Francoforte, titolo Volkswagen crolla dopo ammissione violazione deliberata delle norme anti-inquinamento negli Usa

Il titolo del Gruppo Volkswagen ha ceduto oltre il 22%, il calo più pesante negli ultimi sei anni. La ‘guerra’ di Ferdinand Piech contro Martin Winterkorn ha una chiave di lettura diversa, alla luce della truffa americana (e non solo)? – STOP VENDITE VW-AUDI DIESEL IN USA. DIPARTIMENTO GIUSTIZIA APRE INDAGINE PENALE

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Francoforte – Il titolo azionario del Gruppo Volkswagen è letteralmente crollato alla Borsa di Francoforte, dopo che il colosso automobilistico tedesco ha ammesso la violazione deliberata delle norme anti-inquinamento in vigore negli Stati Uniti per anni.

Il titolo ha ceduto oltre il 22%, fino a un minimo di 126,40 Euro, mentre venerdì scorso aveva chiuso a 162,40 Euro. È un vero e proprio tracollo, il peggiore dall’ottobre 2008. In poco più di due ore di scambi, il gruppo di Wolfsburg ha bruciato 16 miliardi di valore, scendendo a 60,4 miliardi di Euro. (per seguire la contrattazione in tempo reale, cliccare sull’immagine in basso a sinistra).

20150921-borsa-francoforte-320x213Volkswagen ha ammesso ieri – per bocca del CEO Martin Winterkorn – di aver utilizzato sulle auto motorizzate a gasolio un sofisticato software progettato per aggirare i controlli sulle emissioni inquinanti dei propri veicoli.

La prospettiva che si apre è quella di una maxi-multa, cui probabilmente dovrà aggiungersi l’onta di doversi scusare direttamente con il legislatore americano in uno speciale speech di fronte al Congresso. È già accaduto in due casi di recente, la prima volta a Mary Barra, CEO della General Motors, e Akio Toyoda, omologo della Toyota.

Nel primo caso, la GM dovette affrontare l’affaire dei blocchetti di accensione delle auto rivelatisi difettosi, per cui la casa americana è stata di recente colpita con una multa di 900 milioni di dollari. Toyoda invece dovette affrontare lo scandalo dei veicoli che acceleravano improvvisamente, senza che il conducente potesse manovrare per fermarli.

Lo scandalo che colpisce la Volkswagen è però più grave: nei precedenti, GM e Toyota dovettero affrontare un guasto, mentre la casa tedesca deve fronteggiare l’accusa di aver truffato in modo deliberato i controlli sulle emissioni inquinanti previsti dalle norme statunitensi, con un apposito software progettato a questo fine.

Un atto inedito per gravità e per spettro di conseguenze, che potrebbero non essere limitate a una multa pecuniaria negli Stati Uniti (sanzione che potrebbe essere pesantissima), ma potrebbero comportare anche un processo penale per frode in commercio sia negli Usa che in Europa.

Per questo lo scenario è apertissimo e in questo momento Ferdinand Piech, nipote di Ferdinand Porsche – fondatore della casa di Stoccarda – vive un momento di rivincita, dopo l’estromissione dal Consiglio di Sorveglianza del Gruppo VW-Audi dello scorso aprile, esito di una sua guerra personale a Martin Winterkorn, che fu considerato il vincitore della tenzone.

Allora gli osservatori internazionali dell’automotive rimasero colpiti dalla guerra di Piech per la sostituzione di Winterkorn (confermato come CEO fino al 2018), in ragione del carattere dell’uomo e della sua competenza in materia di automobili (e di solidità del brand legato a ben determinati valori). Oggi forse quella guerra può avere una chiave di lettura diversa.

ULTIMO AGGIORNAMENTO 21/09/2015, ORE 12:38:16 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

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John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.