Ventimiglia, donna denunzia violenza carnale da migrante e accusa i ‘No Borders’

Aperta caccia all’uomo, ricercato un senegalese, ma con molta cautela: la denuncia è stata sporta dopo un mese, perché la donna sostiene che i militanti pro-immigrati irregolari avrebbero cercato di dissuaderla per non delegittimare la lotta. Il ‘presidio permanente di Ventimiglia’ reagisce: “non avremmo coperto un reato così grave”

Imperia – Una donna di 30 anni di origine lombarda nei giorni scorsi ha denunziato alla Polizia di Stato di Ventimiglia di aver subìto violenza sessuale da parte di uno dei migranti accampati sugli scogli, presso la barriera di Ponte San Lodovico, vicino al varco di frontiera italo-francese. Da mesi le autorità transalpine negano l’accesso in territorio francese a chi non ha i documenti in regola

La trentenne ha denunziato che circa un mese fa, di sera, sarebbe stata aggredita e violentata da un immigrato senegalese mentre faceva la doccia in un impianto improvvisato montato nella zona della Stazione dai volontari del comitato ‘No Borders’, che sostiene un farneticante diritto di spostamento e l’abrogazione di ogni permesso di soggiorno.

Il senegalese l’avrebbe sottoposta a violenza carnale per circa un’ora e mezza, ma le sue grida non sarebbero state sentite dagli altri migranti e dagli stessi attivisti ‘No Border’ a causa della musica ad alto volume di una festa che si stava svolgendo quella sera in zona.

“Sono stata violentata da un migrante, un senegalese. Ero entrata nella doccia allestita sotto la ferrovia, è entrato, mi ha zittito e poi ha approfittato di me per un’ora”, ha dichiarato la donna, secondo quanto riporta Il Secolo XIX di Genova. All’osservazione degli agenti sul fatto che nessuno abbia sentito le sue urla, lei ha precisato: “c’era una festa, la musica era alta, nessuno sentiva le mie richieste di aiuto“.

Tuttavia lo sconcerto degli agenti – che fino a questo momento potremmo definire ‘ordinario’ – ha avuto un innalzamento, quando hanno chiesto alla giovane donna cosa fosse successo dopo, se avesse ricevuto assistenza dalle persone della zona, una volta liberatasi dal giogo del (supposto) barbaro. “Gli altri ragazzi hanno scacciato quel giovane – ha affermato la donna – ma mi hanno chiesto di tacere per evitare ripercussioni sugli altri stranieri“, un fatto gravissimo se fosse accertato.

Ma perché la denuncia solo dopo un mese? La risposta candida (forse troppo, ma la Polizia indaga perché nulla può essere vero quanto quel che sembra falso: e viceversa): “gli altri – i ‘No Borders’ – mi hanno convinta a tacere. Hanno detto che avrei delegittimato le lotte” a favore dei migranti senza documenti. “Alla fine sono rimasta lì. Mi trovavo bene e comunque ebbi l’impressione di non essere creduta”, ha però precisato la donna.

Il senegalese supposto violentatore non sarebbe più a Ventimiglia, mentre la Polizia ha avviato le indagini per venire a capo del fatto denunciato, che però ha sollevato polemiche nella cittadina del Ponente Ligure, dove il sindaco PD Enrico Ioculano non ne può più di un presidio che non teme di definire “illegale”, rifiutando perfino un dialogo mediato da monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo, che ai ‘No Borders’ ha perfino donato 2mila euro per la loro battaglia forse di civiltà, certo di sostegno all’ingresso illegale in Italia e nell’Unione Europea.

Tuttavia i ‘No Borders’ non ci stanno a passare per favoreggiatori di un violentatore di donne e reagiscono con un lungo comunicato affidato al web dalla loro pagina “Presidio Permanente No Borders Ventimiglia – From Lampedusa to Calais, we will not go back!“. Il rischio è infatti che – accertati i fatti – i volontari pro-immigrati illegali debbano fronteggiare l’accusa di favoreggiamento, quindi meglio precisare.

“All’interno della comunità costituita dal campo No Borders di Ventimiglia, ogni persona è libera di esprimere la propria soggettività, nel rispetto reciproco della convivenza e nella condivisione dei principi su cui questo si basa (antifascismo, antirazzismo, antisessismo)”, scrivono gli attivisti nella nota (in cui non si fa menzione di antijihadismo, anticomunismo e antitotalitarismo: ma questa è un’altra storia).

Così, “affrontando giorno dopo giorno le contraddizioni tipiche della società in cui viviamo”, precisano i ‘No Borders’, “all’interno del presidio scegliamo di non essere né investigatori né giudici, ma di riuscire a creare le condizioni migliori affinché la voce di chi vive una situazione di qualsiasi tipo di violenza venga ascoltata“. 

Del resto, i ‘No Borders’ hanno un metodo per analizzare e affrontare i problemi della convivenza tra ‘culture’ diverse, “il confronto, l’ascolto e l’orizzontalità“, con cui sono arrivati perfino “in alcuni casi, alla decisione collettiva dell’allontanamento di persone che non riuscivano a vivere secondo i principi e le pratiche dell’autogestione“. Ma non si chiamava codice penale una volta? Bah…

“Crediamo che solo in questo modo si possa contribuire alla crescita di uno spazio liberato”: dalla logica e dalla legalità sicuro.

“Noi – concludono gli attivisti – alla voce di una donna che dice di avere subito una violenza abbiamo dato, diamo e daremo sempre ascolto e supporto, senza che un medico, un giudice o un poliziotto ne debba prima confermare le parole. Lottiamo ogni giorno perché il presidio No Border sia uno spazio di sicurezza per ogni donna che lo vive e attraversa“, chiude la nota firmata da “Le donne del presidio No Borders di Ventimiglia”, che però segue la prima – pubblicata sempre ieri –  in cui i ‘No Borders’ mettono i puntini sulle “i”, partendo dall’osservazione di base: “non abbiamo mai avuto interesse nel prendere parte a polemiche che riteniamo sterili. Negli ultimi giorni però stiamo osservando attacchi personali, mediatici e politici ai quali riteniamo di dover rispondere con decisione“.

“In particolare – sottolineano con forza gli attivisti pro-migranti – rifiutiamo con forza e disappunto l’accusa di aver coperto un atto di violenza sessuale nei confronti di una donna che dimorava al campo. La persona in questione non è mai stata un’attivista del presidio, ma era invece stata accolta dalla strada perché in stato di bisogno“. Delicatissimi.

“Affermiamo con certezza che il campo No Border è composto da donne e uomini che mai sminuirebbero né coprirebbero atti di una tale gravità“, ribadiscono gli attivisti, che poi individuano il tema centrale, pur non volendo “entrare nel merito dei dettagli della questione” e “sicuri che ogni aspetto della vicenda sarà chiarito nelle sedi legali di pertinenza con le indagini della magistratura”, oltre che “sereni” nella loro posizione. 

Tuttavia, la calunnia di “singoli e giornalisti” è per gli attivisti strumentale a uno scopo, “distogliere l’opinione pubblica dal punto cruciale degli eventi”, che sarebbe “la necessità di un dibattito pubblico onesto e risolutivo sulle centinaia di migliaia di migranti in viaggio che continuano ad essere soggetti a discriminazioni razziali che credevamo ormai superate”. 

(La foto di apertura è tratta dalla pagina Fecebook del “Presidio Permanente No Border – Ventimiglia” © RIPRODUZIONE RISERVATA

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