Uzbekistan, il governo frena i pellegrinaggi alla Mecca

Imposto il numero chiuso, con conseguenti lunghe liste d’attesa e un tempo limitato per compiere il rituale hajj. Concessa poca valuta straniera. Il pellegrinaggio permesso solo a 5.000 fedeli ogni anno, per contenere il rischio di indottrinamento al fondamentalismo wahabita

Il palazzo presidenziale a Tashkent
Il palazzo presidenziale a Tashkent

Tashkent – Il governo uzbeko ha imposto forti limiti al pellegrinaggio alla Mecca, il rituale hajj, che ogni musulmano è tenuto a compiere almeno una volta nella vita. Fissando un numero chiuso di pellegrini, una lista d’attesa lunghissima e infrapponendo difficoltà nel ricevere dalle banche valuta straniera il governo ha sviluppato una politica volta a impedire spostamenti di massa verso l’Arabia Saudita.

L’hajj alla Mecca è uno dei cinque pilastri dell’islam, cui è tenuto ogni adulto musulmano almeno una volta nella vita.

La popolazione uzbeka si aggira sui 27,5 milioni di abitanti, per il 90% musulmani. Tuttavia il pellegrinaggio è permesso solo a poco più di 5.000 fedeli all’anno, la stessa quota di pellegrini del Kirghizistan, che ha una popolazione pari a un quarto di quella uzbeka.

Prima di ricevere il permesso all’espatrio verso l’Arabia Saudita, gli interessati devono presentare una moltitudine di documenti fra cui il certificato di residenza, di buona salute, una raccomandazione del sindaco della propria città, un certificato d’impegno caritativo. Successivamente, i cittadini uzbeki per andare alla Mecca devono affrontare una sorta di dialogo/interrogatorio con le autorità, precisando le date di partenza e di ritorno nel Paese: il periodo di permanenza all’estero per l’hajj non può infatti superare le tre settimane.

Una regola non codificata, ma applicata, è che ai minori di 45 anni non viene concesso il permesso di espatrio per il pellegrinaggio. Benché il governo non spieghi il fondamento di queste limitazioni imposte all’espatrio per l’hajj, il motivo di tutte queste restrizioni risiederebbe nel tentativo di impedire l’indottrinamento wahabita della popolazione, perché le autorità uzbeke temono le infiltrazioni jihadiste nel Paese.

Naturalmente l’altra faccia della medaglia dell’imposizione di tutte queste regole è che si aprono le porte della corruzione, con posti guadagnati nella lista pagati con mazzette ai funzionari, favori elargiti alle autorità più in vista e ogni genere di porcheria amministrativa.

Shaira Sadygbekova, dell’organizzazione umanitaria Ezgulik, ha rivelato all’agenzia Forum 18 di aver calcolato che potrà andare alla Mecca solo quando avrà 205 anni! Un’assurdità che rende evidente come le norme imposte dal governo uzbeko possano impedire a una persona il rispetto del precetto islamico. Un aspetto su cui dovrebbero però rifletterei musulmani perbene, visto che le preoccupazioni verso il fondamentalismo jihadista non sono di certo infondate.

(Credit: AsiaNews, Forum18) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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