Accordo sul nucleare iraniano, la grande occasione di Teheran (e del Medio Oriente) oltre le dichiarazioni a caldo

L’accordo tra il Gruppo 3+3 e l’Iran sulla questione nucleare ha molte luci e qualche anfratto pericoloso, ma sul filo del paradosso può essere l’occasione di un reset per eliminare la piaga dell’islamismo jihadista e arrivare a una soluzione del problema palestinese. Ovvero dietro l’angolo c’è la corsa al nucleare nel Golfo Persico e in Medio Oriente, da cui può originare un olocausto nucleare nel medio termine, ma anche lo stesso risultato di stabilizzazione. In fondo, una cosa è abbaiare, un’altra è mordere: l’avversario potrebbe mostrare di saper mordere anche con metodi innovativi e alleanze inedite (ogni riferimento alle relazioni segrete tra Israele e Arabia Saudita è del tutto voluto)…

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A Vienna come a San Pietro: “annuntio vobis Gaudium Magnum. Habemus contractum…”.

L’accordo tra l’Iran e il Gruppo 3+3 (Cina, Russia e Stati Uniti da una parte, Francia, Germania e Gran Bretagna dall’altra) sul programma nucleare di Teheran è stato concluso nella capitale austriaca con Vittorio Alfieri nel cuore: “vòlli, e vòlli sèmpre, e fortissimaménte vòlli“. non certo una buona premessa per un accordo serio.

Di fatto, l’Iran accetta un controllo internazionale sul programma e la possibilità di ispezioni dell’Aiea, ma si mette al riparo da automatismi e si lascia il tempo per fare scomparire le prove di un’eventuale violazione dell’accordo perché in caso di controversie la risoluzione sarebbe attribuita a un collegio arbitrale condotto dai rappresentanti delle parti sottoscrittrici (Iran + i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite + la Germania), che deciderebbero non prima di 24 giorni dall’attivazione della procedura arbitrale: un tempo che consentirebbe agli iraniani di spostare materiali e attrezzature, pure sfidando le costellazioni di satelliti statunitensi da osservazione e ricognizione di intelligence.

Dalle reazioni si può valutare il peso degli interessi in gioco. Se il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, non si è nascosto che “oggi (ieri, ndr) avrebbe potuto essere la fine della speranza su questa questione, invece apriamo un nuovo capitolo di speranza”; dello stesso tenore Federica Mogherini – Alto Rappresentante PESC dell’Ue – per la quale l’accordo sul nucleare iraniano “apre un nuovo capitolo nelle relazioni internazionali” ed è “frutto di un duro lavoro” (degli altri, non certo il suo, visto che l’UE non ha svolto che il ruolo di garzone da bar nella trattativa: bibite e panini e poco più); ma anche il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, passato dai problemi di funzionamento del trasporto urbano di Firenze a occuparsi di centrifrughe. “L’accordo semina una nuova speranza per un processo di pacificazione regionale”. Accipicchia… di nuovo speranza… (noto il detto: chi di speranza campa, disperato muore…).

Obama invece non si è smentito, da gattina frettolosa che rischia di aver dato alla luce il gattone cieco dell’accordo pieno di finestre aperte per riavere fra pochi anni un Iran pericolosamente armato di bomba atomica. Tuttavia il presidente americano – contestato all’interno per il merito e il metodo dell’accordo – ha precisato che lo stesso accordo “non si basa sulla fiducia, ma sulle verifiche”- “Gli ispettori saranno in grado di accedere a tutti i siti sospetti“, ha spiegato, precisando che i Paesi negoziatori “saranno in grado di verificare” tutto quanto è previsto dall’accordo, e “se l’Iran violerà l’accordo tutte le sanzioni saranno ripristinate”.

Per quietare Israele, il cui governo ha innalzato i toni sul raggiungimento dell’accordo, in una conversazione telefonica con Netanyahu, Obama ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele. La Casa Bianca “non diminuirà le preoccupazioni americane sul sostegno dell’Iran al terrorismo e alle minacce verso Israele”, ha detto Obama, aggiungendo poi che il segretario alla Difesa Ash Carter si recherà in Israele la prossima settimana.

In tema con il mood del Ramadan, il presidente iraniano Hassan Rohani, in un discorso alla Nazione, ha usato temi apologetici ed evocativi sotto il profilo religioso. “Molte persone hanno pregato per i negoziatori durante il mese sacro di Ramadan. Le preghiere sono state ascoltate”, ha detto Rohani, parlando di un “nuovo capitolo aperto” e di un “crocevia fondamentale per la storia del nostro Paese”. Tutte le sanzioni adottate contro l’Iran “saranno eliminate dal giorno dell’entrata in vigore dell’accordo” ha aggiunto, mentendo un po’ come Obama.

Più pragmatica la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha parlato di “un importante successo per la diplomazia internazionale (dell’unione Europea neanche una traccia), sottolineando l’obiettivo principale: “vogliamo rendere impossibile il possesso di armi nucleari all’Iran”, un obiettivo “vitale per la sicurezza della regione”.

Dura la reazione di Israele. Benjamin Netanyahu ha definito l’accordo “un grave errore di proporzioni storiche“, con cui “l’Iran otterrà un sicuro cammino verso le armi nucleari. Molte restrizioni che avrebbero dovuto impedirlo sono state rimosse. L’Iran ha vinto un jackpot, una fortuna in denaro, che gli permetterà di perseguire la sua aggressione e il terrore nella regione e nel mondo. Questo è un grave errore di storiche proporzioni”, ha spiegato il primo monistro di Israele.

