero della Difesa di Tel Aviv non però fornisce altre informazioni, mentre Hamas sul caso ha rifiutato ogni commento.

Secondo il quotidiano di Tel Aviv ‘Yedioth Ahronoth‘, Mengistu nel settembre dell’anno scorso è uscito di casa e non è mai ritornato in territorio israeliano dopo aver attraversato la frontiera. Testimoni l’hanno visto camminare sulla spiaggia della costa di Ashkelon verso il sud fino a raggiungere la zona di Ziqim e superare il confine militare tra Israele e Gaza. Invano i servizi di sicurezza – che avevano rilevato la sua presenza – hanno cercato di recuperarlo inviando una pattuglia di militari supportati da un elicottero, ma il giovane ha continuato a camminare verso Gaza e non è più tornato indietro.

Dopo la sua scomparsa, lo Shin Bet (Shérūt Bītāhōn Klālī) – il servizio segreto interno israeliano – ha ricostruito che Mengistu era sparito da casa almeno altre tre volte. Il fratello Ilan ha confermato ieri – nel corso di una conferenza stampa – che Avraham “non sta bene”. “Sto chiedendo alla comunità internazionale di impegnarsi e di usare il proprio potere per liberare mio fratello”, ha riferito ai giornalisti ieri, spiegando di aver “chiamato Hamas per chiedergli di predere in considerazione la sua salute e di rilasciarlo immediatamente”, ha poi aggiunto.

Pochi giorni dopo la sua scomparsa, miliziani della Brigate di Ezzedeen Al-Qassam organizzarono un enorme Iran Palestinians Israel Syria Talksraduno a Rafah, nel sud della Striscia, al confine con l’Egitto, in cui presentarono sul palco un’enorme scatola nera, recante appunto la scritta ‘scatola nera‘ in ebreo e arabo, alludendo al colore della pelle del giovane di origini etiopi. Ma non fornirono alcuna spiegazione, suscitando curiosità. Tuttavia, neanche i media palestinesi – che non galleggiano peraltro in un mare di libertà – riuscirono a comprendere il senso del messaggio. Un fatto che non fu riportato dai media israeliani appunto per l’apposizione della censura militare.

L’intento dei jihadisti di Hamas con tutta probabilità era di diffondere la notizia prima, per premere sull’opinione pubblica israeliana attraverso i media arabi, superando di fatto la censura militare, che è venuta meno quando – mercoledì scorso – Khaled Meshaal, capo politico di Hamas che vive in Qatar, ha reso noto di essere stato contattato da autorità di Israele tramite canali diplomatici europei, per negoziare uno scambio con le salme di due soldati israeliani, Orn Shaul e Hadar Goldin, caduti nell’operazione a Gaza di un anno fa.

Il gruppo islamista punterebbe adesso a uno scambio di prigionieri – vivi e morti – con Israele simile a quello ottenuto nell’ottobre 2011, quando in cambio di un migliaio di detenuti palestinesi tornò a casa Gilad Shalit, il soldato israeliano rimasto prigioniero a Gaza per oltre cinque anni.

Il governo israeliano ha però negato questa possibilità. Funzionari governativi sotto condizione di anonimato hanno dichiarato al quotidiano di sinistra ‘Haaretz‘ che non c’è alcuna intenzione di liberare detenuti palestinesi e che la liberazione di Mengistu e dell’altro giovane di origini beduine è una “questione umanitaria” e non rientra in eventuali negoziati per la riconsegna delle salme dei due militari.

La Convenzione di Ginevra vieta la detenzione di civili e bolla come crimine di guerra il sequestro di civili, mentre impone la restituzione delle salme dei caduti in operazioni belliche.

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