L’Egitto sulla via del cambiamento, un esempio da seguire: divieto di niqab, parità di diritti, esegesi del Corano

Padre Greiche, portavoce della Chiesa cattolica in Egitto, affronta il tema del cambiamento e parla di passaggi significativi dettati dal governo, che iniziano a prendere piede nella popolazione. Dal divieto del velo integrale all’università, ai primi tentativi di esegesi del libro sacro per l’islam. C’è grande attesa per l’inizio dei lavori di costruzione della “Chiesa dei martiri“, dedicata agli egiziani copti decapitati dai jihadisti del sedicente Stato Islamico in Libia. Un percorso inverso a quello seguito dalla Turchia, in cui la corsa all’islamizzazione della società sembra non fermarsi

Il Cairo – In Egitto è in atto un “cambiamento” epocale sia a livello di governo, di autorità, che può essere rilevato da alcuni, significativi segnali, colti dalla popolazione con una logica di evoluzione e accettazione. Anzitutto un primo, timido tentativo di esegesi del Corano e dei testi islamici. Poi il divieto per le donne insegnanti di indossare il niqab in classe, segno della lotta al fondamentalismo che si manifesta anche con la sorveglianza e il divieto dei sermoni estremisti nelle moschee. Insomma, cambiamenti che solo tre anni fa sarebbero stati impossibili nell’Egitto in mano alla ‘Fratellanza Musulmana’ e con il presidente Mohammed Morsi.

La testimonianza arriva da una fonte autorevole, padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, che plaude alla decisione del presidente Abdel Fattah al-Sisi “in persona” di concedere il nulla osta alla costruzione di una chiesa a Minya dedicata ai 21 martiti cristiani copti, decapitati dalle milizie di Ansar al-Sharia, aderenti al sedicente Stato Islamico in Libia. 

I lavori di costruzione della “Chiesa dei martiri” nel villaggio di Al-Awar – distretto di Samalout, terra di origine dei cristiani copti uccisi dai jihadisti a febbraio scorso – inizieranno nei prossimi giorni. “È importante e positivo al tempo stesso – spiega padre Greiche che il presidente stesso abbia agito attaccando i campi in cui si trovava Daesh ai tempi del massacro. In un secondo momento ha visitato la zona e ha ordinato la costruzione della cattedrale”. 

Finora sono stati stanziati la metà dei fondi necessari per la costruzione, mentre i rimanenti verranno raccolti in corso d’opera. Il presidente al-Sisi, secondo il portavoce della Chiesa Cattolica in Egitto, ha compiuto un gesto “buono di fronte a cristiani e musulmani, un cambio nella mentalità delle persone, oltre che “un cambio nella storia delle relazioni fra Chiesa e Stato nella costruzione delle chiese”. Finora, aggiunge padre Greiche, erano necessarie molte approvazioni e questo elemento mostra che “il governo ha a cuore i cristiani e vuole rompere il manto della discriminazione

L’Egitto si avvicina alle elezioni politiche – in programma fra fine ottobre e novembre – e nel Paese è allo studio una riforma costituzionale che dovrebbe restituire maggiore presenza e visibilità ai cristiani copti nella società e nella politica nazionale. “La libertà che i cristiani hanno dopo Morsi e la ‘Fratellanza Musulmana’ – afferma il portavoce della Chiesa cattolica – è un dato di fatto evidente, perché ora c’è un governo che ha a cuore i cristiani e li difende”. 

Padre Greiche sottolinea che “servono educazione e tempo per cambiare la mentalità delle persone”, ma ora è un dato di fatto che “i musulmani ci accettano molto più che in passato, perché l’esecutivo è il primo a dare l’esempio”. Il presidente al-Sisi ha chiesto ai cristiani un maggiore impegno in politica, di andare a votare e di candidarsi per garantire una presenza in Parlamento. E oggi, aggiunge, “non vi è più una violenza organizzata dallo Stato anche se si verificano momenti di tensione a sfondo confessionale”. 

Il portavoce della Chiesa cattolica egiziana per rafforzare la propria valutazione cita alcuni fatti che confermano il cambiamento di clima nel Paese. Il rettore dell’Università del Cairo ha vietato l’uso del niqab in classe alle insegnati. Le docenti che volessero indossarlo, dovranno farlo a casa propria o per strada, ma “non durante le ore di insegnamento”. Un gesto significativo che mostra un cambio di passo sulla via della separazione della religione e delle tradizioni religiose dalla vita civile del Paese. Ma anche un gesto “molto coraggioso”, afferma padre Greiche, come è significativo il fatto che in televisione e nei talk show adesso sia possibile esprimere critiche alla religione. Un vero e proprio atto rivoluzionario.

Da qualche tempo si registra una progressiva diminuzione dell’islam in società, cui si affianca la lotta al fondamentalismo, al settarismo, all’estremismo nelle moschee” conferma padre Greiche ad AsiaNews. Un segno della “maggiore laicità che però non rinnega l’elemento religioso”. Si cerca di andare incontro ai giovani, ma “senza presentare Dio come un qualcosa di cui si deve avere paura”.

L’Egitto, conclude il portavoce della Chiesa Cattolica in Egitto, “cerca di costruire una società che abbia a cuore la religione, ma in cui non vi siano differenze fra cristiani e musulmani. Ed è evidente il tentativo del presidente di avviare una esegesi del Corano e dei testi religiosi, anche se è un processo appena iniziato”.

È interesse di tutti i Paesi del Mediterraneo – compresi quelli in bilico tra pace e guerra, come il Libano, o quelli immersi in un baratro di violenza, come la Siria – che il tentativo del presidente al-Sisi abbia successo. E non solo perché l’ex comandante dell’Esercito del Cairo guadagni un meritato premio Nobel per la Pace, ma perché l’Egitto ritorni a essere un Paese ponte tra civiltà e di civiltà.

(AsiaNews)

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