Il presidente Putin appena vede schiudersi un varco in Medio Oriente vi si fionda subito. La Russia farà il possibile perché l’accordo divenga effettivo, ha spiegato Putin, sottolineando che le relazioni bilaterali fra Russia e Iran dall’intesa “avranno ora un nuovo potente slancio”.

Non a caso le valutazioni provenienti dalle monarchie del Golfo non sono dissimili da quelle arrivate da Tel Aviv. Secondo commentatori arabi, citati dalla stampa israeliana, l’Occidente ha commesso lo stesso errore che fece cercando l’appeasement con Adolf Hitler nel 1938 a Monaco. Per Walid Jumblatt, citato dal giornalista Ehud Yaari sulla rete tv ‘Channel 2’, il Medio Oriente non sarà lo stesso dopo questo accordo. Da fonti della monarchia saudita, citate dalla CNN, dichiarazioni di analogo terrore.

I punti principali di questo accordo sono i seguenti:

ARRICCHIMENTO URANIO – Teheran ha accettato una moratoria di 15 anni sull’arricchimento dell’uranio al di sopra del 3,67%; per lo stesso periodo di tempo non conserverà più di 300 chili di uranio a basso livello di arricchimento, in luogo delle attuali 10 donnellate.

L’Iran inoltre ridurrà il numero delle centrifughe da 19.000 a 5.060, impegnandosi altresì a mantenere questo livello per 10 anni. L’arricchimento dell’uranio avverrà solo nella struttura di Natanz. A Fordow – il sito costruito in una montagna per prevenire eventuali attacchi – ne rimarranno altre 1.044, ma non per arricchire l’uranio.

ISPEZIONI NEI SITI SOSPETTATI DI LAVORARE SUL NUCLEARE MILITARE: era una delle condizioni poste dalla guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. In base all’accordo, le ispezioni nei siti non saranno automatiche, né immediate. Teheran potrà appellarsi a un tavolo arbitrale composto da rappresentanti del proprio Paese e del 5+1, che votano a maggioranza. In totale potrebbero essere necessari 24 giorni prima che l’Iran fosse obbligato ad aprire le porte dei propri siti agli ispettori. In 24 giorni è possibile smontare e montare un impianto sotto 30 metri di terra, e chi s’è visto, s’è visto….

SANZIONI: Le sanzioni decadranno quando l’Aiea avrà verificato l’applicazione dell’accordo da parte dell’Iran. Se l’intesa sarà violata, le sanzioni potrebbero essere ripristinate entro rientrino in vigore entro 65 giorni (una frazione di tempo durante la quale il mondo può essere rivoltato come un calzino…)

EMBARGO SULLE ARMI: l’embargo sulle armi resterà’ in vigore ancora per altri 5 anni; otto anni in caso di tecnologia legata alla proliferazione missilistica strategica.

LA GRANDE OCCASIONE DI TEHERAN (E DI TUTTO IL MEDIO ORIENTE) – L’Iran ha la grande occasione di rientrare nel consesso delle nazioni civili, se saprà utilizzare l’accordo e se lo rispetterà. In gioco c’è non solo l’equilibrio della regione mediorientale, ma la pace tout court, che passa dalla soluzione del problema palestinese e dalla normalizzazione dei rapporti con Israele.

20150715-al-waleed-bin-talal-320x203Se sono vere le indiscrezioni della stampa marocchina e di quella israeliana, il principe saudita Al-Waleed Bin Talal (nella foto a sinistra, da Facebook) dovrebbe compiere a breve una storica visita di sette giorni in Israele, sia per visitare la Moschea di Gerusalemme sulla Spianata che per uno storico incontro con le autorità israeliane, volto a “stabilire relazioni amichevoli con la nazione ebraica” e per “sviluppare una crescente cooperazione militare e di intelligence con Tel Aviv”.

Sarebbe – detto senza perifrasi la svolta che però formalizzerebbe lo stato di fatto esistente oggi, anche se è importante che questa missione sembra sia stata affidata al principe Al-Waleed da re Salman Al Saud. Sullo sfondo la tragedia dei crimini contro l’Umanità di cui i sunniti vengono etichettati perché accomunati alla barbarie del cosiddetto (e sedicente) Stato Islamico. Sarebbe un evento determinante, perché determinerebbe uno sconquasso (positivo nel medio termine) in tutta la regione e obbligherebbe l’Iran a compiere gradualmente analoga svolta, per non rimanere isolata in un anti-sionismo improduttivo, se non di odio e tragedie.

La questione palestinese entrerebbe così in una fase cruciale, verso la definitiva soluzione sulla base del realismo politico e della cooperazione costruttiva. Il condizionale è d’obbligo, ma lo scenario che si aprirebbe con la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele sarebbe analogo a quello avviato dopo la Seconda Guerra Mondiale tra Germania e Francia. Sullo sfondo, a influenzare questa evoluzione, non solo l’accordo sul nucleare iraniano, ma anche l’attivismo anti-jihadista del presidente egiziano al-Sisi, il quale ha compreso che il mondo musulmano corre dritto verso un muro, contro cui si scontrerà irrimediabilmente se nel mondo passerà l’equazione oggi montante tra Isis=islam.

Il mondo è troppo piccolo per farsi la guerra – hanno sempre pensato i grandi filosofi – forse con l’accordo siglato ieri, Teheran ha tanto la possibilità di innescare un processo per edificare un pezzo di pace nel Medio Oriente, quanto quella di avviare un processo di radicalizzazione e di corsa agli armamenti che potrebbe far detonare una volta per tutte quella regione.

(Credit: ADNKRONOS, AFP) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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