Scandalo Volkswagen, cordata legale promuove “causa da 40 mld”: aderiranno i grandi azionisti istituzionali?

La polizia perquisisce sedi del gruppo VW in Francia, a seguito dell’avvio formale dell’inchiesta. Il gruppo Bentham vuole proporre azione legale da parte degli azionisti, cercando di attrarre in quest’azione giudiziaria anche i fondi sovrani del Qatar (17%) e della Norvegia (2%). Ma converrebbe a questi investitori istituzionali (ossia legati ai rispettivi governi) far fallire la VW?

Wolfsburg – Sembra non avere fine la tribolazione del gruppo Volkswagen, che oggi ha dovuto affrontare l’onta delle perquisizioni improvvise in alcune sedi della casa automobilistica in Francia.

La polizia ha fatto irruzione negli uffici del gruppo a Villers-Cotterets, nel nord della Francia, e in un altro ufficio nei pressi di Parigi, dando seguito agli ordini di perquisizione ordinate dalla magistratura transalpina che sta indagando sul #dieselgate.

Lo hanno reso noto fonti giudiziarie, che operano in merito allo scandalo delle emissioni di scarico ‘truccate’ da un software auto-adattativo per sfuggire all’analisi delle autorità statunitensi. Scandalo che in un mese ha portato Volkswagen-Audi dalle stelle alle stalle e con uno scenario non proprio roseo, a meno di clamorosi colpi di scena (se la politica tedesca dovesse intervenire per tutelare la casa di Wolfsburg).

Ieri – come ha rivelato il domenicale ‘Sunday Times’ – l’ennesima novità sul #dieselgate è arrivato per iniziativa del gruppo Bentham, specializzato nel finanziare i costi delle grandi e lunghe vertenze legali, che avrebbe ingaggiato un principe del foro noto per le sue numerose vittorie in ‘class action’, Quin Emanuel.

Emanuel ha tra i propri clienti Google, Sony e Fifa, ed è noto per le sue clamorose vittorie giudiziarie, anche dell’ordine di 50 miliardi di dollari.

Secondo il domenicale britannico, lo scopo dell’azione del gruppo Bentham sarebbe quello di intentare una causa per danni alla Volkswagen a tutela degli investitori, che hanno visto sciogliere come neve al sole il valore dei titoli azionari della casa automobilistica alla borsa di Francoforte, per effetto dello scandalo dei gas di scarico ‘truccati’. Perdite che ammonterebbero a oltre 25 miliardi di euro.

La prospettiva peraltro non sarebbe rosea, alla luce dei costi che la casa dovrà sostenere per pagare le sanzioni inflitte dall’Epa statunitense e della altre autorità americane coinvolte, per affrontare i costi di richiamo e modifica dei motori degli 11 milioni di vetture affette dall’ormai famigerato software tarocco sui motori diesel di tipo EA189: circostanze che potrebbero comportare una ulteriore discesa del titolo alla borsa di Francoforte.

L’avvocato Quinn e il gruppo Bentham starebbero contattando i grandi investitori di Volkswagen, inclusi i fondi sovrani di Qatar (che controlla il 17% delle azioni) e Norvegia (il 2%), per chiedere loro di unirsi alla causa. Ancora però non è noto il riscontro di tali fondi sovrani alla proposta, che avrebbe effetti paradossali: la Volkswagen potrebbe fallire e tutti resterebbero con un mucchio di mosche in mano. E il seguito sarebbe perfino all’italiana, perché VW potrebbe risorgere a quel punto con un nuovo marchio e fregare tutti. Ma questa è solo una nostra elucubrazione, che però ha precedenti ben noti nel fallimento delle compagnie aeree Sabena in Belgio e Swissair in Svizzera.

La vertenza dovrebbe essere avviata entro febbraio 2016, secondo l’avvocato Emanuel, davanti a una corte tedesca per previsione legislativa sul commercio dei titoli azionari. Un processo che potrebbe andare molto per le lunghe e dall’esito non scontato in un senso e nell’altro.

Quinn però marcherebbe sulla frode agli azionisti, un reato molto grave in Germania, perché Volkswagen ha tenuto segreto a tutto il mondo, ma in particolare ai detentori dei propri titoli azionari – ossia a persone e organizzazioni che hanno investito le proprie risorse finanziarie alla casa automobilistica tedesca – l’uso di strumenti e software per alterare i test dei motori diesel.

Quest’occultamento costituirebbe appunto una gravissima colpa da parte del management, che si farebbe risalire al 2009, quando Volkswagen ha iniziato a ‘truccare’ i propri motori diesel Euro 5 con il famigerato software ‘auto-adattativo’.

John Horsemoon

Sono uno pseudonimo e seguo sempre il mio dominus, del quale ho tutti i pregi e i difetti. Sportivo e non tifoso, pilota praticante(si fa per dire...), sempre osservante del codice: i maligni e i detrattori sostengono che sono un “dissidente” sui limiti di velocità. Una volta lo ero, oggi non più. Correre in gara dà sensazioni meravigliose, farlo su strada aperta alla circolazione è al contrario una plateale testimonianza di imbecillità. Sul “mio” giornale scrivo di sport in generale, di automobilismo e di motorsport, ma in fondo continuo a giocare anche io con le macchinine come un bambino